Boris Pasternak “Una notte afosa”

Da Lielarousse

Roma 2 novembre 2013

Piovigginava, – ma non si piegavano

nemmeno le erbe nel sacco della burrasca,

solo la polvere inghiottiva la pioggia in pillole,

ferro in una leggera miscela.

Il villaggio non aspettava guarigione,

erano profondi i papaveri  come un deliquio,

e la ségala ardeva infiammata,

e dalla febbre  delirava Dio.

Nell’immensità dell’universo

umida, insonne, derelitta

se la davano a gambe dai loro posti i gemiti,

ma il turbine, celatosi, scemava.

Accecavano in fuga dietro a loro

le gocce sghembe. Vicino alla siepe

fra i rami intrisi e il vento pallido

si svolgeva una disputa. Rimasi  di stucco. Su me!

Sentivo che sarebbe stato eterno

l’orrendo giardino loquace.

Ancora dalla via per il discorrere

di cespugli e di imposte non ero notato.

Se mi avessero scorto, non c’era dove ritrarsi:

si sarebbero messi a parlare per sempre.

1917

A domani

Lié Larousse


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