Visto in Dvx, in lingua originale con sottotitoli in inglese.
La storia sarebbe estremamente noiosa, data la ripetitività degli eventi e degli ambienti (non ci sono grani colpi di scena), non c’è il fatto che ogni personaggio non è niente di più di una macchietta; ma per fortuna a dirigere c’è Refn.
Refn qui crea la sua cappella sistina; un film dove tutte le scene sono state pensate per essere a se stanti, tutto è estetica e si inserisce perfettamente nel contesto delirante della trama, tutto è costantemente sotteso fra ironia, violenza e introspezione; tutto è un costante inseguire la scena madre fino al finale che più costruito di così era difficile. Ad ogni svolta di trama poi c’è il giusto contrappunto musicale (come sempre in Refn) che va dal pop anni ’80 alla musica classica.
Un encomia pure a Hardy che riesce splendidamente ad interpretare volto e corpo di un personaggio che è descritto in maniera umoristica e mai spiegato fino in fondo; e nonostante questo lo rende credibile.
Bravi tutti.