Bosnia erzegovina: prospettiva europea “last minute”?

Creato il 22 dicembre 2014 da Pasudest
Di Marina Szikora
L'Unione Europea e' pronta con “occhi nuovi” ad esaminare la situazione in Bosnia Erzegovina e fare nuove mosse a fin di aiutare questo paese ad andare avanti. In cambio si aspetta serieta' e responsabilita' dei politici bosniaci. Cosi' almeno si afferma dopo che recentemente e' avvenuta una visita della nuova Alta rappresentante della politica estera e di sicurezza dell'UE, Federica Mogherini, e del commissario europeo all'Allargamento, Johannes Hahn. L'Unione concorda nell'intenzione di dare alla Bosnia Erzegovina una nuova chance per incamminarsi nelle riforme e nel processo di integrazione europea. In questa ottica, la visita di Mogherini e Hahn si vede come un segno di appoggio europeo ma anche una specie di prova: “Abbiamo il mandato chiaro di sondare la volonta' politica della neo eletta leadership e la sua prontezza di inserirsi nei processi che non sono formali bensi' sostanziali e che ci aiuteranno a muoverci avanti”, ha detto l'Alta rappresentante dell'Unione Europea, Mogherini.
Quando si tratta della Bosnia Erzegovina, a Bruxelles tutti concordano che la situazione di stallo che dura da tempo, e' inammissibile. Pero', come osserva la Deutche Welle in un recente articolo, mentre nel Paese molti si aspettano che i funzionari europei arrivino con “una proposta pronta” che si rispecchia innanzitutto nell'iniziativa anglo-tedesca, a Bruxelles dicono che questa proposta sia ancora una delle molte che si stanno esaminando quando si tratta del nuovo approccio europeo al nodo politico ed economico di questo Paese. I dati sono impietosi e parlano del piu' alto tasso di disoccupazione tra i giovani in Europa, perfino del 59 per cento. Con il 28 per cento, la Bosnia e' il secondo paese in Europa per il numero di disoccupati in assoluto e ha inoltre il piu' basso livello di qualita' dell'ambiente imprenditoriale ma anche la piu' alta percezione di corruzione.
Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 21 dicembre a Radio Radicale
A Bruxelles si definiscono concretamente i maggiori problemi del Paese, dalla mancanza di consenso politico, attraverso una struttura istituzionale complicata, una situazione socio-economica grave e stato di diritto problematico. La questione delle riforme costituzionali che vigeva come la condizione di tutte le condizioni dell'avanzamento della Bosnia si e' dimostrata troppo complicata e controversa, almeno in questo momento. Adesso, l'Ue dice che la priorita' sta nel settore che ai cittadini bosniaci portera' l'indispensabile miglioramento della vita quotidiana, come il governamento economico e la riforma della giustizia. Nella lotta per “il nuovo slancio” sul cammino verso l'UE si cerca l'appoggio nella nuova strategia e nelle piu' alte cariche a Bruxelles come anche l'appoggio del nuovo governo di Sarajevo. Il neoeletto commissario per i negoziati sull'allargamento e' uscito fuori con un nuovo approccio personale alla situazione in Bosnia. Secondo Johannes Hahn “molti sono gia' stati testimoni di diversi tentativi falliti e si sentono scoraggiati e in una situazione impossibile. Ma nella vita politica e professionale, uno deve avere un minimo di ingenuita' per muovere le cose”. Gli analisti europei avvertono Bruxelles che questa volta pero' non si deve essere ingenui e che bisogna evitare la stessa trappola. Nell'Unione pero' tutti concordano che il raggiungimento del compromesso in Bosnia e' una sfida fondamentale.
Un altro commento della Deutshce Welle, firmato da Benjamin Pargan, dice che i politici nazionalisti di tutti e tre gruppi etnici che costituiscono la Bosnia, come afferma la costituzione nata dagli accordi di Dayton, stanno bloccando ogni avanzamento. I due commissari europei vogliono sollevare un nuovo inizio. Ma la diplomazia non basta. E in questo commento si dice che i rappresentanti dell'Unione hanno della pazienza immensa oppure, in effetti, non hanno scelta. Perche' i politici bosniaci, che sono stati invitati alla riunione di Sarajevo, hanno litigato cosi' inconciliabilmente in presenza della commissaria europea per la politica estera, Federica Mogherini e del commissario all'Allargamento, Johannes Hahn che i colloqui dovevano essere rimandati. La Deutsche Welle rileva che i rappresentanti dell'Unione negli ultimi dieci anni hanno sempre permesso di essere ingannati e imbrogliati dai leader politici bosniaci. Sin dal 2010, ricorda il media tedesco in questo commento, la Bosnia e' candidato potenziale all'adesione all'Unione. Ma per un avvicinamento concreto all'Ue, il paese dovrebbe promuovere le riforme. Queste riforme pero' significherebbero anche la fine del nepotismo.
I partiti sono stati sempre rieletti nei numerosi organi rappresentativi delle istituzioni politiche suddivise. Solo per questo, i leader bosniaci bloccavano le riforme che potevano portare il paese almeno ad uno status di candidato all'adesione all'UE. Ma il caso croato ha mostrato quello che accadrebbe se lo stato di diritto in Bosnia, con l'appoggio da parte dell'Unione, iniziasse a conbattere la corruzione. La Deutsche Welle punta infatti sul caso dell'arresto per corruzione dell'ex premier croato Ivo Sanader. Proprio per questo, l'indipendenza della giustizia e la lotta alla corruzione sono le condizioni piu' importanti per l'inizio dei negoziati sull'adesione all'UE della Bosnia. Si ritiene quindi giusto e importante il fatto che i ministri degli Esteri tedesco e britannico vogliono aiutare il piccolo stato balcanico affinche' attraverso le riforme economiche e politiche possano finalmente avvicinarsi all'Unione. Si tratta comunque di una quarta iniziativa di questo tipo. Il media tedesco ritiene che prima di ogni altro tentativo diplomatico, la Bosnia deve iniziare una offensiva di giustizia penale, l'Unione deve sostenere la giustizia del Paese nelle misure contro i politici corrotti. In caso contrario, anche questa iniziativa anglo-tedesca rimarra' senza risultati come molte altre precedenti.
Anche il quotidiano bosniaco 'Dnevni list' scrive che il Paese è il maggiore banco di prova per l'Europa. In un articolo dello scorso 8 dicembre, si afferma che l'iniziativa anglo-tedesca per la Bosnia che e' cresciuta anche in un approccio ufficiale dell'UE verso il Paese, ha di fronte a se forse la maggiore sfida sin da quando esiste il processo di allargamento verso i Balcani e l'Europa orientale. Che sia cosi', lo testimonia la catastrofica situazione economica in Bosnia Erzegovina che non offre molto spazio per un maggiore ottimismo, scrive 'Dnevni list' e aggiunge che il nucleo del nuovo approccio al quale i leader dei 12 partiti in Bosnia si sono impegnati prevede in primo piano il programma di riforme socio-economiche che in modo di partenariato sarebbe svolto insieme con Bruxelles. Allo stato attuale ognuno di quelli che la costituzione considera i tre popoli costitutivi della Bosnia Erzegovina (bosgnacchi, croati e serbi) vede diversamente il modo in cui un meccanismo idoneo per questo approccio dovrebbe funzionare. E senza un meccanismo non ci sono nemmeno i soldi. Lo ha confermato indirettamente il commissario Hahn dicendo che per la Bosnia sono stati previsti 80 milioni di euro ma che e' stata utilizzata soltanto la meta' dei fondi perche' i politici locali non sono riusciti ad accordarsi sul come investire questi soldi.
Infine, lunedi' la neoeletta presidenza tripartita della Bosnua Erzegovina, con una dichiarazione speciale ha salutato le conclusioni del Consiglio per gli affari generali dell'Unione Europea sulla prospettiva dell'adesione del Paese con la condizione dell'attuazione del nuovo approccio alle riforme che definisce anche i passi per l'avanzamento nel processo di integrazione. La leadership bosniaca ha accettato le conclusioni dei ministri degli esteri dei 28 che una tale dichiarazione congiunta dovrebbe essere firmata anche dai leader dei partiti politici parlamentari che poi sarebbe approvata anche da parte del parlamento statale. Compiuto questo passo il Consiglio europeo prenderebbe la decisione dell'entrata in vigore dell'Accordo di stabilizzazione e associazione stipulato nell'ormai lontano 2007 e fino ad oggi non entrato in vigore perche' la Commissione europea fino ad oggi ha insistito che la Bosnia stabilisca prima il meccanismo di coordinamento delle relazioni con l'Ue che a causa delle divergenze interne del Paese non e' stato ancora possibile realizzare.

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