A Norma V.
Il vento dell’est questa notte,
che sferza con cavi pennoni,
facendoli urlare di rabbia,
ricorda notti molto lontane
vegliate nel porto, a Trieste,
quando la bora incessante
spazzava l’Androna Baciocchi.
Anime in pena di monsignori
pullulavano in vuoti passaggi;
io sognavo biondissime figlie
di capitani di lungo corso;
e che il mondo prendesse
davvero una rotta migliore.
Oggi, i sogni ormai restano
rari e la vita si è ripresentata
di nuovo coi panni di prima:
una sera di semplice serenità
può consistere nel modestissimo
piacere di trastullarsi a suonare
per docili cigni e furbi gabbiani
– in cima ad un molo ventoso –
un’armonica, seduto su massi,
loro del tutto impassibili e muti.
BORA DI GIORNI BEATI
Prezioso Visitatore che mi leggi, un breve commento, anche solo un saluto, scritto qui sotto – o un ‘Mi Piace’ cliccato – non ti costa che un piccolissimo sforzo, però farà un GRANDE piacere a me, quando lo leggerò! Grazie. :O)
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