Britannici in Liga   Come si trovano?

Creato il 30 agosto 2013 da Mbrignolo
INCHIESTE. L’Inghilterra è mamma di tutto, terra natìa di quel football che non esiste più. O meglio, per non cadere nel disfattismo, di quel football che oggi ha cambiato faccia, dove vince (quasi sempre) chi compra e compra (sempre) chi ha il denaro. La fotografia del calcio di oggi, seppur sbiadita dalle mille contraddizioni, è il passaggio di Gareth Bale al Real Madrid: 109 milioni sul piatto. Roba da non credere. Ancora una volta, come nel caso di Cristiano Ronaldo, per citarne uno recente, è l’Inghilterra che incassa il denaro, proponendo all’Europa giocatori di valore assoluto: plusvalenze da capogiro.
Ma il caso Bale è ancora più eclatante ed esclusivo se pensiamo alle nazionalità in gioco nella trattativa: sono misere nella storia le presenze di giocatori britannici in terra straniera, particolarmente in quella iberica, fatto che sottolinea il ferreo “protezionismo calcistico” attuato dai club del Regno Unito. Ma quale è stata l’ambientazione nella Liga Spagnola degli attaccanti giunti dall’Oltremanica? Andando in ordine cronologico, il nome più vicino a noi è quello di Michael Owen. Storica bandiera del Liverpool, con il quale fu per più stagioni capocannoniere e conquistò nel 2001 il Pallone d’Oro, arrivò nel 2004 sotto la protezione di Florentino Perez. “I migliori giocatori devono giocare al Real Madrid” disse il presidente della casa Blanca: a distanza di 10 anni, poco sembra cambiato. Con l’immensa concorrenza di galacticos del calibro di Beckham, Figo e Raul, Owen fu molto spesso confinato in panchina. Nonostante ciò, è ancora suo il record per il più alto rapporto tra gol segnati e minuti giocati. Un’esperienza durata un solo anno, tra critiche, mormorii e 13 gol in 36 spezzoni di partita.
Simile la storia di Steve McManaman, di poco precedente a quella di Owen. Arrivato anch’egli dal Liverpool, in cui in nove stagioni aveva totalizzato quasi 50 reti, ha avuto una carriera poco fortunata e in calando. Nonostante un primo anno brillante a Madrid, con l’arrivo di Florentino Perez e del suo denaro si è trovato relegato alla panchina. L’apice della sua carriera con le merengues è certamente il gol nella finale del 2000 di Champions League contro il Valencia. Da sottolineare in lui il grande attaccamento alla maglia, più volte contrario a una cessione nonostante il poco spazio sul terreno di gioco. Sempre nel 2001, c’è una piccola apparizione in Segunda Division spagnola di Stan Collymore, ottimo centravanti con un passato anche al Nottingham Forest e nel Liverpool. E’ proprio con la maglia dei Reds che ebbe, in coppia con Robbie Fowler, una media realizzativa di quasi un gol ogni due partite, spodestando anche il veterano Ian Rush. L’arrivo in terra iberica, con la maglia della Real Oviedo, è l’ultima tappa della sua carriera: poche presenze, nessuna rete, nonostante la promozione in Prima Divisione ottenuta.
Il grande blocco di inglesi in Spagna si trova a cavallo tra gli anni 70 e 80. Sono parecchi i giocatori che decidono di provare un’esperienza seguendo le orme del grande Gary Lineker. Lo storico attaccante di Everton, Barcellona e Tottenham detiene ancora oggi il record di segnature di un inglese in Coppa del Mondo: ben 10 in una sola competizione. Arrivò a Barcellona dopo aver vinto i Mondiali dell’86 in Messimo e in maglia blaugrana vinse una Copa del Rey e una Coppa delle Coppe, entrambe sul finire degli anni ottanta. Mise a segno ben 42 reti in 103 presenze, conquistandosi la fiducia di Johan Cruijff. Per lui, dunque, fu positiva la parentesi iberica, prima di trasferirsi al Tottenham, tre anni dopo, per conquistarsi di diritto un posto nella Hall of Fame del calcio d’Oltremanica. Negli stessi anni passava per Pamplona uno dei pochi irlandesi mai transitati in terre straniere: Michael Robinson chiuse la sua carriera con la maglia dell’Osasuna, lasciando un buonissimo ricordo di se. Infatti proprio nell’87-88 la squadra della Navarra centrò uno dei migliori risultati conseguiti nella sua storia, con un quinto posto finale nella Liga: Robinson segnò 12 reti in due anni.
L’altro irlandese di cui vogliamo parlare è John Aldridge, che dall’89 al 91 trovò posto tra le fila della Real Sociedad. Aldridge ha segnato la storia della società, dato che fu il primo giocatore non basco a scendere in campo con la maglia dei “Potrillos”. Scelta che fu premiata, dato che l’irlandese segnò di media un gol ogni due partite, 33 in 63 gare ufficiali. E’ da sottolineare come dopo due stagioni tornò in patria, a causa delle difficoltà di adattamento in terra spagnola.

Infine, un altro uomo che ha lasciato un’impronta fuori dall’Inghilterra è Laurence “Laurie” Cunningham. A cavallo tra gli anni 70 e 80, il ragazzo londinese fu acquistato, dopo due ottime stagioni al West Bromwich Albion, dal Real Madrid. Cunningham fu il primo giocatore britannico a vestire la “camiseta blanca”. La sua permanenza al Real, condita da 13 reti in due stagioni, gli permise anche di finire nel giro della Nazionale per i Mondiali. Non considerato all’altezza degli altri giocatori presenti a Madrid, venne spedito prima a Gijon e successivamente venduto al Rayo Vallecano. Di lui si ricorda con amarezza la tragica morte nel 1989 in un incidente stradale, dopo il quale fu inserito nella lista dei 15 più grandi giocatori del Wba.
Gareth Bale, dunque, cavalcando l’onda dei britannici che lo hanno preceduto, dovrà dimostrare se alla fine quei 109 milioni di euro, seppur tanti, troppi, saranno stati spesi per una buona causa

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