Una gara interminabile, tante interruzioni per il problema dell’acqua in pista che hanno costretto gli atleti migliori, quelli dell’ultimo gruppo, a riscaldarsi tre volte visto che il programma originale era saltato completamente. Se durante una finale mondiale “normale” la tensione è qualcosa di estremamente palpabile, potete immaginarvi cos’è successo durante questa ultima gara della rassegna iridata di Brasilia: tutti a guardare verso l’alto per capire se l’infiltrazione dal tetto poteva in qualche modo essere tamponata, con il pubblico in tribuna che per protesta aveva aperto gli ombrelli. La gara è stata molto avvincente, tanti i protagonisti in grado di fare bene.
Andrea Aracu è stato il primo ad entrare in pista dopo la prova, ha fornito una prestazione complessivamente positiva con cui ha vinto la medaglia di bronzo. Bellissima la combinazione con i due tripli rittbergher, poi qualche errore, ma una sostanziale tenuta psicologica che ha consentito ad Andrea di ottenere la sua prima medaglia mondiale, un premio giusto per tanti anni di impegno assoluto. Dopo la prestazione impeccabile di Marcel Sturmer, dimostratosi avversario tostissimo per i nostri, è entrato in pista Dario Betti. L’atleta di Gabriele Quirini ha mostrato la solita qualità assoluta degli elementi tecnici presentati, salti che per parabola di volo non hanno confronto. Anche lui ha commesso qualche imprecisione ma è riuscito comunque a mantenere la prima posizione che occupava dopo lo short, vincendo il titolo del libero all’esordio nella massima categoria, imprimatur di grandezza. Si è chiuso al meglio anche il campionato diMarco Santucci: dopo la delusione per il risultato ingiusto negli obbligatori Marco ha reagito esprimendosi bene sia nello short che nel lungo, chiudendo al terzo posto nella classifica della combinata e risollevandosi definitivamente da un periodo di appannamento.
Una gara sicuramente condizionata dal problema dell’acqua in pista, interrotta mentre stava entrando l’ultimo gruppo per la prova, con un’atleta che ha ripetuto il programma perchè precedentemente era caduta a causa della pozza e il suggello finale del Presidente CIPA cha ha posizionato di persona uno straccio rosso al centro della pista “risolvendo” così il problema. Il pubblico brasiliano in tribuna ha ripetutamente urlato “vergogna” e sento di dovere esprimere loro la mia solidarietà perchè sono i primi ad essere danneggiati da questa situazione: una grande nazione, un grande popolo che ha “testa e cuore” e che nel pattinaggio sta esprimendo atleti di ottimo livello, si meritava di vivere questa prima rassegna iridata in modo più soddisfacente. Questo stato di cose ha sicuramente influito sul rendimento delle atlete, non è stata una bella gara, nessuna ha pattinato secondo le proprie possibilità. Debora Sbei ha mostrato ancora una volta grande forza mentale, nonostante gli errori nel triplo lutz e nella catena triplo toe-loop/triplo salchow ha saputo infilare il triplo flip, il triplo ritt., il doppio axel, difficoltà che insieme allo straordinario short di giovedì le hanno consentito di vincere senza problemi il titolo del libero e quello della combinata. Il nuovo programma pattinato su musiche indiane si è rivelato particolarmente congeniale, dando la possibilità a Debora di far emergere una personalità che non le si attribuiva. Purtroppo non ha avuto la stessa tenuta Cristina Trani, che pure nello short aveva pattinato benissimo portandosi ad un’incollatura da Debora. Dopo una buona catena iniziale triplo toe-loop/triplo salchow, Cristina si è disunita ed ha sbagliato ripetutamente determinando il sorpasso nella classifica del libero da parte della slovena Lucija Mlinaric e della spagnola Carla Pey. Quando un’atleta con le qualità di Cristina non riesce ad esprimere le sue potenzialità scatursice spontaneo tanto rammarico, ancora di più se c’è il sospetto che ciò sia successo per la farsesca situazione che si è creata. Il podio della combinata è identico a quello del libero, Sbei-Mlinaric-Pey, Debora conquista così il nono titolo mondiale della sua fantastica carriera. Ed ha solo 21 anni.
Ci si aspettava una gara maschile estremamente interessante e così è stato, vuoi per il fatto che il pubblico, finalmente numeroso, ha sostenuto con calore i beniamini locali Sturmer, Casado e Motta, vuoi perchè a differenza di precedenti edizioni gli atleti in grado di recitare un ruolo da protagonisti sono diversi. Anche nelle tre posizioni di vertice lo short ha stabilito un sostanziale pareggio emerso dalla dinamica dei piazzamenti. Guida Dario Betti che ha commesso una lieve esitazione nella prima trottola del programma ma è stato impeccabile nella catena triplo lutz/triplo rittbergher, nel triplo flip e nel doppio axel. In seconda posizione troviamo Marcel Sturmer, dal pattinaggio veloce e brillante anche se la qualità degli elementi tecnici non è eccelsa. Terza posizione per Andrea Aracu (suo il punteggio totale più alto dopo lo short) che ha pattinato con grande intensità ed eseguito senza errori la combinazione triplo rittbergher/triplo rittbergher, il doppio axel e il triplo toe-loop come salto puntato. Ottimo anche il rendimento di Marco Santucci, sesto, che via via si riappropria del suo grande potenziale.