Boom di iscritti alle scuole private: è questione di migliori relazioni umane

Creato il 07 gennaio 2012 da Uccronline

Un vero e proprio boom di iscrizioni per la scuola privata. Tra l’anno scolastico 2004/2005 e 2010/2011, la scuola primaria ha visto un aumento dell’8% degli studenti, contro l’1,8% delle scuole pubbliche; nelle secondarie di primo grado, il rapporto è 12,3% contro l’1,1%; nelle secondarie di secondo grado, infine, 7,3% contro 0,2%.  Secondo il quotidiano la Repubblica il trend sarebbe determinato dai tagli alla scuola che avrebbero provocato l’aumento drastico del numero di studenti per classe, l’incapacità di seguire in maniera congrua i ragazzi disabili, uscite anticipate o entrate ritardate a causa della mancanza di personale. Cose che non accadono nelle private.

Tuttavia Giovanni Cominelli, grande esperto di politiche scolastiche, già membro del Gruppo di lavoro per la valutazione e membro del Comitato tecnico scientifico dell’Invalsi, ha spiegato che le cose stanno in maniera ben diversa: «La prima richiesta che i genitori rivolgono alla scuola è quella di un luogo sicuro per i propri figli. Non solo dal punto di vista fisico (ovvio che si pretende, ad esempio, che il tetto non cada…), ma nella prospettiva delle relazioni umane e sociali dei ragazzi. Chi ha un figlio teme che, spesso, nella scuola statale non sarà seguito in maniera adeguata. Ha paura che, in sostanza, resti solo, in balìa di se stesso». Secondo Cominelli, «tra le caratteristiche specifiche del progetto educativo delle scuole paritarie – anche se, ovviamente, non di tutte – vi è proprio l’attenzione alla persona. Il genitore, in genere, esige per il figlio un’adeguata “protezione educativa” da parte dell’insegnante. Un’esigenza che precede quella dell’apprendimento. Tanto è vero che, molto spesso, alcune famiglie decidono di mandare i figli alle paritarie affrontando molti sacrifici».

Il problema non sono i soldi: «Nella scuola pubblica, infatti, nonostante tutti i tagli, circolano ancora un sacco di soldi. Ma che vengono spesi male, sprecati, spesso, in progetti fumosi dalla dubbia utilità per gli studenti. La scuola paritaria, in condizioni analoghe, ha maggiori capacità di realizzazione del progetto educativo». Oltretutto le risorse finanziarie di una scuola paritaria non sono certo commensurabili a quelle di una scuola statale: «Tali risorse, infatti, la paritaria deve procurarsele. Va detto inoltre che, mentre per gli studenti della scuola statale si spendono 7-8 mila euro a testa, per quelli delle paritarie il costo si aggira attorno ai 5mila. Con la differenza che la percentuale che lo Stato versa in questo secondo caso, rispetto al costo complessivo, è irrisoria. La famiglia deve accollarsi tutte le spese». Confrontiamo la situazione italiana con l’estero: «In Francia, dove le paritarie sono il 20 per cento, è lo Stato a pagare gli insegnanti. Come in Svezia, in Germania, e nella maggioranza dei Paesi europei, dove i ragazzi sono considerati titolari di un investimento pubblico. Per cui, vale il principio secondo il quale gli studenti hanno a disposizione una certa somma per la propria educazione che i genitori potranno decidere di investire nel tipo di scuola che maggiormente ritengono opportuno».


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