Anche l’Europa vuole imporre delle sanzioni punitive ad alcuni colossi cinesi delle telecomunicazioni e del fotovoltaico
La vicenda rappresenta un precedente, perché è la prima volta che la Commissione agisce sua sponte sul fronte del commercio internazionale, e non in risposta alla segnalazione di un’azienda privata.
La risposta cinese non si è fatta attendere ed è notizia di oggi che, secondo il portavoce del Ministero del Commercio cinese, Shen Dayang: “a farne le spese potrebbero essere proprio le aziende europee che vengono le loro materie prime alla Cina”.
Secondo il portavoce infatti le aziende cinesi che producono batterie solari hanno acquistato materie prime per 40 miliardi di dollari, delle quali il 45% di provenienza europea, in particolare dalla Germania e dalla Svizzera.
Al centro della polemica, i sostegni che, secondo l’Unione Europea, le aziende cinesi ricevono dal Governo mentre, secondo Shen Dayang, “crescono grazie alle loro capacità di saper concorrere sul libero mercato”.
E mentre negli Stati Uniti la guerra commerciale va avanti (il Governo ha imposto sanzioni punitive tra il 31% e il 250% sulle importazioni di cellule fotovoltaiche) in Europa siamo ancora ai primi passi.