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BuioDoc (N°9): recensione "Pussy Riot, una preghiera Punk"

Creato il 14 ottobre 2014 da Giuseppe Armellini
22 Aprile 2012
Delle ragazze con i volti coperti da coloratissimi passamontagna e vestite di sgargianti abitini e calzamaglia arrivano fino all'Altare della Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, una specie del corrispettivo di San Pietro a Roma.
Cominciano a cantare un pezzo punk con le loro chitarre.
Contro lo Stato, contro la Chiesa Ortodossa, contro l'unione indissolubile ma sulla carte non esistente tra questi due "poteri".
Non fanno in tempo nemmeno a cantare 20 secondi del loro pezzo che vengono, ovviamente, fermate.
Tre di loro saranno arrestate.
E per e anni non riavranno la loro libertà.
Sarebbe banale e sbagliato considerare il fenomeno delle Pussy Riot, letteralmente fich... gattine in rivolta, come qualcosa di poco conto o solo folkloristico.
In realtà in Russia, e non solo in Russia ma praticamente fenomeno worldwide (Italia a parte) la loro vicenda è stata al centro di interrogazioni parlamentari, vere e proprie prese di posizione ufficiale della Chiesa Ortodossa russa, interviste a Putin (bersaglio principale delle Pussy), rivolte popolari, imitazioni qua e là nel mondo, celebrità come Yoko Ono e Madonna (già, l'ironia delle cose, Madonna) che le hanno sostenute, di tutto.
Ma chi sono ste Pussy Riot?
Sono un gruppo di ragazze russe, perlopiù molto giovani, che hanno formato un collettivo punk (nel tipo di musica, nell'abbigliamento, nelle tematiche, nelle battaglie) che vuole sfidare i regimi della Madre Russia, ossia il governo di Putin e la Chiesa Ortodossa. Ma non distintamente, insieme, visto che proprio il binomio Stato-Chiesa ("Madre Santissima, liberaci da Putin" canteranno provocatoriamente nella cattedrale) viene visto dalle Pussy come vero e proprio cancro della nazione, un binomio che ha portato a un nazionalismo esasperato, a un'eccessiva autorità, a un ruolo della donna sempre più marginale e castrato da un fortissimo sessismo.
Sì, sono femministe, e lo ribadiscono più volte
Tutti i loro colori, il loro aspetto voleva portare, secondo loro, a una gioiosa rivolta, a una ventata di calore e calore che potesse far intravedere un arcobaleno nella pioggia russa.
"Siamo giullari" dirà a un certo punto Nadia, con tutto il colore, la satira e il potere eversivo a cui la parola giullare può rimandare.
A comandarle c'è una ragazza tanto bella da far spavento, Nadia, a soli 22 anni una "terrorista" ormai conclamata, autrice di varie performance contro le autorità e l'ingessamento della società. E' così bella che gli uomini di Chiesa la temono non solo per quello che fa ma pure per l'aspetto ("guardate, è il Diavolo, guardate che labbra (meravigliose aggiungo io), sono le labbra del Demonio" dirà uno).
Ha creato questo gruppo (ovviamente anonimo e coperto dai passamontagna) per svegliare le coscienze russe dal torpore che una chiesa millenaria e un governo che per quanto cambi poi alla fine non cambia mai hanno portato in Russia.
Dopo l'arresto succederà di tutto.
Interviste a Putin, raduni organizzati dalla Chiesa Ortodossa a cui partecipano quasi 100.000 persone per "pregare" e condannare le Pussy Riot, telegiornali, trasmissioni televisive faziosissime contro le ragazze e poi un processo farsa visto dagli occhi di tutto il mondo, processo che porterà a una condanna di 2 anni di lavori forzati.
Soltanto dopo si conosceranno gli abusi e le condizioni terribili nelle quali vivevano la loro reclusione le ragazze.
Il doc ripercorre principalmente tutto il post arresto, con brevi ma esaurienti flash back sulle precedenti imprese delle Pussy Riot e sul passato delle 3 ragazze arrestate.
E' tutto molto giornalistico, oggettivo, senza prese di posizione, anche se alla fine è ovvio capire da che parte sta il documentario.
E come non essere da quella parte, dalla parte di un gruppo di ragazze che magari in maniera sì troppo invadente, plateale e non rispettosa, ma ha solo cercato di denunciare e combattere i mali e le ipocrisie della loro nazione.
Ed è bello vedere che anche da arrestate le ragazze non fanno passi indietro ma che, anzi, continuino la loro battaglia e rincarino la dose sapendo benissimo che facendo questo la condanna e i lavori forzati sarebbero inevitabili.
Si ha l'impressione di trovarsi davanti "ragazzine" che in mezzo ad ingenuità ed eccessi portino però avanti battaglie intraprese con cognizione di causa, quasi necessarie oserei dire.
E mi è piaciuto moltissimo il loro avvocato che invece che "difenderle difendendosi" lo ha fatto attaccando, ribadendo e portando avanti il loro credo.
Certo chi dal doc ne esce di più con le ossa rotte è una Chiesa bigotta come poche, castrante, chiusa, incapace di dialogare, anche vendicativa.
Magari qualcuno troverà da ridire sulle Pussy Riot.
Ma qui sotto l'immagine di un gruppo punk di ragazze incappucciate, sotto performance da you tube giovanilistico, sotto un eccessivo femminismo, c'è la storia di 3 giovani alle quali è stata tolta la libertà di pensiero e di coscienza.
E anche quella reale.

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