Bryan hitch: "ho lasciato la marvel perche' non volevo essere semplicemente un illustratore"

Creato il 17 dicembre 2012 da Comixfactory

Copertina di Bryan Hitch tratta dalla maxiserie
Wolverine The best there is


In occasione dell'annuncio della imminente pubblicazione di Age of Ultron, nuovo evento narrativo lanciato dalla Marvel (il primo del Marvel NOW! anche se in cantiere da molto prima), il sempre puntualissimo sito di informazione Comic Book Resources ha pubblicato una lunga ed esauriente intervista a Bryan Hitch, illustratore (a quanto pare suo malgrado) dei primi cinque capitoli della lunga miniserie. L'intervista è davvero molto interessante, anche, e soprattutto, alla luce del fatto che Age of Ultron è stato il capitolo conclusivo di una lunga e fortunatissima relazione decennale tra il disegnatore britannico e la casa editrice. Quando finisce un rapporto, si sa, è difficile che non ci sia qualche rimpianto o qualche rivendicazione da fare, e neanche Hitch, fortemente deluso da come si sono evoluti i suoi rapporti con l'editore, si è sottratto all'opportunità di sfogare la sua delusione. Ecco cosa risponde al suo intervistatore quando gli viene chiesto cosa lo ha convinto a fare di Age of Ultron il suo canto del cigno nella collaborazione con la casa delle idee.
"[Age of Ultron] non doveva essere il mio "canto del cigno", davvero. Il mio contratto sarebbe scaduto alla fine del 2011 e mentre disegnavo Ultron avrei dovuto anche scrivere una miniserie di sei parti dedicata alla versione ultimate di Capitan America, miniserie che avevo già cominciato a disegnare. La sceneggiatura era finita, e stavo disegnando il primo numero nei ritagli di tempo che intercorrevano tra un invio e un altro di nuove pagine di sceneggiatura di Ultron. Con il tempo Ultron ha cominciato a espandersi, e io non ero davvero sicuro di quale fosse davvero il suo scopo visto che non ero mai stato coinvolto in nessuna fase della pianificazione o dello sviluppo della trama. Sapevamo che prima che il mio contratto sarebbe scaduto avrei fatto in tempo a realizzare cinque numeri e io sarei stato felice di estenderne la durata per un po' per realizzarne un sesto o settimo numero così come sembrava potesse essere possibile. Mi fu garbatamente riferito che non sarei stato necessario e mi ringraziarono per il lavoro, e così, proprio come avevo programmato, lasciai e mi rifugiai nel confortevole mondo del fumetto creator owned e di America's Got Powers.
Solo di recente, quando ho visto gli annunci, ho appreso che era diventata una miniserie di dieci numeri. 
Nonostante fosse stata la Marvel a commissionarmi la miniserie di Cap,  il progetto è stato costantemente considerato di secondo piano ed  è stato accantonato, con mio disappunto. Sin dalla conclusione di Ultimates, sono stato coinvolto sempre meno nel processo collaborativo della Marvel. Adesso hanno i loro cervelloni, architetti o in qualsiasi modo la gang abbia deciso di chiamarli, e a loro è stato delegato il  processo creativo. Sembra un circolo molto ristretto, molto diverso da quello nel quale avevo cominciato a lavorare quando mi occupai degli Ultimates. Avvertivo la sensazione che loro volessero un illustratore e non un creatore, e questo era molto frustrante per me. Gli ho sottoposto diverse proposte per varie serie, non ottenendo  mai nulla; Cap fu accantonato, e io non mi sentivo coinvolto nella storia alla quale stavo lavorando. Sentivo davvero che non stavo contribuendo nel modo che desideravo. 
Ovviamente il lavoro che ho svolto alla Marvel per oltre dieci anni è davvero il picco della mia carriera e, dando uno sguardo alle pellicole prodotte dai Marvel Studios, si è trattato di un lavoro chiaramente molto influente, ma credo che ci sia un momento, quando ti guardi attorno e ti rendi conto di non conoscere nessuno degli altri invitati alla festa o che nessuno ride alle tue battute, di chiamare un tassì e andare via. E' possibile che, se avessi saputo che la serie di Ultron sarebbe stata più lunga dei cinque numeri originariamente pensati e se non avessi lasciato che la serie di Cap mi fosse sottratta da sotto le mani, non avrei mai preso in considerazione l'idea di andare via, ma le cose cambiano credo."

una efficace splash page 


Quello che emerge chiaramente da queste parole non è solo l'amarezza di Hitch, uno degli autori che hanno fatto grande la Marvel di Quesada, ma anche un sistema organizzativo sempre più spersonalizzante; un sistema organizzativo per il quale, a fronte della disponibilità dimostrata da uno degli autori di punta di concludere una miniserie che si presume avrà un ruolo cruciale nell'evoluzione della storia dell'Universo Marvel, la casa editrice preferisce declinare l'offerta facendo intuire chiaramente la sussidiarietà del ruolo dell'autore (e questo è ancor più strano se si tiene conto che l'offerta di Hitch arriva nel 2011, mentre Age of Ultron non sarà pubblicata che nel 2013. C'era dunque tutto il tempo a disposizione per consentire al disegnatore di terminare la sua opera). E con la stessa nonchalance la casa editrice rinuncia a un progetto interessante come la miniserie dell'Ultimate Cap, miniserie in parte già realizzata.
Ma l'intervista a Hitch non racchiude solo questo sfogo (che serve sostanzialmente solo a comprendere come siano cambiate le cose all'interno della casa editrice tra l'inizio del secolo ad oggi - e dall'avvento della Disney - e forse tra la gestione di Joe Quesada e quella di Axel Alonso), emergono, anzi, molti particolari interessanti. Hitch, infatti, racconta, rispondendo una domanda sul perchè questo progetto abbia avuto tempi di realizzazione così lunghi, che il ritardo qusta volta non dipende da lui, ma dalla natura stessa del progetto,
nato per essere un one-shot e trasformatosi in una maxiserie di dieci numeri.
Per quanto riguarda il suo rapporto con Bendis, Hitch invece puntualizza: "Non c'è mai stata davvero una collaborazione tra me e Bendis; non nel modo nel quale c'è stata con Warren Ellis su The Authority e soprattutto con Mark Millar su Ultimates. Non sono stato mai davvero coinvolto nella fase di creazione della storia né durante lo sviluppo del soggetto. Come ho detto, non avevo alcuna idea di quanto sarebbe durata la storia e nessuno mi diceva nulla se non per rispondere a delle mie domande. In sostanza, ero "solo" l'illustratore della serie. Su serie come Authority, America's Got Powers e soprattutto Ultimates, mi sono spinto molto oltre al punto che tutte queste opere possono essere considerate delle autentiche co-creazioni e collaborazioni; in questo caso ho solo disegnato le immagini nel miglior modo possibile senza ricevere alcuna informazioni riguardo il quadro complessivo degli eventi. In alcuni casi questo potrebbe anche non essere un problema, ma voltandomi a guardare indietro, sento che, anziché rimanere all'oscuro,  sarebbe stato meglio se avessi avuto più informazioni. Da un punto di vista stilistico se compariamo la scrittura di Mark su Ultimates e quella di Bendis su Ultron, entrambi hanno inclinazioni diverse e sono alle prese con due progetti molto diversi. A Mark piace, quando ce n'è la possibilità, di mostrare più che dire mentre su Ultron Bendis ha assunto una struttura narrativa più ricca di dialoghi, almeno nella parte di cui mi sono occupato io. Può diventare una piccola sfida per un artista. Se hai dodici personaggi che parlano nello stesso luogo per 30 o 40 pagine, ovviamente nessuno sceneggiatore prenderà in considerazione la collocazione di ognuno di questi quando scriverà i dialoghi. Così se immaginarsi come posizionarli sulla tavola, in modo che i dialoghi siano correttamente leggibili, può rappresentare una bella sfida per  una scena di cinque pagine, farlo per una sequenza di 30-40 pagine, come sostiene anche Tom Brevoort, è davvero molto arduo."
Nel Futuro di Hitch, dopo aver rifiutato una offerta della DC Comics per la serie Man of Steel sceneggiata da Scott Snyder, ci sarà spazio per più progetti creator owned e per la prosecuzione di America's got Power.

Ultron



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