BOSNIA: Il gusto dolce della contraffazione

Creato il 01 luglio 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 1 luglio 2013
di Massimiliano Ferraro

La crisi morde in Bosnia-Erzegovina. E allora che si fa? Nei Balcani come in altri paesi europei, si cerca di risparmiare su tutto, anche sulla spesa. Così gli alimenti che attraggono maggiormente l’attenzione dei consumatori sono i più economici e poco importa se si tratta di prodotti genuini oppure contraffatti.

Secondo quanto riferisce il quotidiano Setimes, in questi mesi il governo di Sarajevo sta tentando di mettere in atto delle misure per contrastare la produzione illegale di miele, un reato che sta mettendo in crisi molte piccole aziende locali. In Bosnia vengono prodotte ogni anno circa 1000 tonnellate di miele contraffatto, una parte seppur piccola di un mercato nero gigantesco, quello degli alimenti illegali, che a livello mondiale vale ben 40 miliardi di dollari.

La differenza tra il prodotto genuino e quello illegale va ben oltre l’etichetta. In Bosnia vendere miele contraffatto conviene, comprarlo anche ma, attenzione, solo in apparenza. Infatti, se è vero che un chilo di miele “falso” viene venduto a soli 5-6 euro al chilo contro i 7,5-10 di quello prodotto dagli apicoltori autorizzati, è ugualmente vero che gli alimenti contraffatti contengono spesso sostanze nocive per la salute. Nel caso del miele, in un barattolo “tarocco” si trova solo una modesta percentuale di prodotto genuino, mentre il resto viene composto utilizzando sostanze vietate e aromi.

Come se non bastasse, questa concorrenza sleale sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di quegli apicoltori bosniaci che negli ultimi hanno investito in attrezzature e manodopera in grado di produrre miele di alta qualità. Insomma, il timore tutt’altro che remoto, è che gli imprenditori migliori vengano messi in ginocchio da quelli più disonesti, un paradosso non certo raro nel mercato alimentare e che riguarda anche altri prodotti come i succhi di frutta, il caffè e l’olio. Proprio l’olio d’oliva è stato al centro di una vasta indagine conoscitiva sul fenomeno della contraffazione che due anni fa ha dato esiti disastrosi: la stragrande maggioranza delle bottiglie commercializzate in Bosnia non rispondevano agli standard minimi di qualità. Eppure i dati ufficiali forniti dalle autorità di Sarajevo indicano che tra il 2009 e il 2012 la battaglia contro produttori di cibi contraffatti abbia dato i suoi frutti. Speriamo che siano “genuini” almeno questi.

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