Affrancandosi dallo stile prettamente burtoniano (anche se la distanza non è poi molta), lo studio infila ancora due film di buon livello, l'horror comico Paranorman e appunto questo Boxtrolls, due film che segnano apertamente la cifra stilistica scelta in casa Laika. A farla da padrone è una stop motion con i fiocchi e una cura maniacale e di grandissimo gusto per quelle che sono le scenografie e le ambientazioni di questi cartoni animati gotici, vittoriani, orrorifici o steampunk.
Uno dei piaceri di questo Boxtrolls è quello di perdersi tra le stradine e le piazze di Pontecacio, stramba cittadina dove a essere tenuti in massima considerazione sono i formaggi e alcuni eminenti assaggiatori contraddistinti dall'uso di una nobiliare tuba bianca. La tranquillità dell'ameno borgo è scossa dalla presenza dei Boxtrolls, mostriciattoli vestiti di scatole che hanno la pessima fama di mangiatori di bambini (un po' come una volta i comunisti). In realtà i boxtrolls sono innocui e paurosi, l'unico bimbo (Uovo) che vive con loro nei sotterranei della città è perfettamente integrato in questa strana comunità e amato da tutti, soprattutto da Pesce, sorta di figura paterna adottiva.
Però che si abbia timore di questi esseri fa comodo al viscido Arraffa che con la promessa di sterminarli in toto ambisce a una delle preziose tube bianche e soprattutto all'accesso alla camera delle degustazioni (di formaggio ovviamente).
La trama verte sull'ormai noto tema dell'accettazione del diverso, argomento sempre di grande attualità che si rivela a ogni occasione un buon argomento per educare i più piccoli. Alcuni dei personaggi sono davvero centrati, in particolar modo la coppia arguta di assistenti di Arraffa composta dallo smilzo Pasticcio e dal pingue Trota. Se il canovaccio è abbastanza risaputo ma comunque piacevole è la parte visiva a dare le maggiori soddisfazioni, ormai alle meraviglie della tecnica siamo abituati ma godere di un lavoro ben realizzato rimane comunque sempre un piacere.