Il merito di questo successo deriva, oltre che dall’abile penna di Lansdale, dalla sobria artigianalità registica di Don Coscarelli (lo stesso dell’inquietante horror settantiano Fantasmi) e dalla coppia di attori Bruce Campbell (grandissimo idolo dei B movie e di classici come La Casa e L’Armata delle Tenebre) e l’attempato ma lucidissimo e dinamico Ossie Davis (La collina del disonore, Fa la cosa giusta, Il Cliente).
Un team regale, per raccontare l’ultima avventura del Re del Rock, Elvis Presley, che invecchiato e moribondo, relegato sotto le mentite spoglie di un sosia di se stesso in un ospizio, ritrova, grazie all’adrenalina, al mistero, alla paura, un senso d’identità e una spinta vitalistica data ormai per defunta.
Già, perché nel tranquillo ospizio di provincia, in cui gli unici cambiamenti sono il ciclico turn-over di decessi e nuovi ingressi, iniziano ad accadere fatti strani, morti sospette, attorno alle quali iniziano a indagare il vecchio Jack, anziano di colore che crede di essere, (o forse veramente è) il presidente JFK, ed Elvis, venendo entrambi a patti con i rispettivi disturbi e malattie.
Elvis e Kennedy dimostrano quindi il valore delle loro ben misere forze, utlizzando con orgoglio le rimanenze di un vissuto per sua natura logoro e logorante per porre fine, con rocambolica fatica, alle scorribande della mummia, che per l’occasione ribattezzano appunto Bubba Ho-Tep.
Coscarelli ha gioco facile nel proporre situazioni grottesche, paradossali e talvolta naif, con personaggi di contorno ben caratterizzati, e ambientazioni scarne ma sufficientemente evocative, che mantengono intatta l’atmosfera tipicamente lansdaleiana del racconto.
Commedia horror con pochi eguali, Bubba Ho-Tep è un piccolo grande film, per un regista tanto capace quanto sottovalutato, nel panorama da blockbuster che domina anche l’horrortainment.
“Hey ragazzi, mettete a sedere il vostro fottuto culo, passatemi una di quelle birre, ed aprite bene le orecchie”.