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Breve viaggio in Irlanda del Nord #5: Derry, non Londonderry! [gallery foto]

Creato il 23 gennaio 2015 da Bloggirl

Siamo alla quinta etappa del  viaggio in Irlanda del Nord di Carlo Colombo, curatore de “Tre mesi in Portogallo nel 1822. Siamo a Derry, una delle città più antiche d'Irlanda. Tra contraddizioni e richiami al passato, una città che cerca di guardare avanti, combattuta fra due anime (e persino tra due denominazioni).

O almeno ci prova..

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Per quanto mi riguarda, il primo contatto con la città di Derry è uno scongiuro: “Derry, Derry, Derry, please, e non Londonderry!”, scrive Cristina Cona nella guida all’Irlanda che ho per le mani, pubblicata nel 1984, per la Clup. È un volume di estremo interesse, perché offre un ritratto dell’isola attraverso categorie economiche e sociali di scuola marxista, spiegando per filo e per segno le ragioni delle tensioni tra cattolici e protestanti, colonialisti e colonizzati, in un modo niente affatto attuale, che ne aumenta il fascino. Per farla breve, è per ragioni anticolonialiste che l’autrice invita il lettore a dire Derry e io non vedo perché contraddirla. 

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Il secondo contatto è una opposta cromatura. Salta all’occhio accostando le foto delle scritte che danno il benvenuto rispettivamente al quartiere cattolico di Bogside e a quello protestante di West Bank: “Stai entrando nella Derry liberata”, avvisa una parete bianca nella parte bassa della città, verso la cattedrale cattolica di Sant’Eugenio, in un tripudio di bandiere tricolori; “Londonderry, lealisti ancora sotto assedio, non si arrendono”, risponde una parte nera, all’interno delle mura che cingono l’altura centrale.

Se non fosse abbastanza, le bombarde e i cannoni, che ancora spuntano dalla cinta in direzione di Bogside e dei suoi splendidi murales, rimarcano il concetto. Distanti qualche centinaio di metri in linea d’aria, i due quartieri sono anche due mondi a sé.

La rivalità latente esplode ogni 7 agosto, in occasione delle rituali marce orangiste, che commemorano l’assedio infruttuoso che i ribelli irlandesi, appoggiati da truppe francesi, portarono alla città in mano ai protestanti fedeli al nuovo re d’Inghilterra, l’olandese Guglielmo I. 

Al secentesco episodio è dedicato un museo, posto all’inizio della camminata lungo le mura. Non è difficile godere della stessa, meravigliosa vista anche davanti a un tavolo con qualcosa da mangiare. La parte interna alla cinta muraria non è grande ed è strutturata secondo la pianta degli accampamenti romani. A Derry, la piazza centrale è dominata da un monumento commemorativo alla prima guerra mondiale e da un elegante palazzo del 1907, che ospita un grande centro commerciale.

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Anche in quanto a monumenti, si nota una certa specularità. Nella parte bassa, davanti al benvenuto su parete bianca, un secondo monumento ricorda invece le vittime del Bloody Sunday, la domenica di sangue. È noto che la canzone degli U2 canta un fattaccio avvenuto proprio a Derry.

In quanto a spargere motivi che alimentassero il risentimento, l’esercito britannico non si è certo risparmiato: “Il loro compito fu di mutilare, uccidere e distruggere per rimuovere le barricate ed ebbero il diritto di farlo da parte del governo britannico”, spiega un cartello ai piedi di due dipinti a parete, che mostrano maschere a gas e sassaiole durante una battaglia urbana.

La didascalia continua: “Questa fu la legge britannica sulla cattura dei volontari dell’Ira disarmati. Il 10 luglio 1972, gli ufficiali del governo tennero un incontro segreto con oggetto l’Operazione Tranviere. Ordinarono alle truppe di sparare e uccidere ogni volontario dell’Ira. Ciò permise loro di catturare il volontario Seamus Bradley, il 31 luglio 1972, dopo avergli sparato due volte e avergli esploso altri tre spari da posizione ravvicinata, rifiutandogli ogni aiuto medico, in contrasto con la convenzione di Ginevra. Ora, dopo 41 anni, finalmente verrà istruita un’inchiesta sulla sua morte.Queste fotografie provano oltre ogni dubbio ciò che accadde al volontario Seamus Bradley per mano delle guardie granatiere”.

Seguono fotografie di particolari anatomici di un cadavere e una lettera, datata 26 marzo 2013, protetta da una busta di plastica. È firmata su carta intestata dal capo di gabinetto del ministro della difesa e così recita: “Caro sig. Breadley, la ringrazio per la lettera da lei spedita al primo ministro e nella quale chiede le scuse per la morte di suo fratello, James Seamus Bradley, durante l’Operazione Tranviere nel 1972. Il ministro di stato per le forze armate ha così avuto modo di rivedere il rapporto della squadra di inchiesta storica sulle circostante della morte di suo fratello. Mi duole informarla della conclusione secondo cui non c’è nulla nelle circostanze di quella morte, tanto dettagliate nel rapporto, che renda appropriate delle scuse da parte del governo”. Non fu certo l’unica vittima di cui Londra non sentì il bisogno di scusarsi. Tra le vittime dei Troubles, spicca la figura intera di Annette McGavigan, uccisa il 6 settembre 1971 da un proiettile dell’esercito. Aveva 14 anni. 

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Per chiudere il triste capitolo e vedere di girare pagina, la municipalità ha voluto disseminare la città di monumenti alla pace e all’amicizia. Il più celebre si trova alle pendici della collina, dal lato opposto rispetto a Bogside, e rappresenta due ragazzi che si tendono la mano con gesto fiero e fraterno. Il cuore degli uomini, però, è spesso più duro del bronzo.

 Il processo di pace prosegue, nonostante qualche intoppo.

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Ripercorri le altre tappe del breve viaggio in Irlanda del Nord

  1. Irlanda del Nord #1 – La spiaggia di Benone
  2. Irlanda del Nord#2 La tenuta di Downhill e il Mussenden Temple
  3. Irlanda del Nord #3: Belfast e i suoi murales
  4. Irlanda del Nord #4 Shankill Road e Albert Memorial Clock

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