Si paventa che la Untergang pigli una brutta piega, perché «ora c’è una sola cosa in cui il premier può sperare, voglia Dio che non avvenga. E quella cosa è il casino nelle strade, gli scontri di piazza, le aggressioni a lui o agli amici suoi» (Piovono rane). Voglia Dio che non avvenga, ma pare che, col tempo, il finale de Il Caimano sia venuto a farsi seria ipotesi di scenario. Succede ogni volta che Berlusconi è dato per spacciato (infatti il film di Nanni Moretti è del 2006), perché s’è fatta fama di stronzo coriaceo, estremamente pericoloso se il suo delirio di grandezza viene offeso, capace di tutto (ma proprio tutto) per averla sempre vinta. E avendo avuto tante prove di quanto sia abile e cinico nel mischiare vittimismo e prepotenza, i timori vengono trattenuti in qualche scaramantica parodia di fine regime con colpo di coda, immaginandoci che stia gridando ai suoi: «Per sistemare tutta questa merda lavoriamo sul consenso: trovate un altro ritardato e questa volta che lanci qualcosa di meno pesante e appuntito, cazzo!».Insomma, c’è aria di guerra civile imminente e settori illuminati della Resistenza pensano di averla già vinta, ma a caro prezzo: l’imbarbarimento generale, il diverso ma uguale degrado morale degli uni e degli altri, e questo non sarebbe bello. Di poterla perdere, c’è solo una inconscia fifa.
Condivido la preoccupazione e, al fine di impedire una drammatica spaccatura del paese, che poi ci dà un fastidiosissimo malessere esistenziale, dico che si potrebbe trovare un compromesso: gli uni evitino di costruirsi ad arte il pretesto per una deriva autoritaria (o peronista o giacobina), gli altri (sia i peronisti sia i giacobini) diano impegno che non maltratteranno i vinti. Potremo anche metterci d’accordo sull’eventualità di far fuggire all’estero il Puzzone – in Russia o in Libia – senza esproprio; se invece la spunta anche stavolta, pur avendolo dato per già morto ancora una volta, ci assicuri di poterci almeno rifugiare nel web, tra blogosfera e Youtube.
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