La Bulgaria è un polmone verde. Basta affittare una macchina a Sofia ed incamminarsi verso la costa per rendersene conto. Vaste praterie si alternano a campi coltivati per poi cedere il passo a boschi e foreste fitte fitte di conifere. Fiumi e laghi spennellano di blu il paesaggio di tanto in tanto. E’ facile incontrare cavalli al pascolo, caprette, poche mucche, magre. Da queste parti le mucche vengono allevate principalmente per il latte. Come il nome di uno dei vini che preferiamo bere qui – No Man’s Land – ci ricorda, qui la terra è di tutti e di nessuno. Pochi sono i proprietari, e spesso non sono bulgari ma ricchi stranieri, per lo più russi. La cultura comunista, rinnegata decenni fa, permea ancora la mentalità di questa brava gente, poco abituata ad avere e a mantenere per sè qualcosa (mentre la cosa pubblica funziona molto bene, ma di questo parlerò in separata sede). Anche per questo, e forse proprio grazie a questo, fuori dai centri abitati più sviluppati, come Burgas, che pur non essendone la capitale, è quasi considerata al pari di Sofia per importanza, tra le città bulgare, dicevo, fuori dagli agglomerati urbani principali, si possono percorrere mezzore e mezzore di strada e sterrati senza incontrare una costruzione, un benzinaio, un ristoro, una capanna… nulla. Solo incantevole e rigogliosa e profumata natura. Logicamente, allontanandosi dalla città, è più facile trovare anche una bella costa.
Una domenica di quest’estate ci siamo spinti con la macchina verso sud, al confine con la Turchia. Superata la foresta, 3 strade, una dopo l’altra, incrociano la via principale: questa è Sinemorets. Non sarà il mar ionio, non sarà uno qualunque dei nostri amati litorali dell’Italia meridionale… Ma io mi sono innamorata di questo posto. Ci siamo tornati altre volte e lo faremo ancora finché il clima ce lo permetterà. Anche solo per godere di questo panorama, senza scendere necessariamente giù a riva, dove il fiume Veleka incontra il mare. Vi lascio alle foto. Ditemi, cosa ve ne pare?