Broccoli, buon esempio e Fattore Richetto

Da Romina @CodicediHodgkin

Quando metti al mondo un figlio, il tuo scopo è farlo diventare una persona migliore di te. Avendo la mia streghetta appena un anno, il mio campo d’azione è, tutto sommato, limitato. Il cibo e un’alimentazione che sia quanto più sana possibile, era una di quelle cose cui tenevo molto sin dall’inizio e la gnoma mi ha reso il gioco facile.

Bontà sua, Claudia non mi ha mai dato problemi per mangiare. Spazzolò la prima pappa come non avesse mangiato altro tutta la vita e da lì in poi ha sempre mangiato qualsiasi cosa le propinassi. Non c’è sapore, consistenza o dimensione del boccone che la fermi. Va pazza per i legumi, il pesce e ogni tipo di verdura. Broccoli compresi. Cioè, i broccoli io mi son sentita male solo a cuocerli…ma che schifo…NO! NON SI DICE “CHE SCHIFO”, SI DICE “NON MI PIACE”. Sì, lo so, lo so…se mia madre vedesse quello che mangia Claudia, so già cosa direbbe: “dopo quello che mi hai fatto passare col mangiare, tu questa figlia non te la meriti!”.  Umph, che pesante. Passi che mangia senza problemi aglio, cipolle, coccinelle e formiche, ma il broccolo…Sul broccolo non riesco a riprendermi. Mia figlia mangia i broccoli. Volete vedere che, quando in ospedale mi portarono la bambina sbagliata, in realtà fu un errore nell’errore e quella era la figlia giusta, che ora sta dando il tormento a qualche altra mamma? Così spiegheremmo anche il colore di capelli di Claudia. Apro e chiudo parentesi: ammazza che palle le vecchie. Tutte Mendel over 70. Conosci Maschio Alfa da quando è nato? Allora noterai anche che Gengis Khlaudia è la fotocopia del padre, ma del tipo che manco pare mi sia parente, perché mi chiedi col sorrisino furbetto come ha fatto la bambina a venir castana chiara-rossiccia da due genitori coi capelli neri come la pece? Se poi ti rispondo che è figlia dell’ex vice-parroco scozzese non puoi fare l’offesa…Oh, chiudo parentesi.

(fusilli broccoli e prosciutto cotto. La pietra dello scandalo)

Io ho sempre avuto problemi col cibo. No, sbagliato, ho sempre avuto problemi con le verdure. Tutto iniziò trent’anni fa, quando mamma, tutta colpa sua, davanti alle mie rimostranze rispetto al brodo vegetale, iniziò a propormelo superpassato, nel biberon e dolce. I miei problemi con il lato vegetale della tavola sono iniziati lì. Durante l’infanzia, i modi di mamma si fecero meno comprensivi. Divieto assoluto di alzarmi da tavola finché il piatto non fosse splendente. Testona lei, testona io, non c’era verso di sparecchiare la tavola prima delle 23:30.  In particolare, il mio odio speciale era riversato verso i broccoli, il cavolfiore e, soprattutto, i carciofi. Tutta roba che non tocco nemmeno ora. Non tocco nemmeno il pentolino dove sono stati lavati i carciofi, mi nausea solo l’odore. Ricordo che una sera, avrò avuto 5 o 6 anni, dopo tre ore a tavola, presi la mamma sulla stanchezza. Non avevo avuto il permesso di lasciare i carciofi come avevo chiesto ma avevamo raggiunto un compromesso: mangiarne metà. Lei commise un errore madornale: lasciò la cucina. infilai parte dei carciofi che avrei dovuto mangiare nelle mutande, qualche altro pezzetto lo traslocai nella metà che potevo lasciare e i pochissimi bocconi rimasti li mangiai quando mamma rientrò in cucina. Corsi in bagno e scaricai i carciofi che mi portavo addosso nel water. Vittoria.

Un altro episodio memorabile ha per protagonisti i ceci. Ceci che anche ora evito ogni volta che posso. Premessa: a casa mia le regole erano severe. Ci si alzava da tavola solo dopo che anche l’ultimo commensale aveva finito. In quella particolare fase della mia vita, non era pensabile che tutti aspettassero me fino a mezzanotte, quindi io rimanevo spesso in cucina da sola con le mie verdure. In una prima fase, mamma era ancora molto ingenua e capitava che si allontanasse. Una sera, usando la forchetta come una fionda, lanciai i ceci nel ridottissimo spazio (non più di 3cm, manco un cecchino ci sarebbe riuscito) tra gli stipetti della cucina e il soffitto. Anni dopo, quando cambiammo la cucina, mamma trovò una serie di pallette sospette sui pensili e a quel punto confessai. Ormai erano passati dieci anni, cosa poteva farmi? Mettiamola così: si incazzò così tanto che fu un miracolo che non me li fece mangiare.

Ad ogni modo, anche io, ad un certo punto, commisi un errore grossolano. I miei successi nello sbarazzarmi delle verdure erano ormai un segreto glorioso. Potevo infilare gli spinaci sotto il cuscino della sedia e farli sparire il giorno dopo. Nascondere i cavolfiori sotto il cassetto delle posate e buttarli alla prima occasione. Non mi fermava nulla. Ovviamente, ero consapevole che se disgraziatamente mamma mi avesse beccato, mi avrebbe sbucciata come una banana. Mi lasciava a tavola fino a mezzanotte ogni sera, figuriamoci che reazione avrebbe avuto se si fosse accorta che la prendevo per i fondelli. Non era tenerella, la ragazza. Fatto sta che, una bella sera, la troppa sicurezza mi fece sottovalutare il Fattore Richetto. Il Fattore Richetto è quel piccolo inconveniente che può mandarti in vacca il delitto perfetto. Richetto era il nostro gatto. Un cucciolo grigio appena arrivato in casa. Quella sera, per cena, c’erano i piselli. Decisi che li avrei fatti sparire dietro la lavatrice. Tutta soddisfatta finsi di aver mangiato tutto e me ne andai a dormire. Poco dopo, un “ROMINAAAAAAAAAAAAAA” furioso fece vibrare l’aria. Mamma aveva trovato i piselli. Quello stupido di Richetto aveva fatto la spia. Aveva, evidentemente, fiutato i piselli e con la zampina cercava di infilarsi dietro la lavatrice. Mamma se ne accorse e spostò la lavatrice, trovando una lunga fila di piselli. Da quel giorno, non venni mai più lasciata sola in cucina. Mamma non schiodava da lì e mi teneva gli occhi puntati addosso. Avrei potuto diventare un genio del male, ma Richetto mi rovinò la carriera.

Ciò detto, son cresciuta mangiando pochissimi tipi di verdure ed evitando tutte le altre come la peste. Confesso di aver mangiato il primo asparago a 27 anni. Ecco, l’ho detto. E mi è piaciuto. Ieri ho comprato il primo broccolo della mia vita. Confesso anche questo. Quando l’ho messo a bollire ho quasi vomitato. Le ho preparato la pasta con prosciutto e broccolo e l’ha divorata. Mia figlia. Roba che, quando ancora mangiava solo passato di verdure, io lo assaggiai e trovai un fibretta di sedano. Sono quasi morta. Mia figlia, dei filetti di sedano, nemmeno si accorgeva.

Ecco, IO dovrei dare a LEI il buon esempio. Parliamoci chiaro, lei oggi non avrà notato che lei ha mangiato il broccolo e io no. Cosa succederà quando troverà qualcosa che non le piace e io dovrò dirle “no, lo devi mangiare perché ti fa bene”? Cioè, da quale pulpito farò partire il predicozzo? Ho cominciato a lavorare anche su questo. Ho persino imparato a mangiare le carote al vapore, ci credereste? Non sono così male. Ma il broccolo…col broccolo non ce l’ho fatta. La prossima volta andrà meglio, giurin giurello.

Che poi, diciamocelo, il buon esempio è sopravvalutato. Mia mamma ha fumato tre pacchetti di sigarette al giorno per una vita e nessuno di noi tre figli fuma…E poi, via…in fondo, il buon esempio lo dà lei…