BRUTAL TRUTH @Traffic, Roma, 12.12.2013

Creato il 11 dicembre 2013 da Cicciorusso

Si trattava di un vero e proprio mini festival, con cinque band italiane di supporto all’istituzione newyorchese. Arrivo però tardissimo, in tempo giusto per l’ultima parte del concerto dei Buffalo Grillz, alle prese con La canzone del sale, rilettura truculenta e cazzona dello stranoto pezzo di Battisti. Mi avvicino al bar per fare rifornimento e vicino al bancone sta impalato Dan Lilker, lattina in mano, l’espressione un po’ spaesata. Sicuramente non coglie il riferimento. E probabilmente sta un po’ storto, come è giusto che sia. Un santone grindcore dalla ieraticità alimentata da birra e cannoni. Manco io sono al top della lucidità, quindi reprimo l’istinto di scuoterlo per le spalle gridandogli FUCK YEAH DAN LILKER, che se lo faccio cadere poi falcia almeno tre o quattro persone in fila per il cesso, dato che è alto come un cartello stradale. Becco l’ottimo Masticatore, accompagnato da due pali della Staccionata. Grazie per il passaggio al ritorno, pali della Staccionata. Becco anche Livio di Nerdsattack. Parliamo del concerto dei Cripple Bastards di qualche giorno prima e mi infogno in uno degli sconnessi flussi di coscienza esistenziali dei quali cado sempre vittima quando parlo dei Cripple Bastards dopo qualche bicchiere di troppo. Poi decidiamo di dirigerci all’interno che c’è veramente un casino di gente e se non arriviamo tra le prime file poi non riusciamo a vedere bene le facce che fa Richard Hoak quando suona.

Si parte alla stragrande con Birth Of Ignorance e Stench Of Profit, la micidiale doppietta che apre quel fottutissimo capolavoro che è Extreme Conditions Demand Extreme Responses, l’album dal quale la scaletta pescherà di più (ne verrà suonato grossomodo tutto il lato A) insieme all’ultimo End Time, che mi garbò abbastanza quando uscì ma sul quale, lo confesso, in seguito non sono mai tornato più di tanto. Idem dicasi per il precedente Evolution Through Revolution, il disco della reunion. È che i Brutal Truth si erano sciolti davvero al momento giusto. I primi tre full erano tesi, antitesi e sintesi. Quindi tra una Fuck Cancer e una Sugardaddy mi diverto, scapoccio, faccio le cornine ma avverto un lieve e soggettivo calo di tensione. Sticazzi, però, se non si fossero riuniti non li avrei mai visti dal vivo. Poi i Brutal Truth sono uno di quei gruppi che sono fichi per principio, a partire dal nome, uno dei due o tre migliori che esistano. Sono un concetto, sono unici anche se non riesco mai a spiegare bene perché, suscitano un sentimento di esaltazione istintiva e irrazionale, un po’ come gli Slayer. E, soprattutto, sono dei diavolo di personaggi.

Richard sale sul palco con l’aria del classico bravo vicino di casa americano alla Ned Flanders. Poi si toglie gli occhiali, si leva la maglietta, fa qualche saltello per riscaldarsi e si trasforma in una marionetta manovrata dal caos. Dan Lilker, l’uomo che ha attraversato tre decenni di musica estrema dedicandosi più o meno a ogni genere e finendo per frullare il tutto proprio negli ultimi lavori del gruppo (mentre eseguono il materiale più recente, la mia mente ottenebrata riesce a individuare elementi black metal nei riff), aizza il Traffic a suon di bestemmie, la forma più antica ed efficace di captatio benevolentiae nei confronti del pubblico metal italiano, e ci ringrazia nella nostra lingua. Violenta il basso come se dovesse dare il tempo a un’invasione di locuste. Approfitta di tutte le pause per fare un sorso. Qualcuno sale ad abbracciarlo. E Kevin Sharp, beh, è Kevin Sharp. T-shirt dei Napalm Death e cappello da cowboy d’ordinanza, è un mattatore con pochi pari. Durante il soundcheck si lancia in un monologo sull’amicizia che diventerà il leitmotiv di tutto lo show, prende in giro una che è collassata sulla spia, strofina la testa a un tizio pelato in prima fila. È l’uomo che tutti noi vorremmo ospite fisso a un barbecue. A sinistra, un po’ in disparte, Dan O’Hare dei Total Fucking Destruction, nuovo acquisto alle sei corde, sembra già a suo agio. Io, in realtà, non sapevo manco che Erik Burke se ne fosse andato.

L’udienza chiede a gran voce Walking Corpse, che arriva nella seconda parte della scaletta, dedicata ai brani più vecchi. La canto a memoria. Se mi ricordo il testo di Walking Corpse significa che il mio incipiente Alzheimer è ancora reversibile. E Collateral Damage, che è la loro You Suffer. Time, che ha il rallentamento più bello e copiato della storia del grind. E quella doccia di shrapnel che è Dementia. Still not loud enough, still not fast enough… Ritmo e intensità salgono, il pogo si fa più violento e l’ultima parte del concerto è una bolgia di stage diving ininterrotto. Kevin ci fa gli auguri di Natale con un altro dei suoi impagabili monologhi. Che adesso a Natale si sta tutti felici in famiglia, non è fantastico stare in famiglia? Bam. I Killed My Family proprio non me l’aspettavo. This song is about ganja… Smoke fuckin’ marijuana! urla Dan. Si chiude quindi con l’allegro manifesto antiproibizionista di Choice Of A New Generation e andiamo a casa felici e realizzati. Ah, già, non vi ho detto come hanno suonato. Come spiegarlo: BRUTAL FUCKING TRUTH (foto scippata a Southern Drinkstruction).

In chiusura, come bonus, un video di Richard che vi insegna a cucinare una testa di maiale alla polvere da sparo. Lo dedichiamo a Nunzio che non è potuto venire.

PS. Se proprio non avete di meglio da fare, vi potete rileggere qui e qui la mia intervista in due parti con Dan Lilker dove ripercorriamo tutta la sua carriera, dagli inizi con gli Anthrax alla reunion dei Brutal Truth. SMOKE GRIND SLEEP.



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