BRONI. L'inchiesta
che interessa Terre d'Oltrepò resta al centro dell'attenzione del
consiglio d'amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese.
Il
presidente, Michele Rossetti, parte da una premessa: "Il lavoro dei
magistrati si rispetta e non si discute mai, neppure nei frangenti più
dolorosi per un territorio".
Detto questo dà sfogo alle preoccupazioni
della filiera: "Terre d’Oltrepò, prima cooperativa vitivinicola di
Lombardia, significa 900 soci, 50 dipendenti, 500mila quintali d’uva
pigiati ogni vendemmia e 43 milioni di euro di fatturato. Il polo
cooperativo, nato dalla fusione delle storiche cantine sociali di Broni e
Casteggio, fra le più antiche d’Italia, vinifica oggi il 50% delle uve
dell’intero Oltrepò Pavese. Non esiste sul territorio - evidenzia
Rossetti - un’altra azienda con il medesimo potenziale ed attrezzature
idonee a vinificare una tale massa di prodotto".
Il fattore tempo è
quindi cruciale: "L’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la cantina e
portato al sequestro di tutto il vino stoccato nelle unità produttive di
Broni e Casteggio - dice Rossetti - pone a rischio la sopravvivenza
stessa del comparto vitivinicolo dell’Oltrepò Pavese e, a poche
settimane dall’inizio della vendemmia, rischia di mettere in ginocchio
larga parte degli agricoltori della filiera, le relative famiglie e la
rete dell’indotto".
Ma ci sono anche preoccupazioni sul fronte
dell'economia. "C’è da considerare - rileva Rossetti - il danno sotto il
profilo commerciale e dell’immagine: il non poter rispettare i
contratti di fornitura con i grandi clienti-imbottigliatori di Terre
d’Oltrepò, tra i quali marchi molto noti, rischia di produrre un danno
di proporzioni incommensurabili presso le più grandi catene distributive
nazionali ed estere, deprezzando così l’immagine del vino italiano nel
mondo e provocando una crisi reputazionale irreparabile al primo
territorio viticolo di Lombardia".
Il Consorzio esprime quindi un
messaggio chiaro: "Ridare piena operatività alla Cantina Terre
d’Oltrepò, fermo restando il rispetto dell’inchiesta, vorrà dire non
condannare vecchie e giovani generazioni incolpevoli, che hanno
investito tanto e che nella produzione dell’uva e del vino trovano la
loro unica ed insostituibile fonte di sostentamento".
BRONI. Dal Consorzio, un auspicio: "Non si cancelli il lavoro di generazioni"
Creato il 26 luglio 2015 da AgipapressPotrebbero interessarti anche :