![Breve storia del Cha no yu, ovvero la via del tè Giapponese](http://m2.paperblog.com/i/179/1795472/breve-storia-del-cha-no-yu-ovvero-la-via-del--L-3vA_UA.jpeg)
In Giappone si beve comunemente il tè verde in foglie durante tutta la giornata, ma il matcha ossia il tè verde in polvere viene utilizzato in una cerimonia antica e radicata nella cultura nipponica, il Cha No Yu o Chado, letteralmente acqua calda per il tè e via del tè.
Il tè ha avuto un impatto monumentale sulla cultura del Giappone, modificando ed ispirando poesia, calligrafia, letteratura, artigianato ed arte. Durante il regno del Principe Shotoku (574-622) era comune spedire in Cina molti monaci buddisti che avevano intenzione di studiare al meglio la loro religione, durante i loro studi religiosi essi apprendevano la cultura cinese del tè e molti ne portavano testimonianza una volta tornati in Giappone. L’imperatore Shomu fu il primo ad intrattenere degli ospiti con del tè, servendolo nel 729 ad un centinaio di preti buddisti che grazie a questo nuovo infuso videro potenziata la loro meditazione. Uno di questi monaci, Gyoki decise di dedicare il resto della sua vita al tè e fece costruire 49 templi con annessi giardini di tè. Questo primo “tea party” modificò drasticamente il destino del tè in Giappone, nel 794 l’Imperatore Kammu fece costruire il palazzo imperiale a Kyoto con un giardino di tè grande come una piantagione all’interno delle mura del palazzo, amministrato da un consigliere imperiale. Nell’805, Saicho meglio noto come Dengyo Daishi (nome datogli dopo la sua morte), di ritorno dal suo percorso di studi in Cina porta in Giappone i primi semi di Camellia sinensis, e li pianta presso il monte Hiei nella provincia di Omi. Ancora oggi è possibile visitare la prima piantagione sperimentale millenaria. Nel dodicesimo secolo una seconda ondata migratoria di artisti e monaci arriva in Giappone e riprendono i viaggi di studi dal Giappone verso la Cina, aboliti precedentemente per molti anni.
cerimonia con la maestra di chado Senyo Machida
In quel periodo il tè veniva bevuto solamente da monaci, nobili e membri della corte e guerrieri. All’interno dei monasteri il tè divento un rito istituzionalizzato che iniziava con il primo tè del mattino, per prepararlo al meglio con il tempo i monaci svilupparono una serie di regole ferree dette sarei o etichetta per il tè. L’amore per il rito del tè in Giappone continuava a crescere anche grazie ai monaci pellegrini che ne portavano testimonianza in tutto il paese ed i monaci che furono ad essere i primi maestri del tè svilupparono un rapporto ancora più stretto fra religione e tè elevando al cerimonia ad una delle tecniche Zen di illuminazione.
TE’ E SAMURAIEpoca Kamakura (1192-1333); lo Shogun Minamoto si ammala gravemente e chiama in soccorso Eisai, che grazie al tè ed allo stile di vita Zen lo cura. Dopo questo episodio Minamoto diventa un entusiasta della cultura del tè e fa di tutto per svilupparne la cultura . Prima di entrare in una casa da tè, i samurai erano obbligati a disarmarsi per condividere la pace davanti ad una tazza di matcha. Secondo il bushido, il codice d’onore dei samurai, o vai del guerriero: “Un samurai che ha come valore solo la forza è un samurai inaccettabile. Egli deve praticare la poesia ed essere un profondo conoscitore della cerimonia del tè”.Il tè veniva considerato anche un vezzo dell’alta società, presso al corte Imperiale e nelle dimore dei nobili erano comuni le tochao gare di tè. Erano competizioni dove ci si sfidava nel preparare il tè migliore, in palio c’erano doni di altissimo valore economico e sociale come armi, armature e kimono di seta. Da queste grandi feste a base di tè si sviluppa un cerimoniale più discreto ed intimo.
Buon chado a tutti!