L’amore di una mamma è infinito. Sia essa una donna oppure un animale, il sentimento che la lega al suo piccolo è desiderio di protezione, istinto di difesa che la trasformano, all’occasione, in una guerriera. È quanto è accaduto ad una tigre di Sumatra, alla quale i bracconieri avevano ucciso il cucciolo in una trappola che doveva servire a catturare dei cervi.
Questo tipo di tigre, anche detta Panthera Tigris Sumatrae, vive sull’isola indonesiana di Sumatra, ed è una specie in pericolo di estinzione, i cui esemplari rimasti vivono soprattutto nei parchi nazionali dell’isola. Tra il 1998 e il 2000 sono state uccise 66 tigri, quasi il venti per cento dell’intera popolazione esistente. Ad essere minacciato è il loro habitat: una distruzione continua che avviene anche nei parchi nazionali, apparentemente protetti.
La tigre di Sumatra è la più piccola tra le sottospecie esistenti. I maschi, in media, dalla testa alla coda misurano 237 cm e pesano circa 120 kg. Le femmine, 220 cm per 92 kg di peso. Le strisce del manto sono strette e i maschi presentano un aspetto “barbuto”, con una tipica “criniera” bianca. Le dimensioni ridotte rendono questi animali in grado di muoversi agilmente nella giungla. Essi sono esperti nuotatori, poiché possiedono una membrana tra le dita che li rende particolarmente veloci in acqua. Trascinano le loro prede ungulate nei fiumi, soprattutto se queste sono nuotatrici lente.
Secondo i giornali indonesiani i sopravvissuti hanno chiesto aiuto con i loro telefoni cellulari, ma quando gli abitanti del vicino villaggio di Simpang Kiri sono arrivati sul luogo dell’attacco, oltre a trovare i resti del bracconiere ucciso, hanno trovato anche altre 4 tigri giunte per dare “manforte” alla madre che chiedeva vendetta. Gli abitanti del villaggio hanno dovuto così battere in ritirata, e lasciare i 5 uomini sull’albero. Si è reso necessario un piano di salvataggio più esteso, che ha coinvolto molte più persone e veri esperti di tigri.
Solitamente le tigri sono animali che vivono isolati e non sono note per il loro spirito sociale e cooperativo. Evidentemente il richiamo di vendetta di questa madre doveva essere forte. La popolazione selvatica di tigri di Sumatra è valutata intorno ai 400 e i 500 esemplari, ma altre catalogazioni, forse più realistiche, ne danno una numerazione molto più ridotta.
La banda di bracconieri era penetrata nella foresta protetta in cerca di legno di agar, un raro legno molto pregiato e ricco di resina utilizzato per produrre profumi. Avevano calato delle trappole per catturare dei cervi di cui cibarsi, ma i loro guai erano cominciati quando un piccolo di tigre era finito in una delle loro trappole ed era morto. L’uccisione del piccolo aveva provocato l’immediato attacco della madre.
La polizia sporgerà denuncia contro i bracconieri, ma non appare preoccupata per il fenomeno che sembra molto diffuso. “La gente continua ad entrare nella giungla per cercare legno di agar perché è molto costoso (il valore può raggiungere i 500 dollari al kg), ma questo è il rischio. Stiamo incitando gli abitanti dei villaggi a non entrare nelle foreste protette del Parco Nazionale del Gunung Leuser perché sono luoghi molto pericolosi”, ha detto il capo del distretto. Viene evidenziato il pericolo per gli uomini, quindi. Nessuno sembra curarsi del pericolo che invece corrono le tigri.
Non possono sopravvivere in aree troppo limitate che non prevedono libertà di spostamento e con al loro interno, troppe attività realizzate dall’uomo.
Bisogna certamente fare i conti col fatto che ci troviamo in presenza di paesi molto poveri e che quindi le leggi della moralità necessariamente soccombono a quelle della sopravvivenza. La morte rappresenta sempre una tragedia irreversibile e degna di rispetto.
Nonostante questo, sarà il lontano ricordo di Sandokan, oppure il desiderio di volersi schierare dalla parte dei più deboli, ma non mi vergogno a dire che in questa vicenda io ho tifato tigre!
Written by Cristina Biolcati