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TESTATO SU
PC
Genere: Avventura grafica
Sviluppatore: Double Fine Productions
Produttore: Double Fine Productions
Distributore: Digital Delivery
Lingua: Inglese (sub ITA)
Giocatori: 1
Data di uscita: 28/01/2014
Qualche giorno fa Kickstarter, il famosissimo sito per la raccolta fondi, ha stilato un resoconto dell’ultimo anno: tre milioni di persone hanno investito complessivamente 480 milioni di dollari in progetti di natura estremamente diversa. Se cifre del genere sono state possibili, una parte del merito va sicuramente agli investitori, ma non possiamo negare che alcuni progetti siano stati più capaci di altri di creare passaparola e far crescere a dismisura il sito stesso, il concetto di crowdfunding e la possibilità di sviluppare le proprie idee senza supporti delle major dei vari settori. Nell’ambiente videoludico Tim Schafer è stato un maestro e circa due anni fa, quando lanciò la sua raccolta fondi, non si sapeva nulla di Broken Age, probabilmente neanche loro avevano realmente idea di cosa avrebbero creato; bastò però mostrare ai fan il faccione scontroso di Ron Gilbert e la promessa che coi nostri soldi, dopo sedici anni di assenza, avrebbero creato una avventura grafica old-school e le offerte arrivarono a pioggia superando ogni più rosea aspettativa.
Ad oggi, la prima parte dell’avventura è finalmente disponibile in versione beta per i finanziatori, quindi sulle spalle di Tim e di Double Fine non gravano solo le aspettative di migliaia di giocatori che in questo progetto hanno investito più di quanto avrebbero pagato per il gioco completo, ma tutta l’idea di Kickstarter nell’ambito videoludico. Un clamoroso fallimento di Broken Age minerebbe la già traballante fiducia di migliaia di giocatori, che potrebbero così essere molto più diffidenti prima di affidare i propri soldi ad un progetto oscuro. Ma ora basta indugi e vediamo insieme se le nostre finanze sono state spese in maniera adeguata o se gli ex-Lucas hanno perso il loro smalto.
IL PREZZO DELL’ORIGINALITA’
Prima di iniziare è doveroso fare una precisazione, visto che i codici per la stampa ancora non sono stati spediti. Come tutti quelli che in questi giorni stanno scrivendo le recensioni, anche io sono un finanziatore di Broken Age. Come bakers sono assolutamente soddisfatto dei soldi dati e vedendo il risultato li ridarei sicuramente, ma in veste di recensore devo dire che il progetto al momento lascia più di una perplessità.
Broken Age ci porta a vivere le avventure di due ragazzi estremamente lontani tra di loro, nel tempo e nello spazio. Da una parte abbiamo Vella, una ragazza di uno sperduto villaggio di fornai che nel giorno del suo compleanno si trova a dover affrontare un evento tragico di cui nessuno sembra rendersi conto; dall’altra parte Shay, un giovane abitante di una stazione spaziale isolata alle prese con una routine estremamente noiosa e con compagni che lo trattano come un bambino. Le due avventure sono apparentemente scollegate tra di loro e le due trame paiono viaggiare parallelamente senza incontrarsi mai, come potete immaginare un collegamento c’è, anche se per approfondirlo dovremo attendere la seconda parte del gioco in uscita tra qualche mese. Le differenze tra le due storie non riguardano solo le ambientazioni ma anche il gameplay: l’avventura di Vella è una avventura grafica più tradizionale, fatta di esplorazione, dialoghi da leggere e oggetti da raccogliere. Dall’altra parte, Shay vivrà una avventura più solitaria, fatta di enigmi più logici e meno esplorativi. Similmente a quanto si poteva vedere in Day of the Tentacle, potrete passare in qualunque momento da un personaggio all’altro, scelta molto gradita nel caso rimaneste bloccati in qualche enigma, ma possibilità piuttosto remota visto che Broken Age come gioco è piuttosto semplice.
Se c’è una cosa che colpisce è l’autenticità di questo gioco. Tim Schafer promise una avventura originale, non condizionata dalle logiche di mercato, e non si può certo dire che questo punto non sia stato colto in pieno. Broken Age è uno dei titoli meno commerciali che siano usciti negli ultimi anni ed è l’avventura che volevano i fan, realizzata dagli sviluppatori senza curarsi minimamente di intercettare il mercato di massa; se questo è un punto a favore, o sfavore, dipende tutto da quanto voi siate appassionati di avventure grafiche. Per chi come noi è cresciuto coi floppy disk è indubbiamente un pregio, dato che il titolo Double Fine Productions raccoglie la pesante eredità della Lucas Arts e porta avanti il lavoro con coraggio ed originalità, sviluppando un gioco che non può passare inosservato, arrivando in un mercato frenetico e dimostrando che, se si vuole, si possono raccontare storie e vivere i giochi in maniera diversa.
QUALE DESTINO CI ATTENDE?
Trama e narrazione sono il cuore ed i punti forti di questa avventura, le due storie tanto diverse affrontano temi non sempre semplici, ma lo fanno con una naturalezza ed una apparente leggerezza tale da non renderli mai pesanti. La trama, in particolare quella di Shay, non parte con l’acceleratore, colpa anche della particolare situazione che ci vuole portare a vivere, nonostante i primi momenti lenti il gioco ci mette poco ad ingranare e sarà proprio la storia scritta e raccontata in maniera sapiente a spingerci avanti, nel tentativo di scoprire qual è il legame tra i due ragazzi. Come dicevamo poco sopra, questo è solamente il primo atto, il motivo non è una questione di pigrizia quanto di vile denaro: Tim Schafer ammise di essersi fatto prendere la mano e di aver sforato il budget previsto, di conseguenza è sorta la necessità di dividere in due l’avventura per monetizzare il prima possibile il lavoro e finanziare il secondo atto. Bisogna dire che il gioco non si interrompe in maniera brusca, come successo con altri giochi, questa prima parte è un prodotto di per sé completo, che risolve molti dei dubbi posti, ed allo stesso tempo apre ad una nuova avventura lasciando ai giocatori un grande hype su quello che succederà nel secondo atto. Per un team del genere sarebbe stato molto facile, ed economicamente più vantaggioso, intraprendere una operazione nostalgia e sviluppare un gioco simile a quelli del passato, eppure con Broken Age hanno deciso di sviluppare qualcosa di nuovo. Per quanto strappi più di un sorriso, non c’è più quell’atmosfera di follia che aleggiava nel titoli d’un tempo, Broken Age è un gioco più serio rispetto a quelli che giocavamo quando eravamo più giovani. In un certo senso, Tim, Ron e gli altri ragazzi del team di sviluppo sono cresciuti, e si vede.
Il gameplay proposto da Broken Age è quello classico delle avventure grafiche punta e clicca, con alcune semplificazioni a partire dal cursore a forma di croce, che tanto ricorda quella dei titoli Lucas, che cambia automaticamente forma a seconda dell’oggetto mirato per fornirne l’utilizzo migliore. L’inventario, richiamabile tramite tastiera, è a scomparsa, riducendo di conseguenza al minimo l’interfaccia e lasciano il giocatore libero di ammirare ed immergersi in un mondo magnifico da vedere e tanto folle quanto credibile e coerente alle sue regole. Gli enigmi, come dicevamo, sono estremamente semplici: è sempre lampante cosa fare e con quali oggetti, e i dialoghi forniranno continuamente indizi. Qualcuno potrebbe obbiettare che le avventure Lucas non siano mai state troppo complesse, questo è vero, però Broken Age quanto a difficoltà è ai livelli di una avventura per bambini, ci dispiace dirlo, ma nessun giocatore minimamente esperto troverà mai un momento in cui rischierà veramente di piantarsi. La soluzione è sempre a portata di mano e non c’è mai il rischio di dimenticare un pezzo o un oggetto importate, quindi di dover tornare indietro. Tanta semplificazione più di una volta ci ha fatto sentire più spettatori che giocatori, come se fossimo di fronte ad un magnifico cartone animato interattivo che ad una vera e propria avventura grafica. Un aspetto collaterale, derivante da un tale eccesso di semplicità, è la longevità estremamente ridotta, infatti le storie di Vella e di Shay durano circa due ore ciascuna, non tantissimo considerando che la rigiocabilità è quasi nulla e che giusto qualche enigma un po’ più ostico avrebbe risolto almeno parzialmente il problema.
Visivamente Broken Age è assolutamente maestoso, le ambientazioni ed i personaggi disegnati a mano sono degni di un film d’animazione. Il team ha creato un mondo tanto folle quanto affascinante, ricco di particolari e di tocchi di genio, la direzione artistica è probabilmente l’elemento più impressionante, facendo venire a galla il talento che Double Fine Productions ha da vendere. Non è un mistero che i disegni invecchino molto meglio dei modelli tridimensionali, infatti, mentre Super Mario World per SNES si presenta ancora più che degnamente, i soldati di Resident Evil 2 sembrano dei tubetti di dentifricio e, seguendo la stessa logica, molto probabilmente tra dieci anni Broken Age non sarà invecchiato di un solo giorno e le nuove generazioni ancora ne parleranno, prendendolo ad esempio per la sua bellezza visiva. Concludiamo dicendovi che è presente un filtro segreto che permette di rendere la grafica estremamente pixellosa, rendendo il gioco simile al primo Monkey Island uscito vent’anni fa… Lasciamo a voi scoprire come sbloccarlo!
Broken Age è un titolo esteticamente sublime che sprizza originalità e personalità da ogni poro. Il lavoro fatto dai ragazzi Double Fine per molti versi è esattamente quanto promesso durante la raccolta fondi su Kickstarter, una avventura grafica originale e lontana dalle logiche di mercato. Quanto abbiamo provato però ci lascia più di un dubbio originato principalmente dalla longevità estremamente ridotta e dagli enigmi veramente troppo semplici. Vedendo la qualità del lavoro ci piace essere ottimisti e pensare che questo primo atto sia un antipasto in attesa di un secondo atto decisamente più lungo e complicato. Al momento, Broken Age è un titolo che consigliamo ma con qualche riserva, sperando di poter assegnare un voto più alto con il secondo atto. ZVOTO 7.5