Dio si fece spirito, e parlò ad Ezechiele. Un lungo rotolo denso di parole d’ogni genere si stese di fronte ai suoi occhi, e la voce di Dio, rimbombando nella sua testa, gli ordinò di mangiarlo. Ezechiele, che nel nome teneva la forza del Signore, obbedì. Nella sua bocca le lettere si sciolsero come miele, senza perdersi disordinatamente. Ascoltò le parole che lo invocavano come Figlio dell’uomo e poi venne avvolto dal fragoroso rumore delle ali che lo sollevarono per riportarlo lungo il canale Chebàr, iniziandolo al duro compito di riferire il verbo che aveva appena ricevuto da Dio. O forse perché, dopo aver mangiato un intero rotolo di parole divine, non riusciva più a muoversi con agilità.
Americo Scarlatti, nome d’arte nato dall’anagramma di Carlo Mascaretti con l’aggiunta di una “i”, dedica un capitolo alla bibliofagia, nell’undicesimo tomo che compone Et ab hic et ab hoc, un’enciclopedia di stranezze ed amenità, caso letterario curioso e dimenticato. Il volume numero undici raccoglie un numero portentoso di aneddoti legati alla letteratura, tra cui le storie di testi che nel corso della storia vennero mangiati.
Bernabò Visconti, nel 1363, si vide recapitare l’ennesima scomunica papale seguita al rifiuto di cedere la città di Bologna al Pontefice dopo le trattative mediate dal re di Francia Giovanni II. Per ribadire il rifiuto d’asservirsi al potere di Urbano V, fece mangiare la bolla papale ai due legati incaricati di consegnarla.
Augier de Gisten, ambasciatore di Carlo V a Costantinopoli durante la metà del 1300, scrisse in una lettera che i tartari erano capaci di mangiare dei libri interi, pur di assorbire il sapere contenuto in essi.
Theodore Reinking, autore di un libricino chiamato Dania ad exteros de perfidia Suecorum (Dai Danesi al resto del mondo; sulla perfidia degli Svedesi) fu rinchiuso in prigione e costretto a mangiare quel trattato per avere salva la vita. Stando a diverse fonti, tra cui il Forse Queneau, le pagine furono fatte bollire nell’acqua, come se fosse una minestra, probabilmente per rendere più facile la digestione.
Stessa sorte toccò ad Isaac Volmar e alle sue satire sul Duca di Sassonia, consumate però a crudo, senza l’ausilio del brodo d’inchiostro.
Secondo una leggenda, Menelik II di Etiopia, cristiano devoto, sembra avesse ingerito interi passaggi della Bibbia convinto che avessero effetti curativi.
Un caso realmente documentato di bibliofagia, seppur in misura minore, appartiene ai giorni nostri.
Robert Metcalfe, fondatore della 3com, ingegnere informatico e co-inventore della rete Ethernet, nel 1995 dichiarò quanto segue:
"But I predict the Internet, which only just recently got this section here in Infoworld, will soon go spectacularly supernova and in 1996 catastrophically collapse."
Metcalfe era assolutamente certo che Internet sarebbe collassato, e ne prevedeva il fallimento su tutti i fronti. Costretto a doversi ricredere, Metcalfe inscenò il suo mea culpa davanti alla platea della WWW6 (Sixth International World Wide Web Conference) nel 1997. Prese una copia del discorso che conteneva la falsa predizione e lo frullò davanti al pubblico. Dopo aver assaggiatol’intruglio di carta con un cucchiaino, mandò giù tutta la poltiglia, guadagnandosi le risate dei presenti e un posto d'onore meritatissimo nella breve istoria della bibliofagia.
Alessio MacFlynn