(immagine via Google)
Braccia che ritornano alla terra finalmente, dopo decenni di lavaggio del cervello con i dogmi moderni sul lavoro che escludeva categoricamente quello del contadino, oggi si ritorna alla terra, a piantar semi e coltivare ortaggi, un salto nel passato di almeno una settantina di anni, questo è quello che emerge dai dati di Coldiretti pubblicati da Mirko Busto:
Secondo i dati raccolti da Coldiretti il 23% dei giovani iscritti alle scuole superiori tecniche e professionali ha indirizzato i propri studi verso l’agricoltura e l’enogastronomia, scegliendo così un futuro legato all’ambiente e al nostro territorio, caratterizzato da un’estrema biodiversità – bene da tutelare con cura.
La scelta di questa percentuale di giovani studenti è motivata solo della crisi occupazionale o porta con sé anche un significato più profondo? Ci troviamo, come è sostenuto da valenti studiosi e come ho suggerito spesso in questo blog, ad un bivio sociale e culturale?
La domanda è interessante se confrontiamo il dato di cui sopra con molte delle notizie veicolate dai media main stream e, in generale, dall’immagine che si da delle giovani generazioni – solitamente rappresentate come senza ideali, senza obbiettivi e, negli ultimi tempi, senza un futuro.
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Quindi niente più sogni nel cassetto, o la scrivania da impiegato, lo studio da avvocato, dottore ecc … ma zappa, vanga e sudore, sicuramente una vita più faticosa, ma altrettanto sana per l’uomo e l’ambiente, un ritorno alla terra non può che far bene, le coltivazioni BIO in continua crescita confermano questa tendenza … benvenuti nella decrescita felice o se volete nella involuzione sociale!