Le prime banconote videro la luce in Cina, che vanta un’antica tradizione nell’emissione di cartamoneta. Nell’ 812 d.C. l’impero cinese usò temporaneamente qualcosa di simile alle banconote per far fronte alla carenza del rame, metallo con cui venivano coniate le monete. La carenza di monete metalliche era dovuta alla necessità di convincere, tramite ‘mazzette’, i capi barbari del nord a non invadere la Cina. Questi primi biglietti erano ricevute di versamento di monete. Il loro uso durò pochi anni, dato che il loro uso eccessivo creò una forte inflazione. Solamente un secolo dopo, in Cina, vengono emessi dei biglietti di cambio, che risultavano molto più comodi delle pesanti monete metalliche. Queste banconote, emesse non dallo stato, ma da alcune importanti famiglie, che facevano da garanti, furono largamente diffuse al punto da divenire i cardini dell’economia statale. Cosi sotto la dinastia Sung per la prima volta lo stato decise di regolamentare l’emissione di cartamoneta. La prima banconota cinese che ci è pervenuta è il 1000 cash, emessa sotto la dinastia Ming nel periodo della Grande Guerra (1368-1398). Il cash fu la prima banconota per cui veniva garantito il pagamento a vista in qualsiasi momento.
Marco Polo (1254-1324) riportò dalla Cina la notizia dell’uso della carta come moneta. Nel Milione Marco racconta che il Gran Khan faceva fabbricare grandi quantitativi di cartamoneta, ricavandola dalla scorza del gelso e vi facesse imprimere il suo sigillo e che venisse usata per ogni forma di pagamento. Quando la cartamoneta era logora veniva riportata al Gran khan che la cambiava con un biglietto nuovo, percependo, però, una commissione del 3%. Marco Polo non si limita a descrivere le banconote cinesi, ma ne porta seco a Venezia alcuni esempi. La tradizione secondo la quale il viaggiatore veneziano sarebbe stato deriso dai suoi concittadini per i quali l’argento e l’oro delle monete sembravano assai più solidi e certi della carta è poco credibile. Infatti circa un secolo prima i Veneziani, trovandosi in guerra con i Bizantini, si incontrarono in grande bisogno di liquidità: allo scopo crearono nel 1171 una sorta di Banco di emissione, la Camera di prestanza, il quale raccoglieva dai cittadini del numerario metallico, rilasciando in cambio dei titoli cartacei negoziabili ed utilizzabili per effettuare pagamenti all’erario. Dunque già nel XIIII secolo esistevano le premesse economiche per la nascita della cartamoneta anche nell’occidente europeo. Tuttavia questi titoli giunti sino ad oggi non rappresentano in assoluto le più antiche banconote: infatti vi sono prove indirette ma precise che ci permettono di affermare che le banconote riportare a Venezia da Marco Polo rappresentano la conclusione della costruzione di uno strumento cartaceo di pagamento che trova la sua origine agli inizi del VII secolo. La moneta volante, così chiamata in Cina a causa non tanto della sua leggerezza, quanto della sua possibilità di circolare in un’area assai estesa, nel X appare già chiaramente strutturata. L’origine della cartamoneta coincide con quella della falsificazione: documenti ed atti processuali anteriori al X secolo ci dimostrano che i falsari sono antichi quanto i maestri di zecca e l’evoluzione stessa della banconota non risponde unicamente a criteri di razionalizzazione, ma anche alla necessità di impedire quanto più possibile ogni falsificazione. Marco Polo ci lascia anche una descrizione molto precisa della tecnica impiegata dai Cinesi nella fabbricazione della cartamoneta. Gli imperatori cinesi, tuttavia, nei due secoli che si succedono alla visita di Marco Polo tentano sempre più spesso di risolvere i problemi economici della nazione stampando quantità sempre maggiori di banconote: la fiducia crolla, e con essa la loro accettazione. Nel XVII secolo la cartamoneta scompare e, per vederla riapparire nel territorio cinese, dovremo attendere sino alla metà del XIX secolo.
Quale conseguenza delle grandi scoperte geografiche, sin dalla metà del XVI secolo i centri commerciali del Mediterraneo declinano e, in loro vece, sorgono quelli posti sull’Atlantico. Parallelamente la potenza economica di alcune città italiane soprattutto Venezia, Napoli, Genova e Firenze ne risulta compromessa a vantaggio di piazze commerciali in veloce crescita: Amsterdam, Londra e Francoforte. Questa evoluzione è assai più veloce ed intensa nel XVII secolo, divenendo irreversibile. A questo spostamento del baricentro commerciale del mondo occidentale si accompagna anche una tumultuosa crescita del commercio e, quindi, ad una nuova esigenza di più pratici strumenti di pagamento. Infatti la fede di credito rimane uno strumento di pagamento tipicamente mediterraneo ed è proprio la sua mancanza nell’area nord europea che stimola lo sviluppo di alternative e, infine, conduce alla nascita della cartamoneta. Nel 1609 sorge ad Amsterdam la Wisselbank. Grazie alle mutate condizioni geopolitiche questa piazza diventa ben presto la più importante d’Europa e tale rimane durante tutto il XVII secolo. A partire dal 1640 il Banco di Amsterdam rilascia dei titoli di credito avendo, quale modello, il Banco del Giro a Venezia. Analogamente a quelli veneti, i titoli della Wisselbank possono essere liberamente negoziati. Il loro valore è indicato in base ad una moneta di conto, i fiorino banco, il cui valore oscilla nel tempo, ma tendendo a valorizzarsi progressivamente a causa della politica di costante compravendita dei titoli realizzata dalla banca emittente, allo scopo di adattare il volume di moneta bancaria all’andamento effettivo dell’economia olandese. (segue)
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