Sono le cinque della mattina, sono in auto, e marcio faticosamente su per una ripida salita imbiancata di Puianello. Nevica a bestia e sono sbronzo da fare schifo, tanto per capirci non è solo la macchina che arranca.
Arrivo ad un incrocio, mi fermo. Una macchina dietro di me, sbucata chissà dove e chissà quando, lampeggia. Riconosco il taglio dei fanali: è un'alfa. E' l'alfa di Baiso, per forza. Fuori c'è la tormenta, l'orario è tardo, e a Puianello non c'è mai un cane, quindi è Baiso, per forza è lui. Per chi non lo conoscesse vi dico solo che lui ha il dono dell'ubiquità, non scherzo, Baiso è dappertutto, e se non lo avete ancora visto è perché siete dei distratti.
Comunque, vedo le luci, e nonostante la neve che cade fitta, apro il finestrino ed estraggo il braccio: “CIAO BAISO” grido, e muovo la manina, dopodiché accelero con quanta ne ho, producendomi in un paio di sbandate controllate. Si fa per dire.
Baiso non è uno dal piede leggero in macchina, e spesso quando lo incontro, ci spingo giù anche io, per gioco. Cosa? E' da stupidi dite? Lo è, mica l'ho mai negata 'sta cosa.
L'alfa rimane dietro, la perdo. Ho capito: non ha le gomme da neve. Strano però. Baiso è uno che non si fa trovare impreparato dalle stagioni.
Arrivo a casa, parcheggio la macchina di fronte al cancello d'entrata, bestemmio con il mazzo di chiavi, la serratura che proprio non ne vuole sapere di stare ferma, e con il tempo che fa girare veramente le palle.
Poi eccola, l'alfa. Faticosamente prosegue la marcia nella tormenta. Grido: “BAISO! BAISO! BAISO VIENI A PRENDERE UN CAFFE'!” Perché forse voi non lo sapete, ma Baiso va matto per il caffè. Tra l'altro hanno appena scoperto che il caffè previene le malattie neurodegenerative e, se preso senza zucchero, anche il diabete. Baiso lo zucchero nel caffè non lo mette mai.
L'alfa si ferma, volta in mezzo la strada e viene verso di me. Apro le braccia in un gesto d'esultanza alla Ibrahimovic.
E' l'alfa dei carabinieri, la stessa che da anni influenza le mie serate. La mia vita. Quella che mi ha obbligato a rinunciare alle discoteche, alle scopate clandestine, ai concerti.
Appena la riconosco rido, di gusto, non so perché, anzi si lo so, sono sbronzo, di brutto. Uno dei due agenti abbassa il finestrino e mi chiede: “lei abita qui?”
“Certo”
“Bene” dice, e poi mettono la retro e spariscono nell'oscurità.
Sono contento che ci sia così tanta bontà al mondo, sono certo infatti, che se non avessi avuto un posto dove poter trovare riparo dalla tormenta, avrei trovato un tetto, e forse, anche un pasto caldo.