Buccellato Di Lucca E La Mia Seconda Volta In Toscana

Da Valentina
Seconda perché la prima volta ero una bimbetta di 13 anni e i ricordi non sono proprio recentissimi, comunque andai in gita a Montecatini Terme. Basti sapere che mi piacque moltissimo.

Invece questa che vi vado a raccontare risale ad una vacanza, la prima in assoluto mia e di mio marito come coppia di fidanzati nel lontano 1998.Scegliemmo come meta di fine estate Siena, un casale disperso tra le campagne toscane, come tradizione vuole, un puntino nell'universo verde di questa splendida regione che ci ha ospitato altre volte ancora e ancora.Scegliemmo la fine dell'estate perché all'epoca mio marito stava terminando la leva militare a Padova, e il bisogno di essere vicini dopo un anno di lontananza forzata, era necessario per entrambi.Scelsi accuratamente il luogo, mi ricordo eccitatissima per questa nuova esperienza che avremmo vissuto di li a breve.Circa un mese prima trovai tramite un'agenzia di viaggi questo casale provvisto di un'antica torre, in cui c'era un mini appartamento che si affacciava sulla campagna circostante. Ciò che mi incantò fu la presenza di una fattoria con papere, oche, maialini, conigli e se ricordo bene lì vicino, c'era un viale alberato che si inoltrava all'interno di un boschetto facente parte del casale.Un perfetto nido d'amore, insomma.L'agitazione della partenza, i preparativi, le valigie, le raccomandazioni dei nostri genitori, allora avevamo 20 io e 21 lui, ed insieme eravamo da un anno scarso, ma di viaggi veri quello era il primo, quindi immaginate l'ansia delle nostre mamme a riguardo, un po' per tutto credo, non solo per i chilometri da affrontare!!!Comunque la data arrivò e noi ci ritrovammo catapultati in un mondo incredibilmente naturale. Ero abituata al verde, ma lì rimasi entusiasta e al contempo meravigliata per quanta campagna si stagliava davanti a noi e alla nostra quattro ruote grigia fiammante.Arrivammo e i proprietari ci diedero tutte le informazioni che chiedemmo sul luogo che ci stava ospitando, ci fecero entrare nel nostro appartamento, e fu amore  a prima vista.


Io davanti al casale che ci ospitava.

Arrivammo un pomeriggio sull'imbrunire, ricordo un forte odore acre dovuto ai fertilizzanti naturali provenienti dalle amiche mucche, che a fine settimana non trovammo più così romantico, e il sole tramontava dietro quelle colline verdi e tondeggianti, piene di alberi, intervallate sporadicamente da una casetta o un podere. Un incanto. 

La settimana fu ricca di visite. Andammo a Siena, e ne fummo rapiti letteralmente, forse per la conformazione della città a fortezza, con le mura perimetrali, i viottoli, la piazza del palio, il campanile, le persone.Poi fu la volta di San Gimignano, le torri. Andammo a Collodi, Pinocchio non poteva mancare nel nostro viaggio. Foto buffe e strampalate, nel parco a lui dedicato



chilometri e chilometri in auto tra cantate e foto nei campi di girasole, 

una pausa nella chiesa di San Galgano ad ammirare la spada nella roccia,

 scatti su scatti con l'allora macchinetta fotografica sgangherata, desiderare che tutte quelle meraviglie rimanessero nei nostri cuori per sempre, foto rubate con oche e papere, tra il verde adiacente il casale, passeggiate nei boschi, ma soprattutto assaggio dei dolcetti tipici del luogo: cantucci, brutti ma buoni e i ricciarelli, forni tipici che mi ammaliavano senza saper che un domani avrei messo io le mani in pasta.Quanta beltà, quanti souvenir, riportati da Pisa, foto bizzarre che suvvia reggo la torre così non cade, e poi quella scappata a Firenze, ohibò eravamo lì che facevamo non andavamo???

Io e il piccione nella piazza del Duomo

In realtà visitammo tanti posti in quella settimana, ma ne rimasero fuori degli altri, tra cui Lucca, Arezzo e Livorno, il pensiero è di tornarci presto, perché è una regione che ci ha conquistati nell'anima.  In onore a queste città ancora da visitare mi sono cimentata per l'amica Consuelo e il suo contest, nel rifacimento di un dolce tipico di Lucca, il Buccellato. Sarà che è un pane dolce, con la presenza dell'anice che è un aroma particolare che mi garba parecchio e l'uvetta che nei dolci ci sta sempre bene, ma questa pagnotta mi ha proprio conquistata...come tutta la Toscana d'altronde.Passiamo alla ricetta che ho parlato parecchio.





Ingredienti Per Il Lievitino:
100 gr farina di farro integrale biologicamacinata a pietra100 ml acqua tiepida90 gr lievito madre rinfrescato (4 ore alla ricrescita)

Ingredienti Per L'Impasto:
Il lievitino di cui sopra200 gr farina di farro biologica40 ml sciroppo d'agave biologico20 ml olio evo1 uovo a temperatura ambiente155 gr uvetta ammorbidita30 gr semi di aniceIngredienti Per La Superficie:
1 tuorloq.b. granella di zuccheroq.b. zucchero di canna grezzoProcedimento:
Preparare il lievitino mescolando nell'acqua il lievito madre rinfrescato dopo 4 ore e la farina.Lasciarlo riposare nel recipiente, coperto da un canovaccio, nel forno spento per 2 ore.Nel frattempo mettete in ammollo l'uvetta in acqua calda con un cucchiaino di semi di anice, per conferire più aroma.Dopo un'ora strizzarla bene e mettere da parte.Trascorso questo tempo, nel contenitore del lievitino aggiungere la farina di farro, lo sciroppo, l'uovo, l'olio, l'uvetta stipata e i semi di anice.Impastare con cura affinché tutti gli ingredienti siano ben amalgamati nell'impasto.


Lasciarlo lievitare per 10 ore in un luogo tiepido.Trascorso questo tempo, riprendere l'impasto, lavorarlo ancora qualche minuto.Conferire la classica forma a pagnotta, intagliare in verticale con una lama affilata.Spennellare la superficie con il tuorlo, cospargere di granella e zucchero di canna.

Infornare nel forno caldo a 170° per 1 ora e 10 minuti circa.Spegnere il forno e lasciar raffreddare un paio di ore, prima di affettare, io l'intera notte.Ho preferito sostituire lo sciroppo d'agave al classico zucchero e il burro con l'olio extra vergine di oliva, per un risultato più leggero.Inoltre al posto della classica farina bianca ho prediletto quella di farro integrale e biologica.Risulta un dolce poco dolce, come tradizione vuole, nell'antichità non c'erano tutti i dolci odierni, perciò i palati erano abituati diversamente, a sapori più tenui, grazie anche alla presenza dell'anice, caratteristica di questi dolci toscani.Con Quest Ricetta Partecipo Al Contest La mia Toscana De I biscotti della zia in collaborazione con VersiliaFormat

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