Breve storia del denaro (parte 4)

Creato il 28 giugno 2012 da Davide

L’invenzione della banca precedette quella della monetazione, per quanto ciò possa sembrare sorprendente. La parola ‘banca’ nel senso di istituzione finanziaria viene dall’italiano ed è la forma femminile di ‘banco’ (ancora usato talvolta in questo senso), nel senso di luogo dove si dà la paga ai soldati e dove poi si commercia e si cambiano valori. L’idea è quella della tavola di cambio del presta denaro; la parola è parente di panca, dal latino planca, tavola piana, sedile disadorno. La parola è collegata a palanca, che in spagnolo dà plancha (it. plancia), tavoletta, dal greco plax, plakòs, tavolo piano (lat. planus); in alcuni luoghi palanca significa denaro, moneta di rame diffusa in Liguria, Toscana e Veneto e secondo il vocabolario etimologico deriva dalla lastra metallica da uci le monete erano ricavate. In seguito passa a significare denaro in generale.
Le banche ebbero origine nell’Antica Mesopotamia, dove i palazzi reali e i templi servivano da luoghi sicuri per conservare granaglie e altre merci. I funzionari reali e del tempio cominciarono ad emettere ricevute su grumi di argilla (tavolette) iscritta con caratteri cuneiformi per i trasferimenti non solo dal tributario che consegnava il carico al deposito statale o del tempio, ma anche verso parti terze. Infine anche le case private in Mesopotamia vennero coinvolte in queste operazioni bancarie e le leggi che le regolavano vennero incluse nel codice di Hammurabi. Anche in Egitto la centralizzazione dei raccolti in magazzini statali portò allo sviluppo di un sistema bancario. Ordini scritti per il ritiro di lotti separati di grano da parte di proprietari i cui raccolti erano stati depositati là per sicurezza e convenienza, o che erano stati depositati obbligatoriamente per pagare un debito al re, presto vennero usati come metodo più generale di pagamento di debiti verso altre persone, compresi gli agenti delle tasse, preti e commercianti. Anche dopo l’introduzione della moneta, queste banche del grano egiziane servirono a ridurre il bisogno di metalli preziosi, che tendevano ad essere riservati per acquisti all’estero, in particolar modo in connessione con le attività militari.
I metallici preziosi in quantità di un certo peso erano una comune forma di denaro nell’antichità. La transizione alle quantità che potevano essere contate anziché pesate venne gradualmente. Glyn Davies (pag. 29, 74) osserva che le parole spesa, spendere, e ‘pound’ (sterlina, la maggiore unità monetaria britannica, ma anche libbra, unità di peso) vengono tutte dal latino ‘expendere’, cioè pesare. L’unità di peso di base nel mondo di lingua greca era la dracma o ‘manciata’ di grano, ma il peso preciso variava considerevolmente, dai meno di tre grammi di Corinto ai più di sei grammi di Egina. Attraverso gran parte del mondo antico l’unità monetaria di base fu la stadera, letteralmente una bilancia costituita da una leva a bracci diseguali e da un fulcro che, in genere, si presenta fisso. La parola, che indica sia un peso che una moneta, viene dal greco stater (accusativo statera). Il talento, che è stato reso famoso nel mondo cristiano dalla parabola dei talenti, è unità di misura di massa e peso della Grecia antica, il talanton, corrispondente a 60 mine e a 6000 dracme; il suo valore, e quindi il peso in metalli, variò secondo i luoghi e i tempi: il talento attico, per es., sulla base della dracma di g 4,366, pesava 26,2 kg circa. Lo stesso nome indicò anche una moneta di conto della Grecia antica ed è questo il suo significato più noto.
Molte forme primitive di denaro erano contate, come le monete metalliche: le conchiglie cauri, provenienti soprattutto dalle Maldive nell’Oceano Indiano, sono state una forma assai diffusa di denaro primitivo, ancora usata in certe aree rurali assai arretrate in Etiopia e ancora nel ricordo attuale di molte persone anziane in Nigeria, tanto per fare due esempi. Disegni di cauri si trovano in caverne africane e gli antichi egiziani le consideravano agenti magici, oltre a usarle come moneta in transazioni commerciali con l’estero. Gli archeologi hanno trovato milioni di cauri nelle tombe dei faraoni. Nel XIII secolo i commercianti arabi le importarono dalle Maldive nell’Africa nera: sbarcavano in Egitto, attraversavano il Sahara fino al Sudan occidentale. In seguito, i cauri vennero trasportati dai commercianti olandesi e inglesi attraverso i porti del Golfo di Guinea dell’Africa occidentale. Gli europei erano stupiti che gli africani preferissero i cauri alle monete d’oro e nei luoghi dove l’oro era la moneta internazionale di scambio estero, i cauri erano usati per le piccole spese. I cauri erano anche usati come denaro per scopi speciali, come il prezzo della sposa, pagamento di multe, divinazione, funerali, iniziazione in società segrete, oltre che per decorare oggetti, nei giochi e nel far di conto.
In Ghana, un tempo noto come Costa d’Oro, i cauri giunsero attraverso gli arabi nel XIV secolo; nel XVIII secolo olandesi e inglesi introdussero le prime monete europee. Le prime monete prodotte specialmente per questa zona furono introdotte nel 1796 dalla Company of Merchants Trading to Africa. Per tutto il XIX secolo le monete europee circolarono insieme con le forme di moneta tradizionale, i cauri e la polvere d’oro (da cui il nome di Costa d’Oro). Nel 1901 la Costa d’Oro divenne colonia britannica e dal 1912 fino all’indipendenza nel 1957 fu in uso la monetazione dell’Africa Occidentale Britannica. La monetazione della Repubblica del Ghana indipendente riporta, oltre a ritratti del leader nazionalista Kwane Nkruma (1909-1972), tamburi, semi di cacao e cauri. Il nome di un tipo di moneta metallica moderna, il cedi, è la versione ghaniana della parola cauri. Il problema fu quando i cauri divennero così tanti da contare che la cosa richiedeva delle persone specializzate nel contarli, come mostrano certe foto del British Museum. Infatti, anche se i cauri erano ottime ‘monete’ dato che non valeva la pena falsificarli visti i costi, a un certo punto i pagamenti richiedevano troppe conchiglie. Così nel’Africa occidentale si prese a contarli a gruppi di cinque, a formare mucchi di 100 o 1000 cauri, fino a sacchi contenenti 20.000 cauri, usati per grosse transazioni o pagamento delle tasse di un distretto. In sostanza, il problema era analogo a quello del pagamento di una Ferrari con monetine da 1 centesimo. Così molti optarono per le banconote coloniali.
L’uso delle conchiglie cauri come mezzo di scambio risale all’alba della civiltà cinese. Una delle prime fonti scritte, lo storico S su-ma Ch’ien vissuto nel 145-86 a.C. circa menziona i cauri come monete usate durante i periodi Shang e Chou. Durante la dinastia Shang l’ideogramma PEI faceva parte della lingua cinese: la forma più arcaica, che si sviluppò nella Scrittura Sigillo, era semplicemente un rozzo disegno della parte ventrale di una conchiglia cauro. Era però così importante che l’ideogramma PEI fu adottato come uno dei 214 radicali – gli ideogrammi fondativi della lingua. Oggi 84 ideogrammi cinesi hanno il PEI come fondazione principale. Grandi quantità di cauri sono state trovate nelle tombe dagli archeologi cinesi, che sono dell’opinione che fossero là come denaro. I cauri come mezzo di scambio erano portabili, durevoli, divisibili e riconoscibili e, molto importante, difficili da contraffare. I metalli preziosi hanno soddisfatto questi criteri meglio di ogni altra cosa, ma l’umile cauro, oltre a soddisfare i criteri, aveva anche il vantaggio di poter essere usato per decorazioni, amuleti, divinazione e giochi. In certi paesi i cauri sono ancora oggi usati per rappresentare le pedine nel gioco degli scacchi.
La scarsità di cauri obbligò i cinesi a farne delle imitazioni in legno, pietra, giada e altre pietre semipreziose, osso, bronzo e persino in oro e argento, ottenendo così la prima importante monetazione a imitazione dei cauri, il L Pi Ch’ien o soldo Naso Formica della dinastia Sung. Il nome si riferisce al fatto che i caratteri dell’ideogramma assomigliano a una formica e a un naso umano e in effetti queste monete erano inserite dentro al naso dei cadaveri per tenere lontane le formiche. Queste monete sono state anche chiamate Kuei-lien ch’ien o soldo Faccia di Spettro, sempre per via della presunta somiglianza dei caratteri a un volto spettrale. A quanto pare nel 335 a.C. i cauri vennero proibiti perché in conflitto con le monete di rame. Marco Polo riferisce che i cauri erano stati portati dall’India nella Provincia cinese dello Yunnan e i primi mercanti europei li chiamavano ‘porcelain’ (porcellini), da cui la nostra parola ‘porcellana’. Uno dei maggiori problemi era che i cauri all’inizio erano conchiglie Cypraea moneta; in seguito fu aggiunta anche la assai simile Cypraea annulus per ovviare alla scarsità, ma le due conchiglie avevano uguale valore, per cui ne servivano moltissime per certe transazioni. Si cercò di rimediare importando altre specie più grandi per rappresentare valori maggiori, come il Cauro Tigre (Cypraea tigris) e il Cauro Testuggine (Cypraea testudinaria). Ironicamente, anche se i cauri furono banditi in Cina nel 335 a.C. alcuni secoli dopo fu la moneta di rame deprezzata ad essere bandita e i cauri tornarono ad essere la moneta ufficiale della Cina. Fino al XIV secolo le tasse si potevano pagare in cauri.
Oltre ai ‘cauri’ metallici, i cinesi produssero anche ‘monete’ in forma di oggetti miniaturizzati che erano da tempo accettati nella loro società come denaro, come badili, zappe e coltelli. Anche se non tutti sono d’accordo sulla data esatta in cui questi sviluppi ebbero luogo, le monete-attrezzi cinesi erano in genere in uso all’incirca nello stesso periodo in cui apparvero le prime monete europee e c’è chi sostiene che il loro uso sia molto precedente, addirittura la fine del secondo millennio a.C. Comunque sia, l’uso di monete-attrezzi si sviluppò, probabilmente in modo indipendente, anche in Occidente. Gli antichi greci usarono chiodi di ferro come monete, mentre Giulio Cesare considerava gli antichi Britanni arretrati perché usavano lame di spade come monete, anche se è vero che i Britanni come altri celti coniavano anche vere monete prima della conquista dei romani. Queste quasi-monete però erano facili da contraffare e, essendo fatte di metalli poveri, avevano un basso valore intrinseco e non convenivano per spese importanti. La vera monetazione si sviluppò in Asia Minore: in Lidia. La Lidia è un’antica regione storica (e un regno dell’età del ferro) localizzata nell’Asia Minore occidentale, generalmente a est dell’antica Ionia, nelle attuali province turche di Manisa e l’entroterra di Smirne. Il suo più famoso sovrano, e anche l’ultimo fu Creso nel VI secolo a,C. Creso accumulò ingenti ricchezze, al punto che nella cultura greca e in quella persiana il suo nome acquistò il significato di “ricco” per antonomasia, dando origine ad espressioni quale “ricco come Creso” o “ricchissimo quanto Creso”. Le vere monete dei Lidi furono un risultato della pratica di stampare piccoli pezzi rotondi di metalli preziosi come garanzia della loro purezza. In seguito, quando le capacità metallurgiche migliorarono e questi pezzi divennero più regolari per forma e peso, i sigilli metallici rotondi servirono come simbolo sia di purezza che di peso. Le prime vere monete furono probabilmente coniate nel periodo 640-630 a.C. In seguito l’uso delle monete si diffuse velocemente dalla Lidia alla vicina Ionia greca, alle città-stato della Grecia continentale, all’Impero Persiano. (segue)


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