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Breve storia del denaro (parte 18). Contrabbando: una biografia mohawk

Creato il 23 dicembre 2012 da Davide

Questa biografia di Tony Laughing, imprenditore Mohawk e uno dei principali ‘liberi commercianti’nativi americani sul confine tra USA e Canada, è un’anticipazione della pubblicazione a rate qui sul blog del lavoro su campo che ho condotto per molto tempo, ma in modo più serrato tra il 2008 e il 2010 sul contrabbando alla frontiera tra Stato di New York e Ontario/Quebec condotto da Mohawk e altri irochesi. Ho frequentato la zona fin dal 1979 e ho conosciuto alcuni dei principali protagonisti. Lo scopo dello studio era quello di comprendere l’intreccio tra nazionalismo, religione, commercio illegale, crisi economica e troppe tasse in una regione di frontiera e di capire se era possibile definire le riserve indiane coinvolte, e in particolare quella di Akwesasne, come delle TAZ, cioè le Temporary Autonomous Zones o zone autonome temporanee al di là e al di fuori dello Stato, teorizzate dal certo pensiero anarchico. Mentre queste tematiche verranno discusse in seguito, qui presento la biografia non molto eccezionale di un ‘libero commerciante’ (free trader) che è il nome che almeno dal XVIII secolo in poi i contrabbandieri applicano a se stessi nei paesi di lingua anglosassone, cioè almeno dal secolo in cui l’economista (ed ex doganiere) Adam Smith scrisse che l’eccesso di tasse provoca il contrabbando e che è ingiusto che lo stato punisca chi ha obbligato a infrangere la legge. Nota: Foxtrot è il nome inventato di una delle mie fonti.
TONY LAUGHING
Tony Laughing abita nella parte Americana della riserva di Akwesasne, il nome ora ufficiale di quella che era nota come St. Regis, che sta letteralmente a cavallo del confine internazionale tra USA e Canada, rappresentato dal fiume San Lorenzo. Infatti occupa porzioni del North Country (alto stato di New York), del Quebec e dell’Ontario. Sul terreno della riserva passa il Ponte Internazionale, uno dei ponti tra USA e Canada; l’estate si attraversa il fiume in motoscafo, barca a remi o canoa in pochi minuti, attenti a non farsi travolgere dalle navi che passano per quella che è anche la Seaway che porta le merci dalle metropoli manifatturiere dei Grandi Laghi all’Oceano Atlantico. L’inverno in questo tratto il fiume ghiacciato si attraversa con il gatto delle nevi e soprattutto con le ‘fan boats’, le barche a fondo piatto con un’enorme motore a ventola che si usano nelle paludi della Florida e della Louisiana. Dal lato americano, appena fuori dalla riserva, a Massena NY, c’era una fabbrica della General Motors e dal lato canadese, a Cornwall, On, c’era uno stabilimento della Domtar, multinazionale canadese della carta e prodotti del legno. Entrambe hanno chiuso tra il 2006 e il 2008, licenziando gli operai e mettendo in gravi difficoltà entrambe le cittadine e l’indotto in una zona, il North Country, storicamente depressa.
Prima che Tony Laughing si mettesse a trafficare con sigarette, alcol e casinò e prima di essere seriamente impegnato a mettere alla prova i limiti di sovranità goduti da Akwesane come riserva indiana all’interno della federazione americana e canadese, egli era un operaio dell’acciaio e costruzioni come la maggior parte dei maschi mohawk e irochesi almeno dagli anni 1930. In sostanza era uno di quelli che ‘camminano l’acciaio alto’ (walk high steel) detti anche ironworkers o steelworkers, quegli operai che lavorano sulle travi d’acciaio di ponti e grattacieli, imbullonando lo scheletro della costruzione, tramite squadre super specializzate  e che fanno parte dell’aristocrazia operaia nordamericana sindacalizzata. Anche il padre di Tony, Angus “Chief” Laughing, era nell’acciaio per l’edilizia, e quando i lavori per la costruzione della Seaway terminarono, nel 1960 come gli altri operi seguì il lavoro e trasferì la famiglia a Niagara Falls, quando Tony aveva 12 anni, perché là avevano appena cominciato a costruire la Niagara Power, la centrale elettrica e il lavoro c’era. A 13 anni Tony cominciò a lavorare come operaio. In seguito andà a Cleveland, Ohio, dove diresse due aziende di subappalto per l’acciaio da costruzioni e si fece la fama di padrone tosto, aggressivo e duro con i suoi uomini. Dato che gli ironworkers hanno fama di duri il nostro Tony doveva esserlo in modo particolare. Gli affari andarono bene fino al 1984, quando l’azienda che Tony era arrivato a possedere, la American Indian Steel Erectors, si divise in due per via di dissapori con il suo socio e per il fatto che cominciava il periodo di crisi del settore costruzioni che massacrò non solo piccoli imprenditori, ma anche gente del calibro di Donald Trump. Secondo uno dei suoi più acerrimi nemici politici, Doug George-Kanentiio, Tony Laughing, diventato padrone del casinò Tony’s Vegas International (ora chiuso da tempo) e uno dei principali capi del contrabbando locale fino al 1997, era l’uomo di cosa Nostra ad Akwesasne. Secondo il suo nemico, Tony aveva cominciato questo rapporto a Cleveland, quando sarebbe servito da uomo di paglia nel settore delle costruzioni, allo scopo di ottenere contratti che favorissero aziende condotte da minoranze etniche, e avrebbe continuato come mediatore dell’infiltrazione del crimine organizzato nei casinò indiani della California meridionale. Era poi tornato ad Akwesasne per investire i suoi profitti ottenuti in questi business. Le accuse peraltro sono tutte da dimostrare.
Dopo venticinque anni di assenza, comunque, Tony tornò ad Akwesasne nel 1986: aveva quarant’anni, cercava una nuova linea di lavoro e la trovò nel nuovo boom del contrabbando di sigarette canadesi, mentre la crisi economica mordeva di brutta la riserva. Importare sigarette canadesi non tassate in riserva non era illegale né per gli USA né per il Canada per via dei privilegi goduti dallo speciale status legale delle riserve indiane, protetto dalle rispettive costituzioni (anche se in base a principi differenti) in entrambi i paesi. Far passare di nuovo quelle sigarette in Canada, attraversando il 49° parallelo sul fiume San Lorenzo, confine internazionale segnalato da una boa bianca, diventava però ‘buttlegging’ (gioco di parole tra bootlegging, contrabbando e butt, mozzicone di sigaretta e in slang sigaretta + legging), cioè contrabbando, ma solo per i canadesi, non per gli americani. Venivano vendute sigarette non tassate con un sovrapprezzo, ma il costo del pacchetto era comunque assai inferiore a quello delle sigarette legali, gravate da una IVA esagerata per soddisfare la smania di ‘sin taxes’, tasse sul vizio dei soliti moralisti. Tuttavia era improbabile che il crimine fosse perseguito e, nel caso, la pena era mite.
Il contrabbando riorganizzò la vita economica di Akwesasne, dove gli uomini potevano tornare a casa per cena dopo una ‘corsa’ (‘run’ nel senso di una consegna), invece di passare ore in strada guidando per tornare a casa nei weekend dai posti di lavoro sui grattacieli del Nordest. Ben presto si sviluppò una gerarchia aziendale del contrabbando di sigarette: grossisti, addetti al carico, corrieri, guardie della sicurezza, autisti sul versante canadese, che trasportavano le sigarette sempre più all’interno del paese, non solo a Montreal e alle cittadine costiere sul fiume. Queste aziendine di contrabbandieri divennero più sofisticate man mano che la domanda cresceva, assumendo contabili, operatori di computer (per via delle vendite on-line, oltre che per la contabilità del magazzino), tecnici elettronici per cambiare le frequenze radio una volta alla settimana e meccanici per sistemare le ‘fan boats’ (le barche a fondo piatto delle paludi, da usare sul fiume ghiacciato), motoscafi superveloci, furgoni e camion. Nonostante molte competenze si trovassero già ad Akwesasne o in altre riserve, come Kahnawake, Kanesatake o Six Nations, grazie all’esperienze nei corpi speciali USA e nei marines di molti ex militari mohawk, la mole di business offriva lavoro anche fuori delle riserve a non indiani. Una catena alimentare completa e in cima di essa stava Tony.
Così una riserva che viveva in dignitose ristrettezze, in pratica una dependance rurale dei quartieri operai di Brooklyn, dove vivevano e talvolta si sposavano tra loro ironworkers mohawk, irochesi, italiani e irlandesi, cominciò a vedere un fiume di soldi. Studenti adolescenti cominciarono a praticare il contrabbando come lavoretto estivo al posto di girare hamburger, facendo i guardiani dei magazzini per 7-10 dollari l’ora. Se mostravano lealtà e non si presentavano al lavoro ubriachi o strafatti potevano essere promossi a scaricatori a 500 dollari la settimana o corrieri del fiume a mille o anche duemila dollari la settimana. Qualcuno lasciò la scuola per diventare corriere a tempo pieno, altri andavano a scuola in limousine. I magazzini della merce mostravano la bandiera rossa e gialla (una testa di indiano su sole giallo in campo rosso) della Warrior Society, la Società Guerriera, espressione armata dei tradizionalisti religiosi della Longhouse, che avevano tacciato la vecchia dirigenza di tradimento dei valori originali e fondamentali della Confederazione irochese e si erano divisi, dando inizio a una faida che sfocerà in guerra civile.
Nel 2007 Tony Laughing si vantava: ‘I Warriors sono armati un po’ meglio dell’esercito. Anche la polizia ha paura di entrare là dentro (il magazzino dei Warrior di sigarette e liquori illegali a Cornwall Island, sul lato canadese-Ontario di Akwesasne). Tutti dicono che sto facendo del male ai mohawk, che sto mettendo in pericolo la sovranità tribale. Non è vero. Io sto praticando la sovranità tribale. … Con i profitti del gioco d’azzardo (dei casinò gestiti dai Warriors), la tribù sarà in grado di finanziare una forza di polizia che supererà la polizia di stato (di New York)’.
Secondo quanto Tony racconta, sua madre era una mohawk di Kahnawake, la riserva alla periferia di Montreal (Foxtrot: Si chiamava Ida … una signora molto gentile e una brava commerciante di artigianato, che faceva anche degli eccellenti cesti di sweetgrass), e suo padre, oltre a lavorare come ironworker per la Seaway e la Niagara Power negli anni 1950-60, da giovane, durante il Proibizionismo, aveva anche fatto il corriere di alcol illegale portandolo a sud negli USA attraverso Akwesasne per conto di Joseph Kennedy e la mafia irlandese. Joseph Kennedy è ancora ricordato con nostalgia ad Akwesasne; dopo il Proibizionismo fece carriera e servì come ambasciatore americano in Inghilterra, e fondò la dinastia Kennedy, con John presidente, Robert ministro della giustizia e Ted potentissimo senatore.
Laughing, come abbiamo visto, aveva lavorato vent’anni nelle costruzioni di grattacieli prima di tornare in riserva a mettere in piedi insieme ad altri ironworkers come lui, operai e padroncini di aziende di subappalto, il business del contrabbando di sigarette tra Alwesasne e Kahnawake. La linea tra le due riserve ai due lati del fiume e della frontiera era peraltro consolidato fin dal XVIII secolo, e Akwesasne stessa era nata da una frattura all’interno di Kahnawake, quando una fazione di indiani cattolici si trasferì nel sito attuale, ebbe la fortuna di appoggiare gli americani invece degli inglesi durante la rivoluzione e fu premiata con una riserva tutta per sé.
Contrariamente ad altri ‘liberi commercianti’ come Loran Thompson, che possiede una proprietà in riva al fiume, Tony preferiva automobili e furgoncini ai motoscafi e le strade di campagna scarsamente sorvegliate a est di Akwesasne alle vie interne ad Akwesasne. Il suo primo anno completo di attività gli fruttò due milioni di dollari USA, dandogli la possibilità così di comprare un casinò illegale sul lato americano della riserva. Gli affari andarono ancora meglio quando i prezzi del Quebec salirono tra i 40 e i 50 dollari canadesi al cartone di sigarette all’inizio degli anni 1990, ma cominciarono ad andare male dopo i tagli alle tasse sulle sigarette fatti dal governo canadese nel 1994. Per come la vede Tony, la sua attività era legale, almeno sul lato americano, dato che i mohawk non pagano le tasse statali e il suo prezzo di acquisto includeva una tassa federale americana di 2.40 dollari USA al cartone di sigarette.
Contrariamente ad altri nuovi ricchi della riserva, che si costruivano grosse ville in stile coloniale, come quelle dei quartieri alto borghesi delle cittadine di provincia, Tony Laughing continuava a vivere in un’anonima casa di mattoni a un miglio e mezzo dalla riserva. La sua sola debolezza erano grosse catene, bracciali e anelli d’oro. In breve, oltre al contrabbando di sigarette, un business secondario divenne quello delle armi, specialmente quelle automatiche e semi-automatiche (AK-47s, AR-15s. M16s, MAC-10s e Uzi). Nel frattempo, nell’ottobre 1988, l’amministrazione Reagan appoggiò negoziati fiscali sul gioco d’azzardo tra gli stati e le tribù, forte dell’appoggio della Corte Suprema, anche se l’FBI e le agenzie di polizia erano contrarie per via delle possibili infiltrazioni mafiose. L’appoggio ai ‘gaming compacts’, gli accordi sul gioco d’azzardo dovevano essere una misura per tagliare il welfare e lanciare lo sviluppo economico delle tribù, un progetto che sul medio periodo fu un grosso successo.

Nel giro di un mese dopo l’approvazione dei regolamenti federali, nel 1988 ad Akwesasne i principali contrabbandieri aprirono una ventina tra casinò e bingo ad alta posta finanziati con i proventi del traffico delle sigarette illegali in Canada. Al Tony’s Vegas International (TVI) di Laughing, un edificio basso e senza finestre, aprirono tavoli di blackjack, craps (gioco con due dadi che scommette l’uscita di 7 e 11), dadi, roulette e slot machines; impiegava mohawks come supervisori, cartai e stickmen per i tavoli di craps e i Mohawk Warriors (la MSSF) come guardie private. Come tutti i locali di gioco d’azzardo in riserva, il TVI operava senza l’approvazione del consiglio tribale e, ospitando slot machines, violava la legge dello Stato di New York che le proibisce. Qui probabilmente è stato l’errore strategico dei padroni dei casinò che, accecati dai profitti immediati, non pensarono che inimicarsi lo Stato di New York in modo così arrogante e con le armi in pugno, alla lunga avrebbe fatto male agli affari. Al momento però non importava e il TVI faceva un milione di dollari alla settimana, attirando giocatori di qua e di là della frontiera, che arrivavano in carovane di pullman, e i camionisti pronti per una buona bistecca quasi gratis e un po’ di gettoni da buttare nelle soste. Tony diceva: ‘ Quando fai mille dollari lavorando in un casinò vicino a casa tua e alla famiglia, perché dovresti andare a fare l’operaio nei cantieri dei grattacieli? Ora gli ironworkers posso fare i cartai nei casinò e fare gli stessi soldi che facevano da operai’.
Ma le vacche grasse furono di breve durata: nel 1989 e nel 1990 gli affari di Tony e degli altri operatori di casinò subirono due tremende batoste. Nel luglio 1989 duecento poliziotti dello Stato di New York e agenti dell’FBI invasero la riserva e tentarono di eseguire dei mandati di perquisizione al TVI e altri casinò e di arrestare Tony e altri proprietari di casinò per aver ospitato illegalmente slot machines. Tuttavia vennero fronteggiati davanti all’edificio del TVI dai Warriors pesantemente armati e si ritirarono, evitando saggiamente una battaglia campale e quindi una sovraesposizione mediatica sfavorevole. Non dovettero fare altro che aspettare un paio di mesi e arrestarono Tony senza clamore, quando era solo a casa sua fuori della riserva. Oltre a questa debacle, nella primavera 1990 all’interno della riserva scoppiò la guerra civile, dove le fazioni a favore (i Warriors) e contro (gli Antis) il gioco d’azzardo cominciarono ad alzare barricate e contro-barricate sulle strade e a spararsi colpi di fucile e mitra, anche se per lo più di avvertimento. In realtà con tutte le migliaia di colpi sparati alla fine ci furono solo due morti . Ma la guerra civile in riserva faceva male agli affari: solo i più accaniti giocatori amanti del rischio si facevano vedere, ma il grosso dei giocatori, gli anziani delle case di riposo che i pullman trasportavano da mezzo Quebec, Ontario e vari stati del Nordest degli USA, come pure i camionisti di passaggio, sparirono. Dopo che ci furono i due morti, anche i giocatori più avventurosi andarono a giocare in zone meno pericolose e i casinò di Akwesasne furono costretti a chiudere. Attualmente esiste solo un casinò tribale gestito dal Consiglio Tribale, in regola con tutti i permessi, ma boccheggiante come business, e una sala bingo tribale. Quel che è peggio, i canadesi si chiesero perché inviare tanti giocatori oltre frontiera e aprirono un grosso casinò alla periferia di Montreal, che risucchiò gran parte dei giocatori da quell’area.
Nel gennaio 1995 arrivò un’ulteriore, spaventosa batosta, che rischiò di azzerare l’economia illegale di Akwesasne: il mercato del ‘buttlegging’, il contrabbando di sigarette collassò dal giorno alla notte quando il governo federale canadese e i governi provinciali di Quebec e Ontario attuarono un drastico taglio delle tasse sulle sigarette. A dimostrazione che è lo Stato che crea il crimine, organizzato o meno, e non una fantomatica predisposizione ad esso, un fatto che gli antropologi, i sociologi e gli storici della devianza sanno da circa un secolo, ma i professionisti dell’Antimafia ancora no. Anche perché ci costruiscono sopra delle belle carriere, dando in pasto un mucchio di ciarpame ideologico ai gonzi del moralismo giustizialista.
Comunque sia, ad Akwesasne e nelle altre riserve mohawk non si persero d’animo e tornarono ai buoni vecchi tempi del Proibizionismo, migliorati dal fatto di poter usare anche l’informatica. Anche se ovviamente la merce era più scomoda, dato che muovere casse di bottiglie di vetro è più ingombrante che muovere cartoni di sigarette, gli imprenditori di Akwesasne riannodarono i rapporti mai del tutto cessati con il cuore storico del contrabbando di liquori in USA: la patria dei ‘moonshiners , gli Appalachi dei minatori e dei contrabbandieri di whiskey. Gente che vede lo Stato come fumo negli occhi fin dalla Ribellione del Whiskey, la prima ‘guerra’ scatenata dal neonato governo federale del Presidente Giorgio Washington nel 1791.

Laughing inviava i soldi della sua gamma di liquori tramite money trasfer alla distilleria A. Smith Bowman di Fredericksburg, Virginia, ma conduceva gli affari dal suo magazzino ad Akwesasne sulla base del principio ‘solo contanti, chi arriva prima è servito prima’. Altri, come Loran Thompson, preferivano differenziare rivolgendosi a piccoli produttori dalla South Carolina, al West Virginia, al Tennessee. I clienti arrivavano con i soldi dentro borse da ginnastica, compravano il liquore da rivendere ai dettaglianti in Canada (rovesciando la linea di commercio del vecchio Proibizionismo, che vendeva negli USA liquore prodotto in Canada), e spesso tornavano indietro attraversando la frontiera con le borse da ginnastica colme di marijuana, tra cui la pregiata BC Buds, prodotta in Colombia Britannica. La valuta canadese era convertita in dollari americani a Hogansburg, un villaggio della riserva, dove un ex poliziotto dello Stato di New York fungeva da banca e ufficio cambi dei contrabbandieri nel suo ufficio in un camper parcheggiato non lontano dall’ufficio postale, e provvedeva poi a riciclare i dollari nelle compiacenti banche locali del North Country. Memori della guerra civile appena sopita, i ‘liberi imprenditori’ si diedero a sponsorizzare di tutto per migliorare i rapporti con la cittadinanza tribale che non lavorava per loro, a eleggere gente a loro favorevole dentro il Consiglio tribale e a piazzare simpatizzanti (in genere parenti) negli organismi amministrativi. Le sponsorizzazioni non si limitavano alla riserva, ma coinvolgevano anche le cittadine vicine. Tony Laughing si vantava della sua attività di sponsor: ‘ Vuoi mettere su una gelateria? OK. Vuoi aprire una lavasecco? Vuoi diventare corridore automobilistico? Vieni da me come sponsor!’. Promesse più filantropiche come una clinica medica o un acquedotto non riuscirono a concretizzarsi anche per via della successive nuova crisi, dato che Tony venne coinvolto  insieme al The Bristol Group di New York City in una frode a spese di un investitore dell’Arizona e poi fu di nuovo arrestato nello scandalo del Big Tobacco di cui parlerò tra poco. Nel frattempo le sponsorizzazioni, fatte sempre con i soldi delle sigarette, non sono cessate e a tutt’oggi finanziano fuochi d’artificio del Quattro Luglio, Veteran Day, e altre ricorrenze patriottiche, pranzi del Giorno del Ringraziamento, squadre di lacrosse dilettanti e professioniste, corse d’auto, ecc. e mille altre attività dentro e fuori la riserva.
Nel 1997 un’organizzazione dedita al contrabbando, che coinvolgeva una lunghissima catena alimentare, dai CEO nei lussuosi uffici del cosiddetto Big Tobacco, cioè alcune delle principali multinazionali delle sigarette, tra cui la britannica BAT, fino ai colletti blu mohawk che svolgevano il lavoro sporco in prima persona, venne sbaragliata. Tony Laughing si beccò una sentenza di otto anni, un paio di funzionari locali di basso livello sentenze minori grazie al loro ‘pentimento’, diremmo in Italia, e i grossi papaveri se la cavarono gratis, dato che, come dice il detto erano ‘too big to jail’, troppo importanti per andare in galera. Tony si trovava troppo in basso nella catena alimentare, anche se diceva a chiunque lo volesse ascoltare che i dirigenti canadesi delle multinazionali del tabacco erano coinvolti quanto lui nel contrabbando (cosa confermata dalle intercettazioni della polizia canadese), almeno nei termini di sapere che cosa succedeva al loro prodotto quando era esportato. In effetti il lato mohawk degli affari nelle intercettazioni era chiamato il Feather Business, il Business piumato, nel senso di indiano. ‘Ho sempre detto che loro sapevano esattamente cosa succedeva’, affermava Tony.’Noi eravamo i loro maggiori clienti (nel contrabbando di sigarette canadesi). Dovevano sapere che cosa succedeva.’ Tony non si dava pace per l’ingiustizia di essere stato mandato in galera per molti anni quando le accuse contro i funzionari delle aziende del Big Tobacco erano state fatte cadere.
Finito temporaneamente il business del contrabbando canadese per il crollo dei prezzi in seguito all’abbassamento delle tasse sulle sigarette, i liberi commercianti mohawk si concentrarono sul side business dell’alcohol, della benzina e gasolio a prezzi concorrenziali in riserva e delle armi, aspettando tempi migliori. Pesci piccoli entrarono anche nel mercato degli immigrati clandestini, ma questo business è sempre stato visto con ostilità dai boss del contrabbando, per svariati motivi, non ultimo il patto ‘luciferino’ tra loro, la Guardia Costiera americana e la Homeland Security che entrambe chiudono gli occhi in cambio di un controllo locale in chiave anti terrorismo e il big business della cocaina latinoamericana. I tempi migliori vennero intorno al 2000, quando le autorità canadesi, nonostante fosse evidente che le tasse basse sul tabacco avessero praticamente distrutto il contrabbando, tornarono a dar retta alle sirene del moralismo e dell’ideologia, e a imporre di nuovo alte ‘sin taxes’, tasse sul peccato, e così facendo tornarono a dar fiato all’economia mohawk, che ebbe un nuovo boom. Una classica dimostrazione, ben chiara a noi italiani, che all’ideologia, specie se idiota, non ci si può opporre con successo se non per breve tempo.
Con i proventi del contrabbando chiunque avesse un locale, un ex casinò o bingo, mise su una fabbrichetta di sigarette. Scottati dal Big Tobacco, ora i mohawk producevano in proprio, rifornendosi in parte presso i coltivatori di tabacco dell’Ontario (che rifornivano anche altre riserve mohawk) e soprattutto presso i vecchi amici della Tobacco Belt degli USA, che guarda caso è anche l’area dei ‘moonshiners’ i produttori illegali di alcohol con cui i rapporti sono quasi secolari. Con la differenza che acquistare tabacco in foglia è perfettamente legale e anche un aiuto all’economia in zone tradizionalmente depresse. Tra il 2000 e il 2012 ad Akwesasne le fabbrichette e i laboratori dove si producevano sigarette passarono da due o tre ad almeno undici-dodici, tra legali, legalizzandi e semi-legali, oltre a un numero imprecisato di assolutamente clandestini. Non è qui il luogo per parlarne, dato che ne parlerò a lungo in una nuova serie. Queste note hanno però lo scopo di rendere più comprensibili le parole di Foxtrot a proposito di Tony Laughing un paio d’anni fa: ‘Non so che cosa faccia; ho sentito che alcuni mesi fa non stava bene ed è stato ricoverato in ospedale a Burlington, Vermont. Non ho sentito che sia morto o altro (Tony ha il diabete), così deve essere tornato ad Akwesasne. L’edificio che possiede, che era un casinò una volta (il TVI, Tony’s Vegas International) ora è una sala da ballo e un ristorante. Prima di questo c’erano le macchine che fanno le sigarette là dentro. Non so se siano ancora là o no. Nel 2004, quando l’edificio aveva solo le macchine per fare le sigarette nel retro, hanno lasciato che gli organizzatori di un fund-raising per mio padre (una personalità morta poco tempo prima, cui pagare il funerale e costruire una bella tomba) usassero la parte principale dell’edificio per un concerto. E’ stato un concerto di grande successo e io ne sono stato grato, oltre al fatto che Tony l’ha lasciato usare così, gratis’. E Foxtrot non fa certo parte della stessa parte politica di Tony.
La storia di Tony Laughing come quella di altri suoi colleghi è una storia esemplare di quella che viene chiamata la creatività ai margini. In senso stretto, alla frontiera dello stato nazionale, ma anche ai margini dello Stato come forma organizzativa, e ai margini dell’economia che con i suoi flussi e riflussi incide sulla vita di intere comunità, che devono arrangiarsi a sopravvivere grazie a una economia e cultura marginale, al di qua e al di là della legge, che produce essa stessa marginalità sociale e illegalità, è l’origine dell’illegalità, com’era noto fin dai tempi di Adam Smith. (fine)


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