Bouvet et Pécuchard recensisce “1975″

Creato il 19 dicembre 2010 da Fabry2010

Brutta bestia, l’adolescenza.

Brutto periodo, i ‘70.

Un anno nella vita di Franz Krauspenhaar, ragazzino biondo e minuto, intelligente ma che non si applica. Un anno che si dipana tra noia e paranoia declinando tifo calcistico e politica vissuta come ribellione al rassegnato conformismo borghese, nemico in comune con gli esecrati avversari.

Ormoni in subbuglio e pulsioni terroristiche, mera teoria che si scontra con una realtà da quindicenni e trova sfogo in assidue frequentazioni di giornaletti porno e birrerie.

Bisogno di appartenenza e rifiuto di omologarsi, la scuola come incidente mattutino a cui opporre resistenza passiva, eskimo e mocassini, speranza e terrore, Amore e sesso.

Poche letture, già molta scrittura. Il progressive. Filosofia e cinemini di terza visione, e, ogni tanto, un’epifania.

Su tutto, inquietante, ancora incompresa ma vagamente temuta in quanto percepita come destabilizzante, l’ombra di Pasolini, il cui omicidio chiuderà un anno simbolico nella sua confusione.

È indimenticabile, questo librino (ino per dimensioni, sia chiaro), dalla scrittura fulminante e travolgente. Una scrittura che parla di televisione e fumetti neri, di idee e dubbi, di amicizia e solitudine estrema. Di salti mentali da Buzzanca a Ulrike Meinhof.

E, una volta finito, ci si ritrova a non riuscire più a pensare alla linea Oder-Neisse senza associarla indissolubilmente alle cabine telefoniche.

Franz Krauspenhaar, ”1975”, Caratterimobili, 2010.



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