Non voglio spendere ulteriori parole su ciò che è successo a Parigi solo poche ore fa perché ovviamente e giustamente come deve essere, ne sono già state dette molte.
Forse anche troppe e non sempre lungimiranti.
Penso solo a quello che mi ha detto una mia cara amica parigina proprio questa mattina, quando ho trovato il tempo ed il coraggio per chiamarla e sapere come stesse: "Les cafés à la terasse sont plein de monde".
I parigini reagiscono, tengono la testa alta ed il cuore nascosto, e continuano a vivere com'è giusto che sia.
E' quello che farò io nel rispetto di tante vite spezzate nel momento della gioia, dell'allegria, del divertimento.
Vite spezzate vivendo.
Continuerò ad essere fatalista e farò esattamente ciò che ho sempre fatto: viaggiare, stare fuori in mezzo alla gente, cercherò di non avere paura (se posso). Vivrò e lo insegnerò a mia figlia.
Avrei dovuto postare questo scritto tempo fa, a seguito di una prima parte già pubblicata.
Rischierò di essere ormai fuori tempo. Pensandoci bene non è mai tardi per parlare di viaggi, specialmente adesso che qualcuno vuole impedirci di la libertà di sentirci cittadini del mondo.
Ma è anche il tempo di preparare un pane, buono, facile, bello. Ed usarlo per ricordare una parola di cui non dovremmo avere bisogno perché dovrebbe essere una condizione universale: PACE.
Questa è la seconda parte del mio (ormai datato) viaggio in Irlanda.
Datata sarà pure l'azione ma lei, la magnifica isola verde è sempre lì, e sono certa che mi aspetta ancora.
Dopo il Connemara, di cui potrete leggere qui, mi sono potuta affacciare sull'Oceano dalle grandi scogliere di Moher.
Per arrivarci da Galway, non è un viaggio impossibile.
Si attraversa il Burren viaggiando lungo la R479 fino a giungere a Black Head e quindi alle scogliere.
Quello che non ci si aspetta è il paesaggio che si andrà ad incontrare, molto molto diverso da ciò che ognuno immagina dell'Irlanda.
La faccia "morbida" del Burren
E quella aspra
Attraversando il Burren, nella Contea di Clare, si resta sopraffatti dal paesaggio quasi lunare caratterizzato dalla vastissima lastra calcarea creatasi sul suolo oltre 250 milioni di anni fa.Le spaccature nella roccia rendono il tutto simile ad un grande puzzle naturale ma quello a cui non si può credere è che tra le fessure crescano una quantità di fiori di tutte le specie, da quelle alpine in inverno a meravigliose orchidee selvatiche in estate, rendendo quest'area amata e studiata dai botanici di tutto il mondo.
Una curiosità: Tolkien trascorse una buona parte della sua vita nel Burren dove amava passare le sue vacanze.
E pare che proprio qui trasse ispirazione per alcune delle vicende narrate nella sua celebre produzione. La cosa non sembra impossibile!
Il nome glielo danno le rocce scure che caratterizzano la scogliera e le piccole falesie sembrano anticipare lo spettacolo che vi aspetta solo poco più avanti.
Questo è un luogo pieno di suggestioni: alle vostre spalle il Burren solcato da rocce calcaree ed erica, di fronte a voi l'oceano sconfinato.
Nessuna traccia umana. Forse qualche mucca.
Se si è fortunati in un giorno di sole, si possono anche scorgere le isole Aran.
Ma se non accade, non è importante perché sarete già abbastanza emozionati così!
La nebbia è il primo nemico di quest'area ed è frequente.
Da Doolin si arriva a queste impressionanti scogliere...oddio, onestamente non trovo le parole per descrivere quello che si prova una volta arrivati.
E' un po' quello che succede in luoghi come il Grand Canyon o nei deserti, dove si percepisce immediatamente l'eternità della natura, la sua potenza e di conseguenza il nostro essere minuscoli e mortali.
La traduzione di Cliffs of Moher è letteralmente "Scogliere della Rovina".
Otto chilometri di costa frastagliata a strapiombo sul mare, rifugio di migliaia di Pulcinelle di mare e soluzione estrema alla disperazione umana.
Addentrandosi lungo il percorso camminabile che sfiora il baratro, si intuisce che più di un fatto drammatico sia accaduto qui.
Io ho cercato di spaziare con gli occhi lungo la costa non avvicinandomi al baratro perché sono terrorizzata dal vuoto e qui non esistono parapetti a protezione, solo il buonsenso.
Certo è che molti riescono pure a sdraiarsi lungo il ciglio per fotografare (dei pazzi ovviamente).
La prima cosa che noterete arrivando è una deliziosa torre circolare che domina la scogliera.
Si tratta della Torre O'Brian, fatta costruire nel 1835 da Sir Cornelius O'Brian come luogo di avvistamento per le isole Aran.
Il gossip dell'epoca vuole invece che il nostro eroe grandemente benestante, avesse voluto costruire il luogo ameno come personale garconniere ed usasse invitare qui le dame in visita alle scogliere, a "bere il te".
Se vi capiterà di passare da queste parti accompagnati dal vostro amore, ricordate di fare il giro intorno alla torre e baciarvi sotto l'archetto perché porta fortuna (dice).
Non dimenticate di spendere un po' di tempo all'interno dello splendido centro di accoglienza costruito esattamente sotto la collina che precede le scogliere.
Un complesso enorme completamente integrato nell'ambiente ed invisibile, che contiene un percorso didattico che racconta le scogliere, dei ristoranti, coffee bar, le toilette e l'immancabile fornitissimo book shop.
Nel percorso di ritorno ancora un assaggio di meravigliosa Irlanda.
Piccolo coffee break con immancabili scones ancora caldi e marmellata
Certe zone sono territorio privato dei corvi, neri, giganteschi.
Tramonto a Dublino
A Dublino sono arrivata che il sole stava tramontando e dopo una giornata di vento e cielo azzurro, lo spettacolo è stato davvero unico.Su Dublino non posso spendere molte parole se non che ho trovato la città incantevole e meritevole di essere scoperta con calma. Purtroppo ho potuto trascorrervi una sola notte e non ho avuto quindi il tempo di "perdermici" da sola.
La quantità di giovani che l'attraversano e la popolano è un volano di grande energia e vitalità, sia di giorno che di notte.
Le strade intorno a Marrion Square sono un caleidoscopio di colori grazie alle celebri porte dipinte che non smettereste di fotografare.
Posso quindi affermare senza paura di essere smentita, di non conoscere affatto Dublino.
La ricetta di questo pane è super facile e fattibile in un attimo, anche quando vi rendete conto di non avere pane in casa o di voler preparare un qualcosa di speciale per un aperitivo.
Provatelo perché vi garantisco che è davvero eccezionale e potrete aggiungere frutta secca (ottime le noci) o semi oleosi a vostro piacere, per arricchirlo.
Si accompagna meravigliosamente al salmone selvaggio con cream cheese o panna acida, affettati non troppo stagionati e formaggi freschi. Ovviamente con i paté è sublime.
Io lo adoro letteralmente.
BROWN BREAD - per un pane di c.ca 800 g (stampo da plum cake da 1 litro) 350 G di farina integrale macinata a pietra 50 g di farina 0 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio setacciato 1 cucchiaino raso di sale 1 cucchiaino raso di brown sugar (in alternativa protrai usare il Muscovado) 1 bel cucchiaio colmo di melassa 2 cucchiai di semi di girasole (a piacere) 1 uovo grande sbattuto 400 ml di latticello
Preriscaldate il forno a 200°C Mettete tutti gli ingredienti secchi in una larga ciotola e mischiateli bene con una frusta per rimuovere eventuali grumi. In una ciotola più piccola mescolate uovo, latticello, e melassa fino a che non saranno ben amalgamati. Fate una fontana nella ciotola degli ingredienti secchi e versate al centro il composto liquido. Mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando non saranno ben combinati. Versate il composto in uno stampo da plumcake da 1 litro che avrete foderato con carta da forno. Livellate il tutto con una spatola e con un coltello affilato incidete l’impasto al centro per tutta la lunghezza. Cuocete per un’ora fino a che la base del pane non suonerà a vuoto ed uno stecchino inserito al centro uscirà perfettamente pulito. Fate raffreddare su una griglia e conservate avvolto in una pellicola trasparente.