Breve storia del denaro (parte 16): denaro locale e circuiti paralleli

Creato il 20 ottobre 2012 da Davide

Non molti ricordano i cosiddetti ‘assegnini’ o mini-assegni, quando la penuria della vecchia lira, specie nei tagli minori e nelle monete, provocò la creatività italiana che sviluppò un circuito di denaro fatto di gettoni telefonici, assegni emessi da filiali di banche, da supermercati e negozi vari. I mini-assegni ebbero un lontano parente nella Germania post prima guerra mondiale: i Notgeld. I metalli erano stati usati per la fabbricazione delle armi e non ne era rimasto per le zecche. Ogni città, piccola che fosse, iniziò a stampare biglietti di banca con valori minimi. In pratica ‘non soldi’, proprio come i mini-assegni. A metà degli anni ’70 l’idea nacque da un’esigenza manifestata dalle associazioni dei commercianti, che fecero pressione sulle banche perché, vista la grave carenza di spiccioli, dare il resto era diventato un incubo. In quel periodo si usava di tutto, dalle caramelle alle penne, dai francobolli ai gettoni. I titoli colorati, fragilissimi, e soprattutto più piccoli dei tradizionali assegni del libretto, furono subito chiamati mini-assegni. L’esperienza dei mini-assegni durò appena un paio d’anni. Il passaggio della zecca al poligrafico dello Stato consentì di far fronte alla necessità di piccoli tagli. Non pochi furono i problemi collegati alla circolazione dei mini-assegni che accelerarono la loro stessa fine, a partire dal fatto che spesso si era infranto il divieto di emettere assegni circolari al portatore. I mini assegni si rivelarono in molti casi anche un affare per le banche perché una gran massa di titoli non venne mai incassata. Stampati su carta comune e di piccole dimensioni erano particolarmente soggetti allo smarrimento, si deterioravano facilmente e sparivano nelle tasche dei collezionisti. Il valore complessivo del circolante è valutabile in 200 miliardi di lire per 835 tipi diversi di questi particolari ‘pezzi di carta’.( Fonte )
Esistono varie forme di scambi non monetari presenti nei paesi post-industrializzati, dalle prime esperienze in Canada degli anni settanta, agli attuali sistemi come il Member Organized Resource Exchange (MORE) presente negli Stati Uniti e in Giappone, il Local Exchange Trading System (LETS) diffuso in Gran Bretagna e Australia, il Robust Complementary Community Currency System (ROCS) inglese, il Système d’Echange Local (SEL) e il Tronc de Services comuni in Francia e in paesi francofoni, i Réseaux d’échange Réciproque des Savoirs (RRS) diffusi in Francia, Svizzera, Belgio e Olanda, la Banca del Tempo attiva in Italia, Svizzera e Spagna, i Tauschring e il WIR sviluppatisi in Germania e Svizzera e la Rete d’Economia Locale (REL) e il Sistema di Reciprocità Indiretta (SRI) presenti in Italia. Tutte queste esperienze hanno la caratteristica di essere meccanismi autoorganizzati in cui qualsiasi aderente può ottenere beni e servizi semplicemente mettendo a disposizione, e quindi offrendo in cambio, i beni e i servizi che può autoprodurre, nel senso più esteso della parola. Si citano anche i Ducati immaginari, il Green dollar, gli Hureai kippu, gli Ithaca hours e gli Hero dollars, monete complementari che hanno operato e operano in parallelo con la moneta convenzionale ed adempiono a delle necessità che le valute convenzionali non soddisfano. Nel 1990 c’erano meno di 100 esperienze di scambio non monetario, ma oggi si possono contare oltre 5.000 comunità che usano sistemi di scambio non monetari per risolvere una vasta gamma dei problemi che variano dalla cura degli anziani alla trasmissione di saperi. Queste esperienze riguardano piccoli gruppi di 50 persone in Australia, una città di 2,3 milioni di persone in Brasile o prefetture di 10 milioni di persone in Giappone.
In Germania, a quanto pare, oggi esistono almeno cento varietà di quello che è chiamato ‘denaro regionale’. Susanne Thomas è un ingegnere che ha dato il vio a una delle monete locali di maggior successo, il Berliner, che si cambia I no a uno con l’euro. In un’intervista del 2007 la Thomas affermava che nel 2005 meno di 50 negozi accettavano il berliner, ma nel 2007 erano saliti a 200 nella zona di Berlino, e includevano anche ristoranti, pizzicagnoli e anche qualche studio legale. La speranza della Thomas è quella di incoraggiare la varietà locale in contrasto con la conformità globale. Infatti in questo modo si favoriscono i negozi locali che accettano il berliner invece di comprare in grandi magazzini e catene multinazionali. Benché la Thomas neghi ogni volontà di voler fare propaganda per uscire dall’euro con il berliner, di fatto ha creato una moneta del tutto diversa per forma (verticale come un biglietto dell’autobus) e colori. Un’altra moneta, lo Spreebleute o bocciolo di fiume, è stata lanciata da un gruppo di cui fa parte Theo Wonneberger, che si descrive come un anarco-comunista democratico. In lui l’impegno politico è più radicale, poiché vuole protestare contro i mercati monetari globali governati dai ricchi. Se uno chiede euro in prestito deve pagare un interesse, ma se chiede Spreebluetes non deve pagare nulla, sono privi di interessi. Si ottengono facendo una donazione di tempo libero da sfruttare per progetti comunitari. Secondo Wonneberger questa idea dovrebbe dimostrare I difetti di un’economia consumistica. Anche il berliner aiuta i progetti caritatevoli locali, dato che ogni cinque centesimi di berliner comprati va ad associazioni e programmi benefici, come il dopo-scuola per i bambini immigrati o educazione contro la droga per gli adolescenti (Fonte: Marketplace Money for April 27, 2007 ).
A quanto pare, uno studio approfondito da parte della Bundesbank ha bollato queste monete locali o regionali come «inefficienti». In barba alla Bundesbank però le valute complementari interessano molto, anche in Italia, dove si fanno interessanti test con strutture ispirate al Wir, come è il caso della Sardegna e del circuito commerciale Sardex. (Fonte)

Che cos’è il WIR?
Fondata nel 1934, la banca WIR si definisce come partner delle PMI. i clienti, rispettivamente affiliati delle banche WIR, possono essere persone fisiche o giuridiche e possedere una propria ditta. I clienti della banca WIR sono oggi più di 60’000. I clienti della Banca WIR, hanno degli averi in WIR che possono utilizzare per l’acquisto di merci, per spese d’esercizio, per investimenti, per spese private nonché per piazzamento di denaro WIR anche da parte dei loro collaboratori. Il sistema di compensazione WIR funziona come un traffico dei pagamenti scritturale (senza denaro contante) tra i partecipanti WIR. Gli averi WIR possono essere spesi esclusivamente nella cerchia dei clienti WIR: si tratta di un sistema di compensazione chiuso e senza denaro contante nel quale le ditte affiliate concludono affari tra di loro e con ciò possono aumentare la loro cifra d’affari. La Banca WIR, in questo sistema di compensazione, funge da clearing. Come mezzo di pagamento si ha da una parte il cosiddetto Ordine di pagamento WIR (che corrisponde ad una specie di assegno) e dall’altra la Polizza di versamento WIR (che corrisponde alla Polizza di versamento) nonché la Carta WIR che permette di effettuare pagamenti in WIR, pagamenti in contanti, oppure combinare WIR/contanti (corrisponde alla carta di credito). Per ogni cliente WIR viene tenuto un conto individuale alla sede principale della Banca WIR a Basilea. Se un affiliato WIR vende ad un altro affiliato WIR merce per un valore di CHF 5’000.00, l’importo gli viene accreditato sul suo conto, rispettivamente addebitato sul conto del compratore. Poiché viene sostituito il denaro contante, i nuovi imprenditori che lo utilizzano possono investire le loro liquidità in altri ambiti oppure non devono richiedere onerosi crediti bancari. L’uso di WIR consente pure di superare momenti di mancanza di liquidità. Del settore WIR fanno anche parte vari tipi di crediti in WIR: crediti di costruzione, crediti d’investimento, crediti ipotecari e crediti d’esercizio.

In Italia dal 2001 è attivo il network BexB, modello italianizzato del Wir, dove circa 2600 imprese acquistano e vendono beni e servizi senza esborso di denaro, ma attraverso un sistema di crediti e debiti commerciali in a tasso zero in moneta complementare EuroBexB, l’unità di conto che regola le transazioni nel circuito. Da qualche anno è nato lo SCEC (sconto che cammina), moneta complementare rappresentata da biglietti, emessi dall’associazione ARCIPELAGO SCEC, che fungono da buoni sconto sul prezzo riutilizzabili successivamente.
I sistemi di scambio non monetario, studiati in Italia principalmente da Maurizio Pittau  , benché in rapido sviluppo, non hanno ancora un peso economico rilevante. Uno degli effetti più importanti prodotti dall’assenza del denaro è l’aumento della fiducia. La teoria dei giochi in sue recenti applicazioni ha dimostrato come la fiducia non sia unicamente influenzata dalla razionalità, ma anche da elementi che la teoria economica classica non ha mai preso in considerazione quali le norme morali, le emozioni, la generosità, i valori, ecc. In particolare, applicazioni della teoria dei giochi dimostrano come il processo decisionale dei soggetti non abbia come unico scopo la massimizzazione del guadagno monetario. Non tutte le esperienze formalizzate di scambi non monetari muovono dalle stesse motivazioni e perseguono gli stessi obiettivi specifici, ma il principio è sempre quello di restituire all’uomo l’economia, con i suoi prodotti, e farla ritornare ad essere a tutti gli effetti uno strumento di benessere condiviso. Le valute locali sono state utilizzate in passato ogni volta che una comunità voleva proteggere l’economia interna da fattori esterni quali la guerra o la depressione. Oggi le motivazioni sono diverse. Quando si scambiano beni e servizi senza moneta, o con monete complementari alla valuta nazionale, si valorizza il ruolo della persona nella comunità e, nel caso dei circuiti di credito commerciale, il ruolo delle imprese nell’economia locale. Il Chiemgauer bavarese è il frutto di un’iniziativa di Christian Gelleri, 36 anni, insegnante alla Freie Waldorfschule di Prien: una scuola ispirata all’antroposofia di Rudolf Steiner. che ritorna spesso nelle parole di Gelleri. «Non voleva soluzioni tecnocratiche applicate da uno stato o un’azienda anonima. Le soluzioni devono crescere organicamente, attraverso la creatività di individui e gruppi. Devono essere utili e al contempo idealistiche e pragmatiche». Su queste basi culturali l’esperimento si è sviluppato lungo sette anni: è stato varato a fine gennaio del 2003 con l’aiuto di sei studentesse e si è presto sganciato dalla scuola. Oggi circa 3mila consumatori usano la valuta di Gelleri. E devono farlo in fretta, perché i Chiemgauer sono una moneta “a deprezzamento” e col tempo perdono valore: il 2 per cento ogni tre mesi. Il sistema garantisce così una notevole velocità negli scambi all’interno di una comunità, spesso un gruppo di operatori non profit, ed è applicato a diverse monete locali. L’economista tedesco Rösl ritiene che l’uso di queste valute riduca il benessere complessivo e qualche negoziante bavarese sembra d’accordo: «Abbiamo accettato i Chiemgauer per tre anni, ora non più. Meno del cinque per cento delle nostre vendite sono nella valuta locale. È un sistema costoso, che richiede molto lavoro extra», spiega Josef Huber, venditore di scarpe. Con 21 Chiemgauer si ottengono infatti solo 20 euro e il 2 per cento dei ricavi va versato all’organizzazione della valuta, che fa pubblicità e stampa le banconote a prova di falsificazione. Solo i negozi più grandi e più integrati possono sostenere il sistema che, un po’ paradossalmente, mostra di non essere alla portata di tutti. Non funzionano i casi in cui la valuta complementare rimane il frutto di un’iniziativa individuale, uno strumento per comunità un po’ ristrette animate da ideali forti. (Fonte: Riccardo Sorrentino Moneta a tempo). (segue)


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