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Bufera all’Ars. Sette deputati agrigentini nell’inchiesta sulle “spese pazze”

Creato il 17 gennaio 2014 da Comunalimenfi
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Ci sono anche 7 deputati agrigentini tra gli 83 parlamentari regionali citati negli avvisi a comparire notificati a 13 capigruppo della vecchia legislatura dell’Assemblea regionale siciliana. Tutta la delegazione ad eccezione del Pdl Nino Bosco: Salvatore Cascio, Michele Cimino, Giacomo Di Benedetto, Roberto Di Mauro, Luigi Gentile, Vincenzo Marinello e Giovanni Panepinto, tutti inseriti nel grande calderone dell’inchiesta che ha scosso l’Ars.

I loro nomi sono citati in quanto coinvolti in specifici episodi per rimborsi ottenuti dai gruppi parlamentari per una serie di spese che per la Procura non potevano essere fatte gravare su quei capitoli.

Salvatore Cascio. Attualmente nel gruppo Articolo 4, ma al tempo delle vicende contestate nel gruppo Udc, è citato, così come ad altri deputati, per aver ricevuto 19.100 euro dal fondo del «contributo unificato» senza, dice la Procura, aver prodotto ricevuta, più 550 euro come non meglio precisata indennità. «Ho appreso dai giornali che il mio nome è venuto fuori in questa inchiesta – ci ha spiegato -, e non so esattamente a cosa si riferiscano le accuse, ma quello che è certo è che non ho mai messo in tasca un solo euro del mio gruppo. Attendiamo che si faccia pianamente chiarezza su tutto, ma è certo che certe spese attualmente contestate ad alcuni colleghi, se fossero verificate, sarebbero di certo da condannare».

Michele Cimino. Deputato di Voce Siciliana, gli sono contestati specifici finanziamenti ottenuti dal gruppo Sicilia. Si tratta soprattutto di soldi utilizzati per il pagamento di collaboratori. Nello specifico nell’avviso a comparire inviato a Rudy Maira, allora capogruppo, si fa riferimento a 1.800 euro spesi per il pagamento di un suo collaboratore, S. A., 2.200 euro per un altro collaboratore, L. E e altri 11.400 euro (di cui 9.200 euro di rimborsi e 2.200 euro di compenso) per V. G., collaboratore sia di Cimino che di Bufardeci. A questi si aggiungono 11.900 euro per un ultimo collaboratore, R. A. R, e una serie di fondi che sono stati secondo i finanzieri «indebitamente utilizzati», ovvero 2.465 euro per «non meglio precisati» impegni, 1.860 per il rimborso dell’attività politica e 5.441 euro per il rimborso spese della campagna elettorale. Non ci è stato possibile, nonostante diversi tentativi, contattare l’onorevole Cimino.

Giacomo Di Benedetto. L’ex deputato, adesso sindaco di Raffadali, è citato solo per due singoli episodi. In uno per avere ricevuto dal capogruppo Cracolici un anticipo sul contributo del proprio portaborse e nel secondo per aver ricevuto un rimborso di 27.425 euro provenienti dal «fondo unificato» per iniziative politiche che il capogruppo avrebbe, per la Procura, versato indebitamente. «Anche io, come molti altri, ho appreso di questa vicenda dai giornali – spiega -. Mi era stato già chiesto di fornire le pezze giustificative e l’ho fatto e sono pronto a rifarlo. Non vi è stato alcun uso improprio di quei fondi, sono pronto a chiarire tutto fornendo la contabilità di quel denaro».

Giovanni Roberto Di Mauro. Al capogruppo del Mpa Leanza si contesta di aver erogato a Di Mauro 1.500 euro per il rimborso di «spese non documentate» attinenti l’acquisto di carburante per l’auto del gruppo, mentre al capogruppo del gruppo misto Francesco Musotto di aver disposto, «in concorso con Di Mauro di somme di denaro, a favore del predetto onorevole» provenienti sempre dal «contributo unificato» per 17.600 euro. «Saranno ascoltati nei prossimi giorni i capigruppo – dice – e credo che la magistratura sia cauta in tal senso, perché bisogna chiarire soprattutto le dinamiche. Ho le pezze di appoggio per le somme che mi vengono contestate, e sarà mia cura spiegare tutto in dettaglio nel caso in cui sarò interrogato perché si appuri la verità. La domanda – continua – da porsi è però anche pratica: come distinguere se una somma è impegnata per un ruolo politico o per un ruolo parlamentare? ».

Luigi Gentile. In quanto ex deputato Fli, avrebbe ricevuto dal capogruppo Marocco 1.526 euro provenienti dal contributo unificato per il pagamento di un collaboratore, G. G. e, secondo la Procura, avrebbe «distratto somme per fini non meglio definiti» per mille euro. «Il mio nome non compare sui giornali né nelle carte dell’inchiesta – ha detto – né mi è stato contestato nulla, quindi non ho nulla da dire».

Vincenzo Marinello. L’ex deputato Pd rientra nel nugolo di componenti dell’Ars che avrebbero ricevuto fondi attinti (per la Procura illecitamente) dal «contributo unificato» del Gruppo, che dovrebbe coprire le iniziative politiche, per la somma di 3.900 euro. «Sono molto sereno – ha detto Marinello -, anche perché portai di mia spontanea volontà le ricevute alla Guardia di Finanza quando fu comunicato informalmente al gruppo che era necessario fornirle. Mi sarei aspettato di essere convocato, e invece ho visto il mio nome sui giornali. Ho piena fiducia nella magistratura, perché si faccia chiarezza anche sulle eventuali responsabilità».

Giovanni Panepinto. Il parlamentare Pd, come il suo collega Marinello, è inserito nelle carte dell’inchiesta per aver ricevuto fondi attinti dal «contributo unificato» per 2.600 euro. Ho provveduto io stesso – spiega – a pubblicare sul sito fiancoafianco. it l’avviso a comparire indirizzato a Cracolici, per una questione di trasparenza. Attendiamo un po’ tutti di capire quali sono esattamente le circostanze per cui si avanzano le accuse, ma il nostro è un gruppo che lo scorso anno ha avuto un avanzo di oltre 100mila euro rispetto ai fondi attribuiti e che è dotato già di un regolamento interno per la spesa».

 

Gioacchino Schicchi – La Sicilia, 16/01/2014


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