Sono partito qualche settimana fa a parlarvi di Breaking Bad, iniziando dalla prima stagione che avevo appena finito di vedere. Poi pensavo di guardarla con calma e fare un post per stagione, e invece, come il prodotto al centro del telefilm, la serie dà dipendenza.
Non scherzo. Alla fine di ogni episodio la cosa che pensi è: “Ancora una”. Non puoi fermarti, devi sapere cosa succederà dopo.
Ma questo effetto è stato gestito con maestria, al contrario di altri telefilm in cui il momento di tensione è solo sul finale di puntata, per poi ammosciarsi all’inizio della seguente. La tensione parte all’inizio dell’episodio e perdura per tutta la durata, e sul finale c’è un assaggio di quello che si svilupperà successivamente.
Breaking Bad è un prodotto perfetto. Ben sceneggiato, ben diretto, ottimamente recitato (io l’ho visto in versione originale, quella doppiata non ho idea di come sia) e che non ha risentito dello sciopero degli sceneggiatori degli scorsi anni. 5 stagioni in cui non ci sono momenti morti, tranne alcuni, ma credo sia un problema mio personale.
Ho trovato infatti che Marie, la sorella di Skyler, rappresenti una distrazione e un riempitivo che diventa davvero noioso con il proseguire della serie, addirittura ripetitivo. Perfino Skyler perde un po’ di smalto e iniziando a comportarsi in maniera isterica e imprevedibile. Ripeto, i due personaggi non piacciono a me, punto.
I produttori di serial dovrebbero davvero studiare al formula di Breaking Bad, prendere esempio dalla struttura, per sfornare finalmente altri prodotti di questo livello. Il discorso ovviamente è rivolto alle produzioni americane, che negli ultimi anni hanno sfornato serial che partivano con un buon livello per poi finire inevitabilmente allo sbando, con scelte trite e ritrite solo per riempire episodi e far felici gli sponsor.
Avvertenza per chi decidesse di guardare Breaking Bad: preparatevi a non guardare altro finché le stagioni non sono concluse e a sentirvi un po’ tristi quando capirete che è finito.