BORIS – IL FILM (Italia 2011)
I film tratti dalle serie tv, aiuto! Quante (mezze)cagate nella storia del cinema (soprattutto recente), da Miami vice a A-team passando per Hazzard, I Simpson e i vari Star trek. Boris per fortuna, sebbene non sia precisamente il capolavoro comico che era lecito aspettarsi, non appartiene a questa categoria.
La storia, bene o male, ormai la conoscono tutti: una sgangherata troupe televisiva alle prese con prodotti artisticamente scadenti, interferenze politiche, mafie di vario tipo e vicende personali economico-ideologico-sentimentali che si intrecciano con il lavoro sul set. In occasione del debutto cinematografico della serie tv italiana più divertente e irriverente di tutti i tempi anche i protagonisti di Boris fanno il grande salto, irrompendo nel mondo del cinema con un adattamento per il grande schermo di – nientemeno! – La casta, il best seller di Stella e Rizzo sulla classe politica italiana.
L’andamento è identico a quello della serie tv: il regista Renè Ferretti è alle prese con una delle sue tipiche crisi di coscienza che lo portano a voler produrre qualcosa che abbia un reale valore artistico, salvo poi essere riportato di peso alla più squallida delle realtà dai produttori Lopez e Sergio, per i quali l’unica cosa che conta è il vile denaro. Accanto a Ferretti la solita squadra di pazzi, tra cui l’assistente Arianna, lo stagista Alessandro e l’attore Stanis La Rochelle. Tutto molto collaudato, insomma. Ma allora.. come dire… ma allora perché questo film non è divertente e pungente e geniale come la serie originale? Perché si tratta soltanto di un buon prodotto comico laddove gli episodi televisivi erano quanto di più memorabile la tv italiana abbia mai prodotto in secoli di storia? Secondo me per i seguenti motivi:
1 – Ci sono troppi personaggi. Le serie tv, soprattutto quelle recenti (Boris, certo, ma anche quelle americane come Mad men, Lost e via dicendo), riescono a gestire cast altmaniani con decine di protagonisti spalmando le storie personali di ognuno (che fanno da contrappunto a quelle collettive) su più puntate: in questo episodio vediamo cosa combina Jack, in quello dopo ci concentriamo su Kate e in quello dopo ancora su Sawyer. Nel film di Boris, ovviamente, questo non può accadere, e tutte le piccole vicende personali dei tanti protagonisti della serie vengono concentrate nei 108 minuti della pellicola. Cosa che crea uno strano effetto per cui sembra che, a parte Renè, non ci sia in realtà nessun protagonista, ma solo una serie di comprimari poco approfonditi con una o due scene divertenti ciascuno.
2 – Ecco, scene divertenti. Anche in questo caso è necessario un confronto con la serie tv. Gli episodi di Boris duravano 25 minuti. All’interno di questi 25 minuti c’erano ovviamente momenti molto divertenti e altri “di passaggio” che servivano a creare i presupposti per ulteriori momenti divertenti. Con la durata di un film questo meccanismo, che rimane pressochè inalterato, si dilata esponenzialmente, arrivando quindi a presentare interi minuti in cui, dal punto di vista comico, che è l’unico che conta (o quasi: c’è anche un discorso politico-sociale-culturale che però risulta abbastanza annacquato e cerchiobottista), non succede assolutamente niente. Se a ciò si aggiunge che alcune scene che vorrebbero essere divertenti non fanno per niente ridere (la foto dell’attrice con il padre morto… ma cosa significa?), che altre sono ricalcate di peso dalla serie tv (il solito Martellone con il suo tormentone “Bucio de culo!”) e che altre ancora sono quasi plagiate (la satira contro i cinepanettoni ricorda troppo il buon vecchio Natale al cesso) il risultato è che Boris – Il film è una pellicola solo moderatamente divertente. Ciò non toglie che alcune trovate siano assolutamente geniali (su tutte quella dell’8×12, ma anche Stanis travestito da Fini non scherza) e che sia un film comunque capace di strappare più di una risata.
3 – Diretto dal trio di registi Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, già al lavoro sulla serie tv, Boris – Il film è un prodotto che solo apparentemente compie il salto dal piccolo al grande schermo. Pensateci bene: cosa c’è di cinematografico in tutto ciò, a parte l’ambientazione? Nulla, assolutamente nulla: ogni cosa è stata “cinematizzata” solo nella sua apparenza più superficiale, senza sfruttare davvero le potenzialità di un mezzo diverso. Se nella serie si produceva una fiction scadente qua si produce un film scadente; se nella serie le frecciatine politiche erano rivolte al mondo della tv qui sono rivolte al mondo del cinema; tutto ciò che i personaggi sanno o non sanno fare nella serie sanno o non sanno farlo allo stesso modo anche qui. Se nei 25 minuti di ogni puntata tv, inoltre, l’anarchia narrativa che regnava incontrastata risultava brillante e originale, nel film risulta invece confusionaria e raffazzonata: personaggi che spariscono per interi quarti d’ora, sketch buttati lì un po’ a casaccio, storie senza capo nè coda… Pare che il film sia stato girato in pochissimi giorni e che ci siano stati molti dubbi sulla sceneggiatura fino all’ultimo momento. Ebbene, si vede.
Generalmente (e banalmente) in questi casi si dice che “il film è solo una puntata televisiva un po’ più lunga”. Punto di vista che, nonostante l’affetto che provo per Boris e le risate che comunque mi sono fatto in sala, una volta tanto mi sento di sottoscrivere.
Alberto Gallo