Dichiaro di avere un’alta stima come studioso del mio amico e collega dell’Università di Sassari Raimondo Zucca. A mio giudizio egli è una delle “punte” dell’antichistica sarda, dato che è un bravissimo storico, archeologo e filologo. Mi sia sufficiente evidenziare che nessuno in Sardegna conosce come lui le fonti storiche della Sardegna antica, dai più lontani secoli almeno fino a quelli dell’età medioevale. Eppure una critica mi sembra di essere in grado e in diritto di muovergliela:anche lui ha la tendenza ad enfatizzare la presenza dei Fenici nella Sardegna antica.La lettura di un importante studio del mio collega, da me effettuata in questi giorni in maniera del tutto casuale, mi offre la occasione e la possibilità di togliere ed eliminare dal suo “carniere di caccia fenicio-punica” alcune importanti prede.Lo studio di R. Zucca è intitolato «Rapporti tra fenici e cartaginesi e i sardi del territorio di Santu Lussurgiu», che compare nell’opera «Santu Lussurgiu. Dalle origini alla “Grande Guerra”» a cura di Giampaolo Mele (Nuoro/Bolotana 2005). Ed ecco che cosa egli ha scritto testualmente:«Per quanto attiene l’insediamento fenicio di Bosa esso è connesso essenzialmente ad un celebre frammento di iscrizione fenicia (CISI, 162), incisa su una lastra di ignimbrite locale, rinvenuto nel secolo XIX nell’area di San Pietro-Messerchimbe di Bosa ed attualmente disperso». Ha poi aggiunto che l’ultima lettura dell’iscrizione effettuata da Giovanni Garbini darebbe questo testo: [...]BM’N[...].In questo brano di R. Zucca io comincio col far osservare subito che l’avverbio “essenzialmente” va corretto con l’altro “esclusivamente” o “solamente”. Infatti nell’intero suo articolo R. Zucca non cita alcun altro reperto fenicio, né epigrafico né archeologico, rinvenuto a Bosa.Lo studioso poi ha proseguito in questo modo: «La paleografia del testo è confrontabile con quella della stele di Nora, riportata allo scorcio del IX-VIII secolo a. C.». Ma io obietto e contesto: per una iscrizione frammentaria, ormai perduta e della quale pertanto non è possibile effettuare la autopsia e non si possiede un calco e tanto meno una fotografia, non è assolutamente possibile aprire un “discorso di paleografia”. E per questo preciso motivo la datazione prospettata da R. Zucca per l’iscrizione è priva di fondamento. È invece evidente che, per un’ovvia esigenza di più grande probabilità o verosimiglianza, dobbiamo interpretare che quella iscrizione non fosse affatto “fenicia”, ma fosse propriamente “cartaginese”.Sighi a lèghere
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