Naturalmente ad ognuno di questi virtuosi mestieranti c’erano almeno una decina di perdigiorno che, al posto di ciondolare nei bar a parlare del Milan o della Juve davanti ad un bianchino, avevano pensato bene di improvvisarsi registi con risultati tra il disastroso e lo sciagurato. A questi appartiene senza dubbio David A. Prior, che pure un film interessante con Pamela Anderson l’ha fatto, nei limiti di un film con Pamela Anderson ovviamente. Beh lui delle sacrosante regole della cinematografia se ne frega: prende la macchina da presa e la posiziona in un angolo a caso, poi gira. Ovvio che poi il complimento più efficace sia che i suoi film, pur con esplosioni e sparatorie, appaiono “televisivi”, con l’accezione più negativa di questo termine. Qui David A. Prior è alle prese con una storia che si vuole fantascientifica ma che di fantascienza, a parte un braccio da cyborg indossato dal protagonista e di un improvvisato viaggio nel tempo, poco ha. Si pensa di saccheggiare Terminator di James Cameron e rimpolparlo con una storia tipica da poliziesco con la caccia ad una gang di spacciatori da parte di un poliziotto del futuro. Nel cast di attori senza arte ne parte, spicca lui, David Carradine, in un’interpretazione divertita di uno sbirro bastardissimo che prima di uccidere i cattivi chiede “Avete il diritto di morire, se non l’accettate verrete arrestati”.
Peccato che il regista butti alle ortiche il contesto da western post-atomico, con la polizia che indossa cinturoni come i cowboy e riscuote taglie sulla cattura dei criminali “vivi o morti” portati in centrale. Tutto quello che di buono ci poteva essere nella storia rimane nella superficie, senza essere mai approfondito, così da non fare mai appassionare lo spettatore alle vicende di eroi senza un background sufficiente a farli amare. Anche le sacrosante regole dell’exploitation non vengono rispettate, e qui c’è da mettersi le mani nei capelli: niente femmine avvenenti ma attempate tardone, affiancano David Carradine, con l’aggravante di biancheria intima leopardata sfoggiata da queste nonne con la cellulite. Future force è un film che inscena le sparatorie nel giardino di casa del regista, che inventa ribaltoni di sceneggiatura con la sapienza di un Pierino la peste, e, che per leggi assurde del Signore, alla fine risulta pure divertente. In fondo è per questo che ne abbiamo parlato qui: non si sta affrontando buon cinema, ma cinema popolare, nella sua variante stavolta più scalcagnata. Future force con la sua regia incerta, con la sua storia sbilenca, la recitazione stanca riesce a strappare più di una risata e la poltrona, che dovrebbe essere la compagna di un’atrocità cinematografica, diventa quasi comoda. Di certo non un film da consigliare, ma che, magari visto in un double-feature con il seguito Future zone, potrebbe scoprirsi un guilty pleasure. Certo che a pensare ad un poliziesco dove il compagno di Carradine è vestito come un George Michael ribelle è quasi genio…
Andrea Lanza