Borse: cosa è accaduto questa settimana? Dobbiamo avere paura?

Da Pukos

La settimana in Borsa, sui mercati internazionali, si è chiusa con un bilancio decisamente negativo, nessun indice al mondo ha fatto eccezione e questa “unanimità” se da un lato rende chiaro, più di ogni altra cosa, il termine “globalizzazione”, dall’altro non può che essere preoccupante.

Oddio, dopo sette settimane ininterrotte di crescita, almeno per l’indice di riferimento della Borsa americana, lo S&P500, la cosa potrebbe anche ritenersi “normale”, ma al solito ora tutti si chiedono se questo sia solo l’inizio di un trend negativo più duraturo.

Se infatti per lo S&P500 occorre tornare al maggio 2012 per trovare un’ottava peggiore rispetto a quella appena conclusasi, per il Dow Jones bisogna arrivare al novembre 2011, in altre parole: una settimana così negativa non accadeva da oltre tre anni.

E’ anche del tutto evidente che uno storno (-3,52%), come quello avuto dallo S&P500 in questa settimana, non è minimamente sufficiente per autorizzare chicchessia a parlare di una inversione di tendenza di medio/lungo periodo, ma dato che l’attuale trend rialzista è iniziato il 9 marzo del 2009, quindi fra tre mesi saranno sei anni, sono in molti ad attendersi a breve un evento di questo tipo.

Nel frattempo, però, i tassi sono ancora a zero, il Quantitative Easing è ufficialmente finito (ricordo però che prosegue la fase di “mantenimento” e non è mai iniziata quella di “rientro”), ed Obama in persona ha dovuto convincere 57 democratici a votare per la proposta repubblicana di finanziamento del governo americano fino al settembre 2015.

Il Presidente, quindi, dopo la sconfitta elettorale nelle elezioni di midterm, ha dovuto subito “calare le braghe” e buona parte dei 1.100 miliardi di dollari necessari per evitare la paralisi delle attività federali arriveranno proprio dall’abbandono, almeno parziale, dell’Obamacare.

Sono tutti segnali che indicano come il boom di Wall Street di questi ultimi anni sia, perlomeno in larga parte, dovuto ad un allargamento dei cordoni della borsa che oggi l’Amministrazione non è più in grado di contenere.

Il timore o, per meglio dire, la PAURA del mercato sta tutta lì, gli indici di Borsa americani salgono senza sosta da sei anni quando il crollo del 2008, così come quello del 2000, erano arrivati dopo una crescita ininterrotta dei listini durata cinque anni.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro