Brick Mansions, azione al ritmo di parkour

Creato il 02 maggio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

2 maggio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Antonio Valerio Spera

Summary:

Action movie dalle basse pretese ma dall’alto tasso spettacolare, Brick Mansions è l’ultimo film girato e concluso dal compianto Paul Walker. Remake del francese Banlieue 13, scritto e prodotto da Luc Besson nell’ormai lontano 2004, il film di Camille Delamarre pur non eccellendo in scrittura e in costruzione narrativa, è in realtà un’opera assolutamente godibile, dal ritmo serrato, che travolge l’occhio dello spettatore con un’infinita serie di scene d’azione che lasciano senza fiato. Sia ben chiaro, non è di certo un film per palati fini, ma basta stare al gioco per non uscire dalla sala insoddisfatti.

Con echi di John Carpenter e di tanto cinema di genere anni Ottanta e Novanta, Brick Mansions è ambientato in un futuro prossimo, precisamente nel 2018, a Detroit, dove l’alto tasso di criminalità ha costretto all’isolamento di un intero quartiere, il Brick Mansions del titolo. Lì, tra le mura che ne delimitano il perimetro e l’esercito armato a presidiare, si incrociano le vite e i destini di Damien Collier, agente sotto copertura, e Lino, eroe della zona e grande atleta avvezzo al parkour.

Già dall’inseguimento iniziale, si capisce immediatamente che il film non lesinerà dinamismo e frenesia. D’altronde con un protagonista come David Belle, fondatore del parkour e mattatore già della pellicola originale, non poteva essere altrimenti. Salti, acrobazie, vere e proprie coreografie funamboliche dominano lo schermo e rendono appassionante l’incedere del racconto. Non importa che l’intreccio sia a volte incoerente, che la storia si perda per strada dei tasselli, che alcune situazioni narrative risultino alquanto assurde e forzate. Il fine ultimo del film di Delamarre è divertire ed intrattenere, e ci riesce benissimo. Un intrattenimento sorretto senza dubbio sulle spalle di Belle e sulla sua performance atletica, ma anche su una regia che ha saputo valorizzare l’arte scenica del suo protagonista, rendendola vero collante tra i vari episodi del racconto. A farla da padrone quindi è il parkour con il suo “re” indiscusso, ma funzionano anche i duetti con Walker e l’interpretazione di RZA, nei panni del villain della situazione.

L’aria è quella di B-movie di ottima fattura, che dimostra di saper utilizzare il cinema come perfetto mezzo per uno spettacolo in cui lo sfondo narrativo in fondo è solo un pretesto per mettere insieme tanti calci e pugni. E come ogni buon B-movie che si rispetti non vuole essere e non pretende di essere nient’altro di più rispetto a ciò che è realmente. Ed in mezzo a tanto cinema commerciale che tenta invano e con presunzione di regalarci sprazzi di autorialità, ciò rappresenta sicuramente un nobile pregio.

 di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net

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