Premessa generale: questo non è un testo di cucina e i cookies di cui parlo sono quelli che, a ogni visita, i siti infilano nei browser dei propri utenti. Se uno strano scherzo di Google vi ha spediti qui, mentre cercavate ricette per i biscotti, forse è il caso di passare al risultato di ricerca successivo. I cookies sono piccoli files, raramente superiori a una manciata di KB (la dimensione massima effettiva è 4095 bytes, ossia 4 KB), che il nostro browser tende ad accumulare mentre navighiamo in Rete, più o meno come un cane accumula le pulci. Questi piccoli files sono un gentile pensiero, offertoci dai siti che visitiamo, per ricordarsi del nostro. E per altri motivi, che variano da sito a sito e da cookie a cookie. Un cookie “standard” è una specie di timbro, grazie a cui un sito può riconoscerci: se non abbiamo un timbro, il sito ci vedrà come visitatori giunti lì per la prima volta e provvederà a marchiarci; se abbiamo già un timbro, il sito lo riconoscerà, saprà che siamo già passati di lì e si regolerà di conseguenza. Un cookie, tipicamente, contiene una traccia della nostra identità, ma non solo: altri dati che possono essere memorizzati in un cookie sono i nostri dati di accesso a un sito (quando eseguite l’accesso a Facebook, per esempio, un cookie si ricorderà di questo e vi manterrà nel vostro account anche quando riaprirete il browser, se non ricorderete di fare logout alla fine della sessione), le preferenze che potremmo aver impostato per un sito (lingua, fuso orario, eccetera), ma anche le pagine che abbiamo visitato in un sito, eccetera. In breve, il cookie medio contiene un riassunto della nostra “vita” sul sito che lo ha collocato: leggendo questo riassunto, il sito può adattarsi meglio alle nostre abitudini, ai nostri interessi e alle nostre richieste, rifilandoci molto spesso le pubblicità che sono più in sintonia con noi e che, di conseguenza, hanno più probabilità di farci abboccare. Al nostro accesso, il sito pesca il suo cookie del nostro browser, ne invia le informazioni al server e, in base a queste informazioni, modificherà eventualmente i contenuti da mostrarci. Come si può intuire, il controllo dei cookies è basilare, per chiunque sia interessato ad anonimato e privacy: coi cookies abilitati e attivi, lasciamo impronte digitali ovunque, il che potrebbe non essere ottimale, per chi si preoccupa di anonimato e privacy. I gestori di un sito potranno anche promettere di non utilizzare mai quei dati e non divulgarli mai (e di solito lo promettono, magari con le dita incrociate dietro la schiena), ma le nostre impronte digitali resteranno. Per questo motivo, i browser offrono solitamente la possibilità di controllare da quali siti vogliamo accettare cookies, quali dovranno essere bloccati, quali vogliamo cancellare, eccetera. Una buona norma sarebbe anche cancellare i cookies alla fine della sessione, ossia quando abbiamo finito di navigare, ed è una operazione che è sempre eseguita in automatico, se utilizziamo la modalità anonima, in incognito o comunque sia chiamata al nostro browser. Se li lasciamo nel browser, i cookies prima o poi moriranno per conto proprio, perché hanno una data di scadenza, ma spesso sarà necessario più di un anno, prima che un cookie muoia di morte naturale. Sempre che, nel frattempo, non saremo tornati su quel sito, rinnovandolo. Esistono vari tipi di cookies, ognuno deputato a una funzione particolare. Se guardiamo ad esempio la lista dei cookies memorizzati all'interno di Google Chrome, che troviamo sotto chrome://settings/cookies, per ogni dominio possiamo vedere il numero dei cookies e, cliccando su quella sezione, anche il tipo di cookie, scritto in un rettangolo di colore più chiaro. In base al nome, possiamo capire anche quale sia la sua funzione. Un caso particolare, però, è rappresentato da Local storage, che non è un cookie, anche se lo troviamo elencato assieme a loro: local storage è una funzione introdotta dallo HTML5, che permette a un sito di memorizzare alcuni dati sul nostro computer, per velocizzare il caricamento o per altri scopi (un gioco, ad esempio, potrebbe registrare i nostri salvataggi come local storage, per recuperarli al nostro ritorno). Eccettuato dunque Local storage, tutti gli altri nomi che vedrete saranno tipi di cookie. Alcuni dovrebbero essere sufficientemente chiari, come language (provate a indovinarne la funzione), mentre altri hanno nomi alquanto criptici. Vedremo dunque di elencarne alcuni, tra i più diffusi. Uno dei maggiori produttori e distributori di cookies è sicuramente Google Analytics, uno strumento molto amato e usato dai webmaster, per “misurare l’interazione degli utenti col sito”, ossia per vedere cosa fanno gli utenti mentre visitano un sito: che pagine visita l’utente X, da dove ci è arrivato, quanto tempo ci resta, cosa clicca all'interno della pagina, eccetera. Siccome tutto ciò è effettuato attraverso il collocamento e al lettura di cookies, è inevitabile ritrovarsi con un certo numero di cookies in più, dopo aver visitato un qualsiasi sito che utilizza Google Analytics: procederò dunque con una brevissima presentazione dei principali cookies collocati da questo strumento. _ga: la sua aspettativa di vita è di 2 anni e serve a distinguere fra loro gli utenti. __utma: aspettativa di vita di due anni, aggiornato ogni volta che i dati sono inviati a Google Analytics, serve a distinguere gli utenti e le varie sessioni di un utente. __utmb: determina le nuove sessioni di attività su un sito, ossia le varie nostre visite. __utmc: cancellato alla chiusura del browser, è un “gemello” del precedente, ma è usato per interagire con altre parti di Google Analytics. __utmv: memorizza i dati di alcune variabili, che l’utente di un sito può modificare. __utmz: registra il modo in cui un utente è arrivato al sito e spesso va a braccetto coi cookies di varie pubblicità. La sfilza di cookies che cominciano con bb, come bblastvisit, bbpassword, bblastactivity, e varianti sul tema, sono collegati ad alcuni modelli di forum, proprio come i cookies sul tema phpbb, kunena, e compagnia bella. Questi cookies sono impostati dai forum che visitiamo, registrando il nostro accesso, la nostra ultima attività e così via; sono anche i responsabili delle funzione che ci permettono di passare direttamente agli ultimi messaggi non letti in una discussione, oppure ci mostrano i nuovi messaggi dalla nostra ultima visita. Allo stesso modo, anche siti come YouTube utilizzano cookies per registrare le nostre preferenze, gli ultimi video che abbiamo visto, eccetera; in particolare, recently_watched_video_id_list ricorda la lista degli ultimi video da noi visti su un determinato browser. Sempre in tema di Google, un dominio a cui prestare attenzione è doubleclick.net, al cui interno è registrato il cookie id, cioè il principale (ma non l’unico) cookie utilizzato da Google per gestire la sua pubblicità. Altri cookies pubblicitari usati da Google, e che possono essere trovati più o meno ovunque in giro per i vari siti, sono _drt_, FLC, NID, exchange_uid, ma anche il cookie __gads è spesso a braccetto con quello di doubleclick, mentre PREF è un cookie che si occupa delle preferenze nei risultati di ricerca (e non solo), anche per tutti quegli utenti che non hanno eseguito l’accesso al proprio account Google. Cliccando sul rettangolino contenente il nome di un cookie, su Google Chrome, è inoltre possibile esaminarlo più da vicino, ottenendo informazioni sul dominio a cui è collegato, la sua data di creazione, la data di scadenza e altro, tra cui un pulsante per rimuoverlo.
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