Lo stesso provvedimento è stato notificato dalle Fiamme Gialle all'avvocato Giovanni Faggiano, di 52 anni, già detenuto nell'ambito di un'indagine condotta dalla procura di Napoli sulla raccolta dei rifiuti.
Faggiano, che è legale rappresentante di una società di vigilanza, è accusato di concorso in corruzione.
Secondo la procura di Brindisi, il maresciallo Lisi, dal febbraio 2011 ad oggi, ha avvertito Faggiano che nei suoi confronti era in corso un'indagine per reati tributari, nell'ambito del quale erano stati disposti accertamenti bancari e patrimonali.
L'indagine - secondo l'accusa - se non ci fosse stata la fuga di notizie avrebbe potuto portare anche al sequestro dei conti correnti bancari intestati alla società ed al suo legale rappresentante.
La rivelazione,in cambio della quale il militare avrebbe ottenuto l'assunzione di un parente alle dipendenze della società di vigilanza - sempre secondo la procura di Brindisi - sarebbe stata fatta allo scopo di consentire al beneficiario di prendere tutte le contromisure opportune per sottrarsi alle indagini.
Le indagini che hanno portato all'arresto per corruzione di un imprenditore e del maresciallo della Gdf Pasquale Lisi, evidenziano - secondo la Procura di Brindisi - che i reati contestati «non assumono per gli indagati carattere episodico ma sono calati in un contesto di vero e proprio asservimento delle funzioni pubbliche al perseguimento di interessi privati, nell'ambito di una trama intessuta di favori fatti e di favori resi, rafforzata probabilmente dall'impunità fino ad ora conseguita».
Lo afferma in una dichiarazione il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli. «Le esigenze cautelari che hanno determinato l'applicazione delle misure - spiega il magistrato in una nota - consistono, oltre che nell'esigenza di evitare l'inquinamento della prova, principalmente nel pericolo delle reiterazione in futuro di condotte analoghe da parte degli imputati. A carico degli indagati - viene sottolineato - vi sono prove dichiarative e documentali, nonchè risultati di indagini tecniche che rendono eloquente il significato illecito della documentazione acquisita».