Bujumbura

Creato il 27 agosto 2010 da Dragor

     Se volete vedere Bujumbura, immaginate una T.L’asta orizzontale è la lunga Avenue dell’Uprona, intitolata al partito inamovibilmente al potere da oltre mezzo secolo. Se passeggiate nell’avenue e siete così fortunati da non cadere in una buca o essere incornati da una vacca in transumanza, potete vedere la presidenza, gliedifici di rappresentanza, scuole e varie ambasciate alternati a graziose ville d’epoca coloniale immerse in un tripudio di fiori e piante. Sulla destra dell’asta ci sono 500 metri di terreno incolto, solcato da strade sterrate con buche ancora più profonde di quelle dall’avenue, poi il quartiere di Cibitoke. Infatti il vecchio piano regolatoredella città esige che fra i quartieri dei bianchi e quelli degli indigeni ci siano almeno 500 metri di nobody's land. Ai piedi dell’asta ci sono i quartieri residenziali di Rohero I e Rohero II con belle ville circondate da giardini tropicali,poi i soliti 500 metri diterreno incolto e finalmente, un po’ sulla sinistra, potete vedere Bwiza, il più grande dei quartieri indigeni, con una piantaa scacchiera che lo fa somigliare a Manhattan e le vie che hanno gli stessi nomi: Prima Avenue, Seconda Avenue, Terza Avenue.Certo, al posto dei grattacieli vedrete casupole di argilla con il tetto di lamiera o di paglia,però non mancano dignitose villette e perfino qualche palazzina.Alberghi, bar, boites de nuit, Bwiza è una città nella città, cosmopolita e animata come New York. Trovate Zaïrois dalle grosse facce rotonde, Senegalesi sempre occupati a trafficare, Ugandesi, Camerunesi, Ivoriani, perfino Somali dallo sguardo sfuggente e il coltello pronto. La sera, all’ora del paseo, quando si accendono i fuochi per le brochettes e il fumo si spande nell’aria, le avenues si popolano di donne grondanti d’oro come alberi di Natale e una quantità di Mercedes. Ay Bwiza, avrebbe detto Garcia Lorca, gran rey prisonjero en un traje de conserje, gran re prigioniero in una livrea di maggiordomo.

Sempre ai piedi dell’asta ma un po’ sulla destra trovate Nyakkabiga, un sobborgo che si potrebbe definire il quartiere latino. Infatti, a causa della sua vicinanza all’università, è pieno di studenti ai quali gli abitanti sono ben felici di affittare indegne stamberghe per astronomiche cifre che possono arrivare fino a 2000 FB al mese, circa 10 euro.

  

Ora risaliamo lungo l’asta della T,ovvero l’Avenue de l’Uprona, fino al punto in cui si congiunge con la barra orizzontale. Questo incrocio è il centro nevralgico della città europea. Potete vedere splendidi esempidi Art Déco coloniale nell’edificio chiamato Burundi Palace e soprattutto nell’Hôtel Paguidas. Anzi, potevate, perché un assassino ha avuto la criminale idea di radere al suolo l’Hôtel Paguidas, forse il più bell’esempio di architettura coloniale della città, risalente al 1922, per costruire al suo posto una schifezza che risponde al nome di Novotel, dove la comunità bianca si riunisce per la Happy Hour, la Serata Alsaziana con Choucroute per Tutti,l’American Breakfast e altri nostalgici riti del paese lontano. Dietro questo baraccone c’è un terreno incolto che arriva fino al lago Tanganyka. Vi consiglio di non passeggiarci di notte, rischiereste di sbattere contro un ippopotamo.

  

   Il braccio destrodella T si chiama Route de Cibitoke. Se lo prendete e andate sempre diritto, con 10 minuti di macchina arrivate in Zaïre!  Notate con che gusto chiamo il Congo con il suo nome mobutista. Ma prima di arrivare ai verdi prati di Katumba, celebrati nella famosa rumba congolese “Mimi nataka tomba, ueue cuña Katumba” (ho voglia di fare l’amore, vieni a Katumba), dove solerti venditori vi rimpinzeranno di brochettes quando vi sarete stancati di festeggiare la vostra copine dietro un cespuglio (attenzione al SIDA), trovate la madre di tutte le cités, ossia Buyenzi. Il sobborgo è più piccolo di Bwiza e anche più povero, ma ancora più pittoresco con le sue case di argilla e frasche che ricordano quelle della campagna. Si dice che ogni immigrato cominci da Buyenzi, masembra che molti si affezionino al quartiere e non lo lascino nemmeno dopo avere fatto fortuna. Infatti non è raro vedere una Mercedes ferma davanti a una stamberga di frasche e argilla. Se continuate lungo la Route de Cibitoke, dopo circa 4 chilometri arrivate alla cité di Ngagara, dove mia moglie abitava da rifugiata con la sua famiglia nel quartiere di OCAFE. Questo quartiere è stato costruito negli anni 20 per gli impiegati dell’amministrazione belga, e infatticerte case rivelano tracce di stile fiammingo con i tipici frontoni a gradini.

  

   A sinistra dell’asta della T, l’avenue de l’Uprona,trovate il vero centro della città africana: il mercato. E’ un’altra città nella città, con migliaia di contadini che ogni giorno vengono dalla campagna o scendono dalle montagne percorrendo fino a 30 chilometri per vendervi le loro primizie in una confusione allegra e colorata, artigiani, sarti che in 30 minuti vi confezionano una camicia se gli date il pagne, cambisti che vi cambiano i soldi a 2 volte il cambio delle banche e ovviamente ladri. Qui trovate tutti i gradini della scala sociale, dai pasciuti borghesi ai mendicanti lebbrosi. C’è anche la stazione degli autobus, una specie di autoscontro dove una quantità di sgangherati veicoli si offre di portarvi ovunque in cambio di qualche spicciolo. Non si sa quando si parte, non si sa quando si arriva e nemmeno se si arriva, ma il servizio c’è.

  

    In ogni caso non è questo il centro commerciale della città. Il vero centro commerciale di Bujumbura è il Quartiere Asiatico, che si trova sopra il braccio sinistro della T, oltre il palazzo reale abbandonato dopo l’avvento della repubblica. Il nucleo è costituito dall’antico fondo costruito dai mercanti arabi lungo la Rotta degli Schiavi che univa Dar-es-Salaam, su Pacifico a St. Louis-du-Sénégal, sull’Atlantico, dove gli schiavi venivano imbarcati per le Americhe. Ma prima di arrivare là, in fondo alla discesa che comincia con la gigantesca moschea fatta costruire da Gheddafi (ci sono anche un teatro e una medressa, ossia un’università islamica), trovate il cinema Caméo che merita un post a parte. Lo trovate qui.Il Quartiere Asiatico è abitato in maggioranza da indiani, e infatti dappertutto vedete sari e turbanti nell’aria profumata di curry. Qui si fanno business a tutto spiano e i piccoli uffici che si annidano nelle dimore diroccate sono imbottiti di telefoni,computer e antenne satellitari perconnettersi con il mondo intero.

  

   Se proseguite lungo il braccio sinistro della T, ovvero la Route de Rumonge, trovate il quartiere di Kabondo, un bel quartiere borghese con splendide ville immerse in favolosi giardini e la Scuola Belga. Più oltre, oltrepassato una specie di lager dove abitano i cinesi, il lago Tanganyka si offre a voi in tutto il suo splendore. Candide spiagge, villaggi di pescatori, palme, banani, coccodrilli, ippopotami.Se vi fermate a fare un picnic, ci sono buone probabilità che le scimmie vi rubino tutto. Se andate sempre diritti arrivate a Château Maus, dove negli anni 30 un belga si è costruito un castello, poi a Rumonge e finalmente a Nyanza Lac, alla frontiera della Tanzania! Ma senza andare così lontano, fermatevi al Cercle Nautique e ordinate un piatto di s’angala, deliziosi pesciolini fritti da accompagnarsi con mayonnaise e birra.

 

    Con un piccolo porto, una terrazza sul lago eun campo per la pétanque, il Cercle Nautique è il ritrovo delle interminabili domeniche locali, ancora più interminabili degli altri giorni. “E’ un po’ che non si vedono ippopotami”, commentate, sorseggiando la birra mentre scrutate il lago. “No, guarda, là ce ne sono 3.” Al calar della sera la famigliola sbarcherà per pascolare tutta la notte sulla terraferma.Qualunque cosa succeda, gli ippopotami sbarcano sempre a Bujumbura.

 

Dragor

 


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