Brooklyn (2015)

Creato il 16 marzo 2016 da Babol81
Nel periodo Oscar ero riuscita anche a guardare Brooklyn, diretto nel 2015 dal regista John Crowley e tratto dall'omonimo romanzo di Colm Tóibín, rimaneggiato per l'occasione da Nick Hornby. La mia lentezza è proverbiale e ormai è passato quasi un mese quindi spero di ricordare ancora qualcosa di questo film che, peraltro, esce domani in Italia.

Trama: La giovane Eilis viene mandata in America dalla sorella maggiore a causa delle scarse possibilità lavorative del paesino irlandese dove entrambe sono nate e cresciute. Arrivata a Brooklyn Eilis si sente ovviamente oppressa dal terrore di una terra sconosciuta e dalla nostalgia ma a poco a poco comincia ad accettare la sua nuova vita...


Mi sembra di avere già scritto qualche volta sul blog che le storie ambientate nell'epoca in cui l'America era la meta principale dei migranti di tutto il mondo mi affascinano molto, soprattutto quelle concentrare sulle comunità italiane o irlandesi. Negli ultimi anni l'argomento l'ho sentito ancora più vicino perché mi è capitato di essere "migrante" durante il periodo passato in Australia e se, in effetti, io ero partita con l'intenzione di non fermarmi, sono tuttavia arrivata a capire bene quello che prova chi parte con la morte nel cuore, consapevole di dover lasciare parenti, famiglia ed amici perché la propria terra natia non ha nulla da offrire, ed arriva in una terra enorme, sconosciuta, dove tutti tranne te sembrano avere in pugno il proprio futuro e sanno benissimo cosa fare e dove andare. In questo senso il personaggio di Eilis è scritto benissimo; l'irlandesina non è una ragazza che spicca per particolari doti di bellezza, bravura o intelligenza, bensì una persona semplice ed umile, quindi lo spettatore è spinto naturalmente ad empatizzare con lei e mettersi nei suoi panni, accompagnandola nella sua lotta quotidiana per capire l'America, cercare di non farsi esplodere il cuore per la nostalgia di casa e, soprattutto, crearsi una propria vita nella sua nuova patria diventando una persona indipendente e "nuova", non la copia della sorella maggiore che tutti vorrebbero che fosse. Che non è così facile ed immediato, ve lo assicuro, tant'è vero che a me non è successo e alla fine dei nove mesi non vedevo l'ora di tornare in Italia e ritrovare quei legami affettivi e familiari che non ero riuscita a costruirmi in Australia. Anzi, sono così legata al suolo patrio, per quanto riconosca come l'Italia ormai faccia schifo e ai suoi abitanti non offra altro che una disperata rassegnazione, che penso di essere l'unica in tutto il pianeta a non aver apprezzato il finale di Brooklyn, convinta com'ero che Eilis si sarebbe riconciliata con le sue radici e avrebbe mandato al diavolo l'America, il glamour, il fidanzato wog e tutto il cucuzzaro. Qui però la colpa forse è anche un po' degli attori, eh.

Il problema di Brooklyn, se così si può chiamare, è che Saoirse Ronan eclissa tutti gli altri interpreti (Julie Walters a parte), soprattutto quella sorta di totano che le hanno appioppato come fidanzato italoamericano, tant'è che la reticenza della povera Eilis ad intraprendere questo legame diventa talmente condivisibile che ogni concessione a Tony pare quasi una forzatura, soprattutto se a un certo punto arriva quel gran pezzo di figliolo roscio di Domhnall Gleeson (sempre più bello, mannaggia a lui!) a candidarsi come possibile compagno di vita alternativo. La Ronan invece è uno splendore ed evolve mano a mano che la pellicola passa attraverso le sue tre fasi, un cambiamento che si evince non solo dal look sempre più cool e ricercato ma anche e soprattutto dall'atteggiamento, dallo sguardo, dal tono di voce. Col graduale mutamento del personaggio di Eilis cambiano anche la fotografia e il modo in cui il regista utilizza la macchina da presa, dividendo così il film in tre "segmenti" abbastanza distinti: quando Eilis lascia l'Irlanda per andare in America le inquadrature sono "strette", focalizzate su pochi personaggi che sembrano quasi soffocare all'interno dello schermo e la fotografia è ovviamente virata sui toni del verde, mentre dal momento in cui la protagonista si stabilisce a Brooklyn le inquadrature diventano più ampie, i colori più carichi e cambiano ancora, diventando in qualche modo più irreali, nel momento in cui Eilis torna in Irlanda. A fronte della grande cura profusa nella realizzazione del film e dell'abbondanza di fazzoletti che ho sprecato durante la visione, devo comunque avvertirvi che Brooklyn non è un film particolarmente dinamico oppure originale, anzi. Ad essere sinceri, se non ci fossero stati la Ronan e questi gradevoli virtuosismi a livello di fotografia e costumi, probabilmente la pellicola mi sarebbe risultata poco superiore rispetto ad una qualsiasi fiction banalotta, soprattutto a livello di sceneggiatura, quindi andatelo a vedere consapevoli di quello che vi aspetterà e se non amate questo genere di storie che mescolano sentimenti e "storia" americana all'acqua di rose stategli alla larga!

Di Saoirse Ronan (Eilis), Jim Broadbent (Padre Flood), Julie Walters (Mrs. Kehog) e Domhnall Gleeson (Jim Farrell) ho già parlato ai rispettivi link.
John Crowley è il regista della pellicola. Irlandese, ha diretto film come Intermission, Boy A ed episodi della seconda stagione della serie True Detective. Ha 47 anni.

Il film ha richiesto anni prima di venire realizzato e nel frattempo Saoirse Ronan, che anni fa avrebbe perso la parte di Eilis a favore di Rooney Mara perché troppo giovane, ha raggiunto l'età giusta per interpretare il personaggio. La BBC invece, visto il successo del film, ha deciso di produrne uno spin-off televisivo interamente incentrato su Mrs. Kehog e il suo stuolo di garrule inquiline, progetto questo che prevederebbe anche il ritorno di Julie Walters nei panni della schietta signora. Nell'attesa, se Brooklyn vi fosse piaciuto consiglio la visione di Le ceneri di Angela. ENJOY!

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