Borgo Pliss (15): Uno strano terzetto

Creato il 11 gennaio 2012 da Mcnab75

24 settembre

Danilo lo ospita in un porticato del sontuoso palazzo che ha scelto come residenza. Lì ha piazzato un tavolo, due sedie e addirittura un grammofono che però è spento. Il reporter gli ha assicurato di non aver paura a vivere da solo, né di eventuali incursioni degli uomini di Malebolgia. «Forse non sono nemmeno i mostri che immaginiamo, chissà», ha poi aggiunto, pensieroso.

Ora Danilo sta studiando con attenzione le foto che Massimo ha realizzato col cellulare. La sua incursione nel reliquiario di Pliss è andata bene: non è stato scoperto. Purtroppo non ha nemmeno svelato il segreto del Borgo, ma ha trovato indizi interessanti che potrebbero ricomporre il puzzle.

Tornare a casa è l’unica cosa che gli interessa. Anche se Nadia, che negli ultimi due giorni ha un po’ trascurato, sarebbe di per sé un incentivo per rimanere lì. Anzi, a voler ben vedere non sa nemmeno di preciso cosa gli manca del mondo di fuori. Forse le comodità, quelle piccole sciocchezze che dava per scontate.

«Allora giornalista, hai finito di guardare quelle foto?» A parlare è Maschera Bianca, il terzo invitato a quell’incontro clandestino. Il vigilante indossa il suo completo candido, compresa la maschera che gli copre gli occhi, anche se non c’è un particolare motivo per farlo.

«Sì, capitano White. E lei ha riflettuto sulla nostra proposta?»

«Siamo molto vicini al concetto di tradimento.»

Massimo interviene. «È fedele al Sindaco o al suo Paese?»

«Non vedo il mio Paese da oltre settant’anni. Quando il SIS mi inviò a Milano l’intento era più o meno coincidente a quello della Cerchia di Pliss. Certo, non potevo immaginare gli… sviluppi.»

Danilo posa lo smartphone di Massimo. Maschera Bianca osserva l’aggeggio con un misto di curiosità e diffidenza. Il reporter non ci fa caso e gli sorride. «Senta White: è da quando sono arrivato qui che penso che il Sindaco ci nasconda qualcosa. Io e le ne abbiamo già discusso. La Cerchia vuole mantenere lo status quo: conservare il Borgo mantenendo prigioniera la Signora. Una situazione che si può protrarre virtualmente all’infinito. Io penso che sia una scelta dettata dall’egoismo, non dalla bontà. Mai sentito il detto “meglio governare all’Inferno che servire in paradiso”?»

«Tenere prigioniera quella creatura significa impedire che si allei con qualcuno di sbagliato, là fuori nel mondo esterno.»

Massimo sospira e interviene. «White, comprendo la sua missione. Non era giusto lasciare che il nipote di Pliss ereditasse il controllo che suo zio esercitava su Steno. Essendo un nazista l’avrebbe regalata a Hitler. Ma i nazisti non ci sono più dal ’45. E questo lo sa da tempo, grazie a chi è rimasto imprigionato nel Borgo dopo di lei.»

Danilo rincara la dose. «Consideri questo, capitano: lei ha mai trovato prove tangibili sulle atrocità commesse da Steno? No, vero? Forse solo nelle leggende della Grecia antica. E se la gorgone volesse solo tornare a casa… come lei? Come noi? L’idea del ragazzo merita una chance.»

«Le foto recuperato dal suo amico.» Il vigilante indica Massimo; «Sono soltanto indiziarie. Null’altro.»

Lo scrittore, spazientito, interviene. «Io andrò a verificare di persona. Se non vuole darmi una mano mi fermi ora e attenda altri settant’anni prima di combinare qualcosa di utile.»

Maschera Bianca lo fissa con rabbia bruciante, ma è solo un attimo, poi sospira. «Verrò con lei.»

Danilo annuisce, soddisfatto. «Benissimo, non vedo l’ora. Anch’io sarò dei vostri.»

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