L’attacco alla formazione
Come avevamo già scritto agli inizi di ottobre quando si preannunciava il corteo A Milhao pela educaçao, il mondo della formazione in tutta la sua estensione e complessità è riuscito a fare da catalizzatore rispetto alla potenza dei movimenti che si stanno esprimendo da tutto il mese in Brasile.
La sinergia tra le rivendicazioni categoriali degli insegnanti, che vanno dal rifiuto della meritocrazia alla richiesta degli aumenti salariali, e gli studenti che richiedono l’accesso incondizionato all’istruzione di qualità, ha saputo coinvolgere le varie esperienze di Ocupa con annesse le prime sperimentazioni di realtà autorganizzate, facendo iniziare una nuova fase del ciclo di lotte brasiliano.
Dopo quasi due mesi in cui si assisteva ad un riflusso della dimensione moltitudinaria delle lotte, dove però si erano diffuse le prime strutture politico-organizzative nate dentro i movimenti di giugno, il “gigante si è svegliato” di nuovo con lo sciopero degli insegnanti.
Quello che ha scatenato la mobilitazione degli insegnanti è la legge che vorrebbe renderli precari e sfruttabili attraverso la retorica della meritocrazia. I governi federali e statali legittimano il cospicuo taglio all’istruzione pubblica con una distribuzione differenziale dei finanziamenti in base al merito delle singole strutture scolastiche, che dipende direttamente dalla valutazione degli insegnanti. Questi potranno essere valutati rispetto ad un indice standardizzato, per cui chi riesce a rientrare nelle statistiche può avere un aumento salariale e può vedere confermato il suo posto di lavoro. Tutti coloro che non riescono a raggiungere questo grado, nonostante abbiano già sostenuto l’esame del concorso pubblico, rientreranno in una fascia salariale più bassa e potrebbe essere licenziati.
Fondamentalmente, si vuole introdurre il principio neoliberale del merito all’interno delle scuole solo per poterle smantellare, andando ad inficiare ancor di più il sistema pubblico e la possibilità di un’istruzione aperta a tutti. Come può essere valutato un professore, se non ci sono le condizioni di possibilità affinché ci sia un insegnamento di qualità? Con le carenze edilizie, la mancanza di organico e la forte differenze dei livelli di conoscenza tra gli studenti, è impossibile seguire perfettamente il programma scolastico.
Invece di implementare l’insegnamento, qualificarlo e finanziarlo, la strategia della governance è stata quella di scaricare i rapporti di forza verso il basso attraverso il feticcio della democrazia: la responsabilità del malfunzionamento delle scuole è di chi le vive e ci lavora, pertanto è una buona pratica democratica punire chi non si omologa agli standard – decisi dall’alto, senza tener conto delle specificità di ogni classe -, cioè chi occupa un ruolo e un posto che andrebbe di diritto ad un altro più meritevole. La “ guerra tra poveri” che si scatena in questa competizione per rientrare nelle statistiche diventa un buon dispositivo di controllo del conflitto sociale in quanto la controparte viene identificata magari in chi viene giudicato inefficiente o in chi ha vinto il premio salariale, senza indagare le scelte e le cause che hanno portato ad un tale sistema formativo. L’inclusione differenziale serve proprio a questo: indirizzare le risorse verso una parte, quella “eccellente” e “di qualità”, in modo da tagliarle da un’altra e non attuare nessun cambiamento.
Anche nel caso dell’attacco alla formazione, la tradizione della crescita economica del PIL brasiliano non viene smentita: inficiare il pubblico e il welfare per finanziare le grandi opere e i grandi eventi delle lobby economiche.
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