Ma... complice l'ultimo spettacolo e un Nord Est forse un po' freddino nei confronti di un prodotto della romanità, come la serie televisiva Boris, nessuna fila al botteghino e sala mezza vuota. Non sapete cosa vi siete persi!
Ho conosciuto la serie televisiva qualche anno fa grazie ad un'amica e da allora sono diventata una fan "senza se e senza ma".
Cosicché sono andata al cinema preparata e piena di aspettative. E confermo di essere ancora stabilmente tra i fan :-)
Per chi non lo sapesse, Boris è un pesce rosso, quello che il regista Renè Ferretti (Francesco Pannofino) si porta sul set come portafortuna ogni volta che è impegnato in un progetto televisivo o cinematografico. Qualcuno dice che porti sfiga. E - come saprà chi ha visto la serie - forse quello nell'acquario non è neppure realmente Boris ;-)
Dopo l'avventura delle soap televisive, in particolare il fortunatissimo Gli occhi del cuore, Renè ha deciso di fare il salto al grande schermo, portando al cinema un film di impegno sociale tratto dal bestseller La casta di Stella e Rizzo. Purtroppo, non solo finirà per ritrovarsi a lavorare con la troupe e il cast sgangherati che già lo accompagnavano durante le riprese televisive, ma dovrà abbandonare il sogno di un cinema alto per ripiegare su una versione de La casta da cinepanettone.
Il bersaglio satirico è il mondo televisivo e cinematografico italiano, fatto di sceneggiatori ricchi ma privi di idee, produttori inetti e supini al potere, attrici cagne ma procaci o figlie di papà, oppure brave ma disadattate, attori egocentrici ai limiti della sopportabilità, tecnici cocainomani, stagisti schiavi, una varia umanità ignorante e greve, un mondo presuntamente intellettuale insopportabile e nevrotico, intriso di ipocrisia e falsità a tutti i livelli.
Ma, evidentemente, in quel mondo televisivo e cinematografico si rispecchia l'Italietta tutta, con i suoi vizi e le sue bassezze. Certo, anche con la sua umanità, ma un'umanità che non basta più e che ormai fa solo tristezza.
Chiunque potrà riconoscere quel mondo sgangherato e le sue dinamiche nel proprio ambiente umano e lavorativo.
Il film comincia un po' in sordina, ma poi è tutto un crescendo di comicità e di autoironia intelligente e pungente. Si ride (e forse si ride ancora di più se non si è vista la serie televisiva), ma è inevitabile un sentimento di rabbia che cresce insieme alle risate. Si esce dalla sala divertiti, ma in fondo depressi. Ma siamo davvero tutti così? Vedere Arianna (Caterina Guzzanti) e Alessandro (Alessandro Tiberi) baciarsi di fronte al cinepanettone è una sconfitta per tutti. E una delusione per chi ha seguito per tre serie la loro tormentata storia d'amore.
Alcune sequenze sono davvero da antologia della comicità. Per esempio, lo straordinario dialogo tra Renè e l'attrice nevrotica per convincerla a rimanere sul set, l'escamotage del foglietto "8x12" per far assumere all'attrice cagna (la bravissima Carolina Crescentini) un'aria pensierosa, l'alloggio dei tre sceneggiatori di sinistra (con tanto di campo da tennis interno), le riunioni con i dirigenti RAI, la ricerca dell'attore per il ruolo "faccia di merda", i colloqui con i potenziali sceneggiatori.
Ovviamente, i riferimenti a fatti, persone e situazioni si sprecano e probabilmente con un po' di pazienza potrebbero essere tutti rintracciati. Ma non è la cosa più importante. Ben più importante è il ritratto complessivo che ne emerge. Realistico nel suo essere sopra le righe.
Bravi Ciarrapico, Torre e Vendruscolo, che hanno vinto la difficile sfida di portare al cinema una serie televisiva, senza perdere originalità e verve (come anche le recensioni di critici accreditati confermano; chissà se poi lo fanno per scongiurare la possibilità di essere i prossimi bersagli di Boris!).
E dai, dai, dai (il mio mantra già da un pezzo)!
Voto: 4/5