Secondo Jean-Luc Godard, girare film è filmare la morte al lavoro.
Io, tanto per cambiare, non sono d’accordo, e penso piuttosto che girare film sia filmare la vita, al lavoro. Adoro i registi che prendono un personaggio e lo fanno invecchiare davanti ai nostri occhi (leggi alla voce Truffaut: Antoine Doinel ha 12 anni nei 400 Coups, 15 in Antoine et Colette, 21 in Baisers Volés, 23 in Domicile Conjugal e 32 nell’Amour en Fuite).
E’ abbastanza straordinario vedere un attore prima ragazzino, poi adulto, e sapere di essere diventati grandi anche noi con lui.
Mother and son: Olivia (Patricia Arquette) e Mason (Ellar Coltrane)
Boyhood, appena uscito in America e nel Regno Unito (e sugli schermi francesi dalla prossima settimana), ha suscitato delle critiche entusiaste e riscosso un gran successo di pubblico, nonostante la durata di quasi 3 ore e la mancanza di tutti quegli elementi che rendono più fruibile una storia così lunga: niente scene di sesso, sparatorie o un accativante montaggio sincopato.Qui c’è solo un semplice snocciolarsi di eventi più o meno importanti della vita di un ragazzo negli anni 2000. Mason vive in Texas con la madre Olivia e una sorella più grande, Samantha. Il padre, Mason Sr., separato da tempo dalla donna, rientra nella vita dei ragazzi all’inizio del film, dopo alcuni anni trascorsi in Alaska. La madre si risposa con un professore che ha già due figli, e Mason e la sorella si ritrovano in una famiglia allargata, dalla quale dovranno fuggire una volta che l’uomo si rivelerà un violento ubriacone. Le cose non andranno meglio con un secondo marito, ma almeno Mason e la sorella saranno più grandi e più capaci di fronteggiare l’emergenza. E poi le solite cose: il liceo, il primo amore, la prima canna, la scoperta di una passione (per la fotografia) ed infine l’entrata al college, l’inizio della vita adulta.
Brother and sister: Mason (Ellar Coltrane) e Samantha (Lorelei Linklater)
La qualità migliore di questo film è la deliberata assenza di scene madri e la scelta di mostrare solo quei piccoli, apparentemente insignificanti attimi che però racchiudono un po’ l’essenza delle nostre vite, come se Linklater fosse andato a rovistare tra le pieghe di scarti minimi ma essenziali. Il regista vuole trascinarci nel flusso dell’esistenza, e questo gli riesce magnificamente: bastano pochi minuti per sentirsi parte di questa famiglia, per mettersi comodi e stare a guardare che succede, anche se non succede poi molto. E poi c’è questa cosa straordinaria di veder qualcuno crescere sotto i nostri occhi in tre ore di film, e veder gli attori invecchiare, senza trucco, senza rughe posticce. Una gran liberazione, una sorta di catarsi collettiva. Il regista sembra anche avere voglia di mostrarci il lato più dolce dell’esistenza. Nonostante la vita di Mason sia lontana dall’essere serena e tranquilla (non ci sono molti soldi, i genitori sono separati, continua a cambiare casa e città, la madre non fa altro che recuperare tipi violenti), è piena di momenti buffi, teneri, e speciali. La mia preferita à la scena in cui il padre parla alla sorella dei metodi contraccettivi. Tutto suona così reale: la faccia un po’ schifata e un po’ vergognosa della sorella, l’imbarazzo del padre che cerca di affrontare l’argomento più o meno seriamente, e il mezzo sorriso di Mason che assiste al dialogo. Ecco, è una meraviglia. C’è una naturalezza avvolgente che ti fa sentire parte di questo mondo, che te lo fa proprio piacere.Father and son: Mason Sr. (Ethan Hawke) e Mason Jr. (Ellar Coltrane)
Non so dove Linklater abbia recuperato Ellar Coltrane ma ha fatto davvero un’ottima scelta. Per interpretare la sorella, l’irresistibile Samantha, è andato sul sicuro: ha scelto sua figlia Lorelei. Nella parte di Olivia, la mai abbastanza apprezzata Patricia Arquette fa faville e, nella parte del padre, Ethan Hawke, l’attore feticcio del regista, aggiunge un nuovo bellissimo ritratto alla galleria dei suoi personaggi linklateriani.