Quando infatti, in inverno, erano finiti i lavori grossi nei campi, ogni famiglia contadina aiutava il “mazzin”, il macellatore nella preparazione della varie parti del maiale. I quarti migliori erano venduti al mercato il 25 novembre, giorno di Santa Caterina, alla fiera di Montagnana e dei paesi Berico-Euganei. Col tempo i salumieri veneti affinarono una capacità speciale nel massaggiare e salare le cosce. L’arte era aiutata dalle condizioni climatiche naturalmente favorevoli: prima freddo asciutto, poi crescente mitigarsi, finchè in primavera i prosciutti venivano lavati e appesi alle viti e alle piante ad asciugare.
Come il nonno Walter, oggi Piero e suo figlio Walter Brianza lavorano i prosciutti secondo i criteri tradizionali: il piccolo laboratorio artigianale si è trasformato in un moderno salumificio, ma le metodologie e la qualità sono rimaste genuinamente tradizionali. E così anche il profumo, il sapore e la consistenza del loro prosciutto crudo: piacevolmente fresco, dolce e morbido. inserito da Elena Bianco