Bravely Second End Layer - Recensione

Creato il 18 febbraio 2016 da Lightman

Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.

Sembra passato un secolo dal nostro primo, fortunato, incontro con il coraggioso Tiz Arrior ed i suoi compagni d'avventura. Una squadra che ha conquistato, di diritto, un posto nel cuore e nei ricordi, quasi fosse un gruppo di cari amici di vecchia data. Sorprendentemente, Bravely Default ci lasciò sensazioni ed emozioni che i giochi di ruolo di stampo nipponico, oramai da qualche tempo, faticavano a donare. Una pietanza dal gusto pieno ed intenso, da assaporare sino in fondo, arricchita da una mescolanza travolgente di sapori tradizionali e moderni bilanciati in modo sopraffino. Un'opera che, con la sua forza, riuscì a tacitare in un sol colpo le voci maligne nate attorno a premesse non esattamente esaltanti. L'IP di Silicon Studio, pur non commettendo gli stessi errori, riprendeva in via assai generale le atmosfere, il design e le tematiche di "The 4 Heroes of Light", mediocre J-RPG nato da una costola del pantagruelico brand Square-Enix conosciuto come Final Fantasy. Insomma, Bravely Default si dimostrò senza ombra di dubbio un piccolo, imperdibile, capolavoro che esaltò la già ricca softeca dell'handheld Nintendo. Ed ora eccoci di nuovo, poco più di due anni dopo la release occidentale del primo capitolo, a commentare l'arrivo sui 3DS nostrani di Bravely Second: End Layer. La sfida per il team di sviluppo si presentava, manco a dirlo, ardua. Dopo l'indiscusso successo riscosso da Bravely Default, infatti, le aspettative dell'utenza non potevano che essere molto alte. Silicon Studio e Square-Enix, però, sembrano avere tutta l'intenzione di concedere il bis confermando in tutto e per tutto la solida formula del precedente episodio, puntellandola con diverse novità di rilievo ben amalgamate nel gameplay e giustificate da un rinnovato contesto narrativo, curato in modo maniacale.

Di nuovo in viaggio

Sono passati due anni e mezzo dagli eventi occorsi nell'episodio precedente. Il mondo è andato avanti ma le ferite del passato, causate da un male oscuro, rimangono sin troppo visibili ovunque si volga lo sguardo. Enormi voragini si aprono come orrende cicatrici che deturpano terre ormai riarse ed improduttive. Carestie, soprusi, insignificanti faide intestine scoppiano per il possesso di un tozzo di pane, speculazioni economiche sbocciate sulla disperazione di poveri rifugiati e tanto egoismo allargano lo strappo nel tessuto socio-politico della martoriata terra di Luxendarc. Questa si trascina stancamente, sotto una pesante coltre di irragionevole fatalismo che annebbia il potere di discernimento degli uomini impedendo loro di scorgere una luce nel loro futuro. Percorriamo una terra stremata, che si sta ancora leccando le ferite dopo la cosiddetta Guerra dei Cristalli. La vecchia e corrotta Ortodossia si è finalmente dissolta, lasciando il posto ad un difficile processo di riforma guidato da una nostra vecchia conoscenza: Agnès Oblige, ex vestale del Cristallo del Vento ora eletta Papessa e protettrice della nuova Ortodossia. Tutto, insomma, sembra lasciar pensare ad un nuovo inizio, benedetto da pace e stabilità. Così almeno la pensa Yew Geneolgia, nobile e fiero Cavaliere della Guardia personale della Papessa Agnès, nonché nostro giovane alter ego. Purtroppo, una nuova e potente minaccia irrompe improvvisamente sulla scena rapendo la nostra unica certezza e facendo collassare in un baleno i fragili equilibri su cui si reggono intere nazioni. Il coup de thèâtre, oltre a dare il là all'avventura, giustifica anche una nuova, interessante, soluzione nel gameplay. Messa da parte la fatina Airy, ora a fornirci le indicazioni sarà proprio Agnès in persona, la quale ci parlerà attraverso il frammento del cristallo che porteremo con noi. Insomma, le premesse per un'altra leggendaria epopea ci sono tutte, nonostante l'effetto "novità" del primo episodio - per coloro che hanno avuto modo di giocarlo - possa dirsi ormai esaurito. Le nostre aspettative, comunque, non vengono disattese, grazie alla forza di una sceneggiatura ben orchestrata priva di tempi morti che, pur non brillando per soluzioni originali, riesce comunque a tenerci incollati per decine di ore sugli schermi della piccola console Nintendo grazie ad una perfetta amalgama di note gravi ed acute. Merito di una narrazione delicata e sensibile, in grado di raccontare con tatto e molta disinvoltura anche gli eventi più macabri, senza mai perdere forza od efficacia.

La potenza stilistica del racconto appare in tutta la sua estensione grazie ad una caratterizzazione certosina e sfaccettata delle personalità dei quattro protagonisti e dei molti curiosi personaggi (equamente divisi tra new entry e volti noti) che incontreremo lungo il cammino. Il lore e la mitologia del mondo di gioco vengono ulteriormente ampliati ed approfonditi, presentandoci un background assolutamente coerente con la situazione socio-politica post bellica e gli eventi occorsi nel recente passato. Insomma, sotto il profilo narrativo Bravely Second: End Layer, nonostante la mancanza di intrecci inediti, non solo è una piacevole conferma per tutti coloro che già hanno vissuto le disavventure narrate nel predecessore, ma risulta fruibile ed appassionante anche per chi non ha mai sentito parlare dei Cristalli di Luxendarc.

Il destino di un cavaliere

Al di là dell'evoluzione nel plot, Bravely Second: End Layer punta a non discostarsi dal perfetto equilibrio raggiunto dal precedente capitolo in termini di gameplay e combat system. Seguendo l'adagio "squadra che vince non si cambia" Silicon Studio ripropone inalterate tutte le feature che hanno decretato, poco più di tre anni fa, il successo della combriccola composta da Tiz e compagni. Ritroviamo dunque il granitico sistema di combattimento turn based che tante soddisfazioni ci ha regalato in passato, impreziosito dal tratto distintivo della serie, ovvero la meccanica Brave e Default. Per chi non avesse ancora familiarità con questa innovazione, possiamo dire che essa riesce a donare al sistema di combattimento una profondità tattico-strategica difficilmente rinvenibile in altre produzioni moderne o passate. In sostanza il giocatore, oltre ad avere il controllo sui quattro combattenti, può dominare l'ordine dei turni di ogni scontro. Le azioni eseguite da ogni personaggio consumano punti azione ed è proprio su questa preziosa risorsa che va ad incidere la meccanica anzidetta.

Con l'opzione Default, paragonabile alla classica difesa, il combattente di turno non solo parerà gli attacchi avversari, ma accumulerà anche un punto azione, spendibile (o spendibili, a seconda della quantità accumulata) attraverso l'opzione Brave. Un concetto semplice ed immediato che, in realtà, necessita di tanta pratica e ragionamento per poter essere sfruttato appieno in combinazione con la feature Bravely Second (che sospende il normale scorrere dei turni per incastrare durante lo scontro un qualsiasi attacco totalmente gratuito) e, soprattutto, con l'immancabile Job System. Quest'ultimo non si limita a riproporre le classi presenti nel precedente capitolo (assieme all'interessantissima possibilità di ibridare le stesse), bensì amplia ulteriormente l'offerta attraverso l'introduzione di asterischi tutti nuovi (come il pasticcere, il gattomante e l'esorcista), per un totale che ora ammonta a ben trenta classi ed oltre trecento abilità da combinare e sbloccare. Starete pensando che, con tutto questo ben di dio, l'attività di farming e di levelling dovrà essere per forza tediosa e frustrante.

Al contrario, tale varietà contenutistica permette al giocatore di divertirsi ad esplorare nuove scelte ed opportunità strategiche, scacciando così lo spauracchio della ripetitività. Inoltre, per velocizzare il processo di levelling ed annullare eventuali tempi morti che potrebbero uccidere il ritmo, gli sviluppatori hanno introdotto tre nuove opzioni: ovvero la libera scelta della percentuale di incontri casuali in cui ci imbatteremo, la possibilità di salvare sino a dieci tattiche predefinite e la cosiddetta "serie vincente". In questo senso, nel caso in cui si sconfigga un nemico al primo turno, si potrà scegliere se continuare a combattere oppure accontentarsi di quanto già guadagnato. Resistendo a più ondate consecutive, il moltiplicatore dei bonus salirà, per ricompense finali di tutto rispetto. Certo, c'è sempre il rovescio della medaglia, dato che il rischio di rimanere a secco di punti azione (che non verranno ricaricati sino alla fine dello scontro) e mana è davvero concreto e pericoloso, se ci si trova lontano da un rifugio sicuro in cui riposarsi. Le tattiche salvate dal giocatore, invece, consentono di richiamare, velocemente e senza inutili circonvoluzioni tra i menu, i set personalizzati che maggiormente si adattano alla tipologia di combattimento ed ai nemici che ci si trova ad affrontare.

To the Fort-Lune!

In Bravely Second: End Layer fanno il loro gradito ritorno anche gli elementi social ed il mini game gestionale che hanno caratterizzato il predecessore. Sotto il profilo sociale, la funzione StreetPass la fa, ovviamente, da padrona. Si possono reclutare amici per ottenere il loro sostegno in battaglia, condividere determinate abilità con loro, oppure inviare una mossa speciale personalizzata. La funzione Abilink, poi, consente di utilizzare le abilità apprese dagli amici registrati. Ad esempio, nel caso in cui il nostro sodale sia più avanti di noi nel gioco sarà possibile sfruttare le sue abilità avanzate. Inoltre, registrare nuovi giocatori permette di ampliare la forza lavoro da impiegare nel mini game gestionale che ora ci chiede di ricostruire la città natale di Magnolia Arch, rasa al suolo dopo un potente attacco sferrato dalla misteriosa razza Ba'al. Questa cittadina lunare dovrà esser costruita da capo e difesa dagli attacchi della potente razza extraterrestre, utilizzando la forza lavoro accumulata tramite StreetPass.

Riparando e potenziando laboratori, officine, biostabilimenti si otterranno bonus, ricompense e addirittura nuove mosse speciali. Infine, la creatura di Silicon Studio ci porta in dono anche un ultimo passatempo dal gusto tipicamente nipponico che, nonostante abbia poca influenza sul prosieguo dell'avventura principale, risulta comunque simpatico ed abbastanza divertente. In Morscraft i nostri quattro eroi si dilettano nella realizzazione di...peluche. Ogni combattente ha un ruolo predefinito in questo ingrato lavoro: tagliare, imbottire, cucire e rifinire. Si possono anche potenziare gli attrezzi così da aumentare, per un periodo di tempo limitato, la produzione, il numero (o l'indice di rarità) dei peluche craftati, modificare il prezzo di vendita. Vi starete chiedendo a cosa serva questa attività curricolare. Beh, oltre a determinati bonus che non vi sveleremo, vendendo le scatole piene di peluche si sbloccheranno, ad esempio, anche nuovi brani musicali. Tutte si possono considerare attività extra curricolari; tuttavia contribuiscono ad arricchire ancora di più un'offerta complessivamente varia e profonda, che lascia l'utente libero di costruire la propria esperienza di gioco, scegliendo e personalizzando senza ansie o patemi modi e tempi attraverso cui vivere la propria avventura.

Bravely Second: End Layer non perde colpi nemmeno sotto il profilo stilistico e ripropone, in tutta la sua eterea bellezza, lo stile unico che ha caratterizzato il predecessore. Una piccola opera d'arte digitale, verrebbe da dire, supportata da un ottimo doppiaggio e da una soundtrack sempre sopra le righe. Ambienti e fondali paiono dipinti da un impressionista che ha volutamente scelto l'impalpabile tecnica dell'acquerello per caricare il titolo di una tremenda forza ed immediatezza espressiva. La bellezza bucolica delle sorgenti termali di Yunohana, le atmosfere vagamente steampunk di Ancheim e lo sfarzo barocco di Gathelatio toccano immediatamente le giuste corde emotive con la delicatezza di un componimento poetico, restando impressi nella memoria e nei ricordi del rapito osservatore. Da ultimo, i giochi prospettici messi in campo da Silicon Studio, esaltati da un ottimo effetto 3D, sono più belli che mai ed avvolgono morbidamente i teneri protagonisti, presentati ancora una volta attraverso un "chibi style" tondeggiante e caratteristico tutt'altro che fastidioso, per un risultato finale che denota una cura maniacale per la caratterizzazione ed eguaglia, sotto ogni aspetto, il predecessore.