Bret Easton Ellis, sparire qui

Creato il 09 marzo 2012 da Andreapomella

C’è una frase che tormenta Clay, il biondo protagonista di Meno di zero (Einaudi), il romanzo d’esordio di Bret Easton Ellis (pubblicato per la prima volta nel 1985 negli Stati Uniti). È la frase che compare su un cartellone pubblicitario e che Clay scorge appena arrivato a Los Angeles per le vacanze di Natale di ritorno dal college che frequenta nel New Hampshire: “Sparire qui”. In questa frase si addensa il senso profondo di tutto il romanzo, un’insuperabile contro-epopea americana sulla pulsione di distruzione che strozzò una generazione di giovani ricchi e assenti nella California dorata degli anni Ottanta. Espressione migliore della cosiddetta narrativa minimalista, Meno di zero è l’opera che mise fine al ciclo dei grandi romanzi di protesta generazionale che hanno contrassegnato la letteratura americana del Novecento, da Fitzgerald a Salinger fino a Kerouac. La protesta contro l’establishment benpensante e la rincorsa all’american dream approdano qui sulle coste auree del west, dove ventenni ricchi sfondati soffocati da un’endemica incapacità di provare sentimenti come il piacere, la paura, l’amore, non trovano più niente contro cui combattere. Per questi cavalieri dell’angoscia non c’è altro da fare se non, appunto, sparire, e cercare di farlo il più in fretta possibile, in un posto qualsiasi, in una strada qualsiasi; qui. Un adesso che non è più il carpe diem oraziano, ma un tempo presente dilatato e informe che ha l’aspetto di una voragine che tutto inghiottisce, uomini, storie, senso. Un classico, come si dice, della contemporaneità; un’opera – Meno di zero – da leggere e rileggere.


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